sabato 9 maggio 2020

FEBBRAIO 2019


               IL GRAFFIO DEL VIAGGIATORE

           Per scrittori anarchici …completamente liberi


Anno 4 – Numero 49 – Febbraio 2019


Buon compleanno Graffio!

Questo è il quarto anno e finalmente uno squisito regalo e saluto da parte del 

Presidente Alessandro regalandoci un po' di musica da ascoltare e vedere 

mentre, come la tradizione vuole, riproporrò gli highlights dell'anno passato 

insieme.

Grazie di cuore a tutti.

Voleremo sempre più in alto, graffiando il cielo di parole viaggianti.

  
https://www.youtube.com/watch?time_continue=32&v=WAjRmHODjyQ

Chan Chan - Playing For Change - Song Around The World

Sarebbe così bello essere tutti uniti sulla stessa nota...i diritti uguali per tutti.

https://www.youtube.com/watch?v=klma_WjS-rg

The Jacobites - Where The Rivers End



E ora un piccolo assaggio dell'anno che verrà:

https://drive.google.com/file/d/1MknxJnxKHhXQJD34yVFvrb9ZM7T0No8U/view

Un cortometraggio sul Marocco di Carlo Amato



HIGHLIGHTS 


IRANIANI

di Roberto B.


Un viaggio in Iran è fatto di persone, tutti me lo avevano detto, ma fino a che non lo provi sulla tua propria pelle, non puoi descriverla.
Conosciamo Reza e Afsaneh diretti a Rafsanjani. Scambiamo poche parole, ma passiamo dei bellissimi momenti con loro fino a ritrovarsi sul vagone ristorante con la cena già pagata da loro precedentemente. Ci invitano a scendere con loro a Rafsanjani dove vorrebbero ospitarci per i prossimi giorni; rifiutiamo a malincuore, ma gli promettiamo di ripassare dalle loro parti una prossima volta. Così ci accoglie la gente iraniana, dopo meno di 24 ore dal nostro arrivo.



FILIPPINI

di Susy

Mi ha sorpreso l'accoglienza del popolo filippino, sopratutto nei luoghi meno battuti dal turismo di massa. Poi la bellezza del mare, secondo i miei criteri ,ovviamente, ad oggi, forse il più bello di quelli visti fino ad ora.

Poi ci sono tutte le piccole sensazioni provate durante il viaggio che per me sono importantissime ma nello stesso tempo difficilissime da spiegare con le parole perché legate all'incontro con le persone ed al sentirsi perfettamente in sintonia tanto da non farmi sentire straniera a casa loro.



SIERRA LEONE

Un inferno chiamato Serra Leone, ma anche le fiamme hanno una luce.

Di Iapo

...Il "mio" inferno si chiama Sierra Leone.
E non ha bisogno nè di fiamme, nè di fumo e nè di tenebre, perché di dolore, sofferenza, angoscia e morte, ne dispensa in gran quantità già così com'è, allo stato naturale...
Dominano le industrie estrattive, principalmente ferro, bauxite e soprattutto diamanti, la cui estrazione e distribuzione è stata in larga parte data in concessione ai cinesi dal governo della Sierra Leone...
In rappresentanza dell'associazione "Big Fish", ed invitati da Cecilia Strada nel Settembre del 2016, io e Bruce ci siamo recati in Sierra Leone con l'intento di raccogliere materiale video al fine di dare vita ad una sorta di cortometraggio-documentario-testimonianza sulla struttura ospedaliera di Emergency verso la quale, IN TUO NOME, abbiamo devoluto la quasi totalità degli incassi dell'evento che dal 2009 organizziamo nel ricordo della meravigliosa persona che sempre sarai, il "Big Fish Day".
In Sierra Leone, presso la città di Goderich, Emergency è presente dal 2001 con un ospedale che ha curato circa 720.000 persone in meno di 20 anni...

Dall'alto della nostra quota di volo, assistiamo ad un altro spettacolo mozzafiato: il rosso della sabbia del Sahara ci lascia così come ci aveva dato il benvenuto: con una rasoiata di precisione chirurgica che taglia l'Africa settentrionale con una linea retta che si allunga a perdita d'occhio; fa il suo ingresso il verde fitto ed intenso delle foreste dell'Africa subsahariana.
La Sierra Leone dall'alto è così bella che toglie il respiro: un'esplosione di verde fittissimo squarciato da un numero incalcolabile di fiumi dalla portata d'acqua impressionante…
Scopriamo che l'aeroporto internazionale non è situato nella capitale, Freetown, bensì a Lungi.
Questo perché Freetown ed il resto del paese sono praticamente irraggiungibili via terra, a causa dell'intricatissimo e super ramificato sviluppo degli imponenti sistemi fluviali.
Sotto una pioggia torrenziale, inizia quindi un vero e proprio viaggio della speranza che ci porta dall'aeroporto ad un bus, dal bus ad un porticciolo, da lì saliamo sopra un battello, dal battello raggiungiamo un attracco presso Freetown, la capitale della Sierra Leone…
Otto giorni caratterizzati da un bombardamento di immagini che la mia mente non potrà mai dimenticare.
Abbiamo visto il dolore, l'afflizione, lo strazio, in quantità impossibili da sopportare.
Abbiamo visto la sofferenza, l'angoscia, il tormento, ai livelli più alti che si possa immaginare.
Abbiamo visto delle persone salvate.
Abbiamo visto delle persone morire.
Abbiamo visto un popolo senza alcuna prospettiva, un popolo senza possibilità, senza un briciolo di aspettative.
Un popolo senza opportunità, senza futuro, senza salvezza.
Abbiamo visto persone non avere nulla, niente di niente, se non una cosa, che hanno in grande abbondanza: le malattie.
Tante.
Quasi tutte…
Ripenso alle centinaia di cittadini della Sierra Leone che ho incontrato in una settimana lungo i corridoi di quella struttura.
Ripenso ai loro occhi, ai loro volti, alle espressioni, agli sguardi che ho incrociato.
Ripenso ai bambini, ai loro sorrisi, alle loro grida, alle lacrime delle loro mamme davanti ad una realtà che pare più orribile del peggiore incubo.
Ripenso al lavoro quotidiano di un gruppo di eroi, miei coetanei e più giovani di me, che hanno stabilito come priorità assoluta quella di salvare delle vite umane.
Le vite di persone dimenticate dal proprio governo, e da qualunque altro governo del mondo.
Dimenticate da tutti...
Nelle pause, a volte lunghe, tra una ripresa e l'altra, ero solito sedermi lungo un muretto non distante dal reparto di pediatria; quei bambini erano belli come la vita stessa.
Pensavo a quanto è diverso il mondo in cui viviamo, anche solamente a poche ore di aereo da un punto all'altro.
Me ne stavo lì ricurvo col telefono in mano a fissare quei bambini stupendi, e pensavo a quanto sono profondamente differenti le nostre vite nel benestante occidente da quelle di altri esseri umani uguali a noi, nati purtroppo per loro ad altre latitudini del pianeta Terra.
Latitudini meno "fortunate"…
Mentre mi guardavo intorno, però, vedevo persone che non avevano nulla, se non un impressionante numero di malattie.
Assolutamente nulla.
Che strana società, amico Pesce, quella che permette durante i secoli la nascita e lo sviluppo di squilibri di dimensioni così gigantesche.
Che strana società, amico Pesce, quella che concede a qualcuno di avere tutto, anzi troppo, moltiplicato un milione di volte, e condanna altri a non avere niente, ma davvero niente, nemmeno qualcosa da mettere in bocca per non morire di fame.
Una società nella quale se parli di compassione, pietà, sostegno a chi ha di meno, vieni etichettato come "buonista".
Una società nella quale se parli di solidarietà, fratellanza, integrazione, vieni chiamato "moralista".
Una società nella quale se parli di diritti civili, disuguaglianza sociale, pari opportunità, vieni definito "comunista".
Ci siamo arresi.
Forse l'abbiamo fatto senza l'intenzione di farlo, involontariamente.
Ma l'abbiamo fatto.
Abbiamo deciso, inconsciamente o volutamente, di abbassare lo sguardo.
L'abbiamo abbassato al punto tale che il campo visivo ci permette di osservare solamente la ridicola superficie del nostro insulso orticello.
Non riusciamo a scorgere nulla di ciò che accade oltre quella fragile staccionata.
O forse non vogliamo farlo.
Forse non ci interessa.
L'unica cosa che ci preme è che il NOSTRO pezzettino di terra sia perfettamente ordinato, filo d'erba per filo d'erba, senza che si senta il bisogno di prestare interesse ed attenzione a ciò che accade anche solamente a pochi metri di distanza dal nostro piccolo angolo fatto di certezze e punti fermi.
Abbiamo scelto di vivere sperando che QUEL destino non tocchi mai noi e le nostre famiglie, illudendoci che le opportunità alle quali abbiamo avuto la possibilità di accedere solamente per il fatto di essere nati dove siamo nati, e non altrove, restino per sempre un NOSTRO diritto immutabile, saldamente stretto nelle nostre mani.
In Africa ho visto l'inferno, Pesce.
Un inferno chiamato Sierra Leone.
E' un gigantesco pozzo oscuro, sul fondo del quale brilla una piccola luce.
E' una luce che in principio mi era parsa debole, tenue, quasi stanca, ma che col passare del tempo si è fatta più intensa, diventando giorno dopo giorno sempre più intensa, vigorosa, forte.
Una luce generata da Paolo, Gennaro, Simona, Fabio, Silvia, Carmine, Valeria e da tutti gli altri formidabili collaboratori di Emergency.
Un team di personaggi incredibili che hanno deciso di dedicare la propria vita al salvataggio e al miglioramento di quella di poveri disgraziati dimenticati da TUTTO e da TUTTI…

"I diritti degli uomini devono essere di tutti.
Proprio di tutti.
Altrimenti chiamateli privilegi"
- Gino Strada -




LIBANO

AL CONFINE CON LA SIRIA, GLI HEZBOLLAH SONO UN BENE O UN MALE?

Di Cristina F.

...Beirut, la capitale, sfarzosa e sfacciatamente benestante, con negozi di grandi marche, i suoi locali eleganti, i suoi mega centri commerciali, le donne tutte in tiro che fanno l’aperitivo con le amiche nei locali trendy, mentre nel tavolo accanto c’è la badante nera che si occupa di suo figlio ( perché lei “giustamente” si gode le amiche e il bimbo non deve essere seduto allo stesso tavolo). Oppure l’uomo che esce dal negozio con la “schiava nera” che minuta trasporta una scala seguendo il padrone, scene abbastanza esplicite che non ho gradito...

Le montagne che vediamo dopo la vallata è la Siria, non nascondo l’emozione che ho provato : un misto di agitazione e curiosità, l’adrenalina del rischio, ma anche il timore per tutte le storie che ho letto in questi anni. Ennesimo blocco stradale, i militari ci chiedono i passaporti e poi ci lasciano proseguire. A pochi km notiamo dei campi grandissimi, non sappiamo dire di cosa, proviamo ad indovinare, ma è impossibile perché il nostro amico ci informa che sono campi di hashish !!!! Distese immense di piantagioni a cielo aperto lungo la strada principale, a pochi passi dai militari che naturalmente sanno tutto, ma quelle zone sono “abbandonate a se stesse” e la gente si mantiene con la droga. Poi iniziano i campi profughi siriani e lì la stretta al cuore, un conto è vederli in tv, l’altra è dal vivo, povera gente che ha perso tutto e sopravvive in condizioni disumane, baracche di lamiera, tende sotto il sole rovente e poi ci si chiede perché questa gente non se ne torna a casa sua …
I siriani (per lo più venditori ambulanti) che abbiamo incontrato lungo il viaggio mi hanno colpito molto per la dignità e per la profondità del loro sguardo…
HEZBOLLAH. Ne avevo sentito parlare di sfuggita … il “partito di Dio”, organizzazione criminale a detta di molti, salvatori del Libano secondo altri… Arrivati a Tyr, cominciamo a vedere delle strane bandiere gialle accanto a quelle del Libano, vi è rappresentato un kalashnikov e scopriamo che sono quelle di HEZBOLLAH. Parlando con un signore di Byblos a favore di Hezbollah, ci dice che loro hanno fermato DAESH che altrimenti sarebbe entrato in Libano, che l’organizzazione ha protetto e aiutato la gente. Ci racconta come anni fa, le persone abbiano cominciato ad armarsi temendo che l’ISIS oltrepassasse il confine siriano, anche lui si era comprato una pistola. Un giorno passiamo di fronte un cimitero musulmano, entriamo a dare un’occhiata e in mezzo a tanto bianco spicca una sezione a parte dove sventolano bandiere gialle, tombe con strati di plexiglass con le gigantografie dei martiri di Hezbollah, tombe molto kitsch di ragazzi giovanissimi, sembra un santuario, mi ha molto colpito molto la devozione che si respirava in quel posto : tanti fiori, musica da altoparlanti, addirittura i cofanetti con oggetti cari dei defunti.
Il Libano terra di “fuoco”, mix di cristiani maroniti, sunniti, sciiti e drusi, non facile per il traffico estenuante e la spazzatura incontrollata, terra di sfarzi e campi profughi, ma anche qui ho intravisto quell’ “umanità” che ci caratterizza tutti e sono tornata a casa con una nuova lezione di vita.




CHAI COFFEE CHAI! CHAI COFFEE CHAI!

di Irene M.

...Una bambina secca come un chiodo e il visino sporco di nero fa le contorsioni in mezzo al traffico e mi guarda con immensi occhi tristi: è bellissima…
Old Delhi invece è un dedalo infernale di viuzze piene zeppe di gente che va in tutte le direzioni senza alcun ordine apparente, uomini, bambini, donne, vecchi, mucche, capre, il tutto è assordante, ti disorienta, ti fa venir voglia di urlare basta e ti tappi le orecchie, lo smog è asfissiante, la gente varia e colorata, tutti sono in movimento perenne ma non ti perdono d’occhio, ti fissano senza discrezione. I sensi sono anestetizzati: la vista dal viavai incessante, l’olfatto dal fortissimo olezzo di merda, spezie e frittura, l’udito dal folle clacsonare e dal vociare di centinaia di esseri, la bocca impastata dall’umidità e dalla polvere…
Al ritorno a Delhi, ho provato una sensazione davvero inaspettata: stavolta, nonostante l’afa, Delhi mi sembra familiare ed accogliente, già “casa”…dopo cena vado da sola in albergo e quella strada affollata e rumorosa non mi fa più paura, anzi sorrido alla gente che mi guarda e mi saluta mentre io rispondo namastè col ghigno soddisfatto di chi si sorprende di se stesso!
...Questo è un viaggio di persone più che di luoghi. Sono le persone qui che mi attirano: sono troppe…
Vorrei tanto che tutto fosse più rallentato, più riflessivo…
Mi allontano pensierosa…non saprò mai cosa davvero pensa e prova una donna indiana in quelle condizioni. Ma non riesco a non invidiarla, per essere madre…
Taj Mahal... Sarà perché è un monumento all’amore, perché è imponente ma fa effetto. Per la prima volta sono emozionata…
Alla bus station si vedono scene di disperazione di alcune donne per la partenza di un’amica, per poco non si strappano i capelli, urlano, si battono il petto ma appena la tipa sale sul bus tutto si placa, di punto in bianco…
preparo la mia cuccetta (si fa per dire) e scrivo il diario mentre Zumbina sclera e dice che avrà bisogno di un anno di terapia per dimenticare tutta questa merda! Ci pieghiamo in due dalle risate, io ho le lacrime agli occhi e quando torna dal bagno e urla: “Ma come cazzo ci è salita la mucca qui sopra???
...mi metto seduta davanti al Gange. Non è la sacralità di questo fiume che mi colpisce…è la sua leggenda, la sua storia, il suo fluire così carico di vita e di morte. L’acqua ha sempre un forte potere su di me. Un fiume, il mare, il cambiamento continuo nel suo restare uguale a sé, sempre. Perciò stasera sto bene. C’è finalmente il fiume. L’acqua trova da sola la via al mare. L’aria cosparsa di fumi soffoca spiriti, fiacca anime e dona la vita…
villaggi di capanne con le donne dal viso tatuato della tribù dei Konda, bimbi sorridenti che ci inseguono e giocano con noi, agnellini, caprette e donne che trasportano acqua sulla testa con una postura così eretta che sembrano non facciano alcuno sforzo, vestite di verde come a mimetizzarsi con questa natura così benevola e avvolgente, silenziosa, paziente. Bellissimo. Respiro e mi riempio gli occhi e l’anima di tutta questa pace…
visitiamo una scuola, i bimbi sono seduti in terra e le loro sacche di tela servono da piano per poggiare i quaderni, hanno i grembiulini azzurri e i piedi scalzi. Vorrei farli vedere ai miei alunni che si lamentano quando nell’aula manca l’attaccapanni!
Là dove cielo e terra s’incontrano, nuvole danzano avvinghiate agli spiriti della foresta. Rocce di un nero mortale emergono dal mantello verde della dea terra mentre frammenti di montagne vengono cancellati da un creatore beffardo. Ed io gioco in questo scenario. Volteggio tra le cime, mi bagno della rugiada degli alberi. Sorrido al sole scherzoso ed accarezzo l’inconsistenza di fantasmi alati.
Una campagna lussureggiante, come ancella di proibiti misteri, finalmente toglie i veli che nascondono il suo tesoro. Respiro acqua e trasudo melodie ma improbabili guardiani controllano il fluire della vita. Legno umido, foglie traslucide, fiumi come di cioccolato e disegni di vite vissute in altri tempi compaiono da più punti lasciando intravedere scorci proibiti. Come poter non gioire di questa danza ultraterrena? Se degli insetti modellano la terra per innalzare colonne al cielo, se vene d’acqua corrono precipitosamente, se alberi differenti sopravvivono in simbiosi in un amplesso intricato di rami e linfe, se spicchi di cielo adornano il suolo umido, io non posso e non devo rimanere spettatore. Devo entrare come attore in tale rappresentazione: spero di essere degno dell’opera perché in essa risiede parte della mia gioia d’essere…
Ci sono delle donne che iniziano a spalare e caricare pietre in una specie di betoniera…che lavoro tosto, ed io che mi lamento per il caldo!
...Siamo andate alla casa di Madre Teresa ed è stato molto emozionante. Abbiamo lasciato una donazione, chiesto se potevamo essere di aiuto ma erano al completo e poi abbiamo seguito un bimbo che ci ha portati in un posto dove gli abbiamo comprato del latte in polvere, su sua esplicita ed insistente richiesta…
La cena era sulla terrazza di un grattacielo, si è mangiato bene ma quando sono andata al bagno era occupato da un topolone di città che non faceva complimenti. Pure al 30esimo piano??? Mah! Quest’India non finirà mai di stupirmi.




CAMBOGIA 2002

FIGLIA DI MAMMA'

di Marco L.T.

...una capanna enorme con almeno una cinquantina di persone intente a vedere una telenovela italiana, tradotta in cambogiano da un’unica voce che interpreta tutti i personaggi, sia maschili che femminili, in un minuscolo televisore, tutti insieme appassionatamente a non perdersi nemmeno un’immagine.
Dopo ci fermiamo a rinfrescarci in un chiosco e dalla giungla spuntano delle bambine, spinte dalle proprie madri dal vuoto assoluto…
Lui contentissimo si dirige in mezzo alla giungla infinita e torna con una montagna di erba. La taglia col machete senza problema e inizia a caricare cilum e pipe artigianali, probabilmente fatte con le proprie mani. Noi sorpresi abbiamo iniziato a fumare e a conoscerci. Per lui, l’erba è tutto: la fumava, la beveva nel tè e se la mangiava persino. Sì avete capito bene, la cucinava. Un vero e proprio erbivoro!



MONT S. MICHEL: LA "MERVEILLE"

NORMANDIA  FRANCIA

di Carlo Amato

La definizione di "piramide del mare", coniata da Victor Hugo, ben si addice all'inconfondibile profilo di Mont Saint Michel, isola circondata dai flutti nei periodi di alta marea mentre la bassa marea lascia scoperti vasti tratti sabbiosi intorno all'isolotto roccioso…

Arrivare a Mont Saint Michel di notte è davvero emozionante, l'abbazia si scorge da lontano illuminata sullo sfondo di un cielo nero che rende ancora più suggestiva l'immagine.



VOLOGDA, RUSSIA

di Adalberto Buzzin

ascolto con educazione ... poi mi stringe la mano, ringrazio e torno a sedermi, respiro un'aria che non è la mia, la sento dentro .... La mente vola lontano ... rivedo volti che ho amato e che sono volati via ... la caducità della vita, respiro questi momenti con dolce malinconia, la porta della chiesa si apre e una voce sottile mi dice che devo uscire…




RIFLESSIONE DI UN VIAGGIATORE LIBERO DURANTE 

UN CLIMA DITTATORIALE

di Rudy


Chissà se tutto questo ritornerà come PRIMA o se finalmente cambierà questo sistema che senza distinzione di aree di appartenenza ha CONTAGIATO le menti e i comportamenti della maggioranza delle persone che vivono, o spesso sopravvivono, su questo sofferente pianeta!




VIAGGIO IMMAGINARIO

IL VERBO

di Susy

Non vedo l’ora di tornare in Iran per poter finalmente comunicare con la mia famiglia “adottiva” iraniana. Sono tutti contenti che conosco il Farsi, ma mi accorgo che l’Iran è l’unico posto al mondo dove non c’è bisogno di saper la lingua, perché il suo popolo, i Persiani, parlano col cuore.



Tutti coloro che vogliono intervenire con un loro pensiero, argomento, articolo di viaggio e non, sono invitati calorosamente a farlo. Sarà pubblicato sul prossimo numero del Graffio del Viaggiatore.

Grazie mille


ilgraffiodelviaggiatore@gmail.com



una grande energia sorridere


                        mangiare il mondo correre all’orizzonte

                                                                           ruggire emozionarsi


Non perdiamoci di vista... l’appuntamento è per il Graffio di marzo


e ricordatevi sempre di chiudere gli occhi e di non smettere mai di sognare ...


                                          perché il viaggio più bello, si trova nei vostri sogni ...

venerdì 1 maggio 2020

GENNAIO 2019


             IL GRAFFIO DEL VIAGGIATORE


         Per scrittori anarchici …completamente liberi


Anno 3 – Numero 48 – Gennaio 2019



                                 GRAFFI DI GENNAIO

KANUN


Villaggi senza nome o sperduti sulle montagne albanesi, il Paese delle aquile, dove sembra il tempo si sia fermato.
Scopo del viaggio era saperne di più sul Kanun, una tradizione che si perde nella notte dei tempi. Quando una famiglia subisce un omicidio si deve vendicare - legge d'onore, legge di sangue - quindi inizia una battaglia vera e propria: la famiglia che ha ucciso si chiude in casa e non esce più, la vendetta viene fatta su tutti i familiari per le prime 24 ore poi solo (così dicono loro) "sulla famiglia dove l'omicida mangia", cioè dove vive con il suo nucleo familiare.
Anche i bambini devono stare chiusi in casa e una maestra si reca tre volte la settimana per insegnare, qualche volta giocano in giardino ma con molta attenzione, perché i telefonini (in Albania ce ne sono molti) possono aiutare e facilitare il tutto. Le donne non vengono toccate e neanche le bambine, ma anche loro sono chiuse in casa, perché potrebbero essere molestate.
Per una vendetta possono passare anche 50 anni, ma prima o poi la si fa.
Sotto il regime comunista il Kanun aveva subito un duro colpo, ci pensava la legge a provvedere, ma con il crollo del regime tutto è ricominciato e le famiglie che dovevano vendicarsi lo hanno fatto, perché devono essere loro a completare la vendetta, non lo stato o la legge.
Adesso la situazione è ancora viva; ci sono i conciliatori, chiesa, associazioni, stato, missionari e opere caritatevoli che cercano di pacificare le due famiglie, ma poche accettano la pace. Ho visitato una famiglia dove ci sono stati sei omicidi quindi sono coinvolte sei famiglie: come si fa? qui sarà impossibile.
In un'altra famiglia intervistata, questa doveva vendicarsi: la moglie perdonava ma il figlio no. Alla domanda "perché non scappate?" loro rispondevano che i figli maschi devono restare per la vendetta, sarebbe un disonore scappare...
Le case sono povere e onestamente pulite, l'ospitalità e il sorriso sono unici e sinceri, si resta commossi a sentire queste storie e mi domandavo perché i bambini devono scontare una colpa non fatta. Questo è il Kanun, la nostra legge.
Il maschio deve restare, per l'onore, per la famiglia e la vendetta.
L'assassinio incombe ogniqualvolta viene meno la pratica del rispetto, anche in occasioni banali e per cose futili; la vita assume un valore leggero lasciando posto comunemente al macabro utilizzo della violenza. Una volta vendicato l'onore offeso le famiglie si rinchiudono in casa, tutti i figli maschi vi rimangono con la paura della vendetta di sangue e la speranza che qualcuno riesca a fare da riappacificatore.
La terra verrà quindi lasciata incolta e gli uomini perderanno il lavoro, mentre le donne continueranno ad accudire il bestiame, i bambini finiranno per essere inconsapevolmente travolti dal peso delle tradizioni, tanto da non poter più uscire, schiavi delle loro mura domestiche come di una prigione.
Gli anni bruceranno la loro infanzia e poi l'adolescenza, così senza alcun diritto, privati di ciò che di più elementare si possiede, il diritto alla libertà.
Bambini che cresceranno con molteplici traumi psicologici ed enormi difficoltà nel relazionarsi, che avranno il sogno di poter conoscere il mondo, di andare a giocare con il vicino nel prato di fianco a casa, custodi del sogno di imparare a scrivere almeno il loro nome, maturando giorno dopo giorno l'idea di quanto siano utopici i loro pensieri.
Dura la vita, il tempo forse sarà dalla loro parte, le giovani generazioni potranno fare molto per il loro Paese che cambia, per una vita migliore, serena e tranquilla.
L'Albania lo merita, la sua gente anche.


Per arrivare in Albania ho fatto questa strada: Slovenia, Croazia, Serbia, Macedonia e Albania; il tempo sa di pioggia, il grigiore delle strade è l'unica compagnia colorata, qualche camion non rispetta i limiti e alza una nuvola d'acqua, il rumore del tergicristallo mi riporta a casa, la notte passa velocemente e alle prime luci dell'alba ecco il confine macedone, siamo soli, io e Luciano il cineoperatore.
Poche prassi, un sorriso rubato alla notte appena passata e incominci a percorrere le strade che una volta erano di Alessandro il grande, il macedone.
Siamo sul lago di Ocrid, l'Albania la vedi in lontananza, una stradina di campagna si inerpica sulle montagne, maledetta spalla, devo scalare le marce di continuo e ogni volta sento la fitta, quella fitta che mi farà compagnia ancora per qualche mese, poi passerà, passa tutto nella vita.
Luciano bestemmia, per tutti gli scossoni, alla guida li senti di meno, perché il volante è tra le tue mani, poche case, qualche bunker, in Albania ce ne sono 600.000; pazzia del dittatore; il tramonto ci sorprende e dico a Luciano di scendere, così posso fumarmi una sigaretta, non vuole che fumi in macchina ... i 225 km sembrano 2500 dato che la velocità è molto bassa, arriviamo in un villaggio senza nome, veramente, 8 case, la miseria è palpabile, ci viene incontro il capo-clan, una stretta di mano, un sorriso e la porta di casa si apre; mi siedo e spiego loro il motivo del viaggio; tutti sorridono; mi guardo in giro, poche cose, un paio di pentolacce, che forse speravano in un futuro migliore, qualche sedia sgangherata, i bambini ti guardano curiosi, m'imbarazzo un po', noto che osservano le mie macchine fotografiche e i miei vestiti; Luciano riprende le scene di vita quotidiana, le donne appena incrocio lo sguardo lo abbassano timide, la nonna sorveglia i miei movimenti, ma pare calma e tranquilla.
Guardo il cellulare vuoto, il messaggio tanto atteso non arriva ... arriverà ...
la cena è pronta, pane nero, qualche uovo, lardo e insalata varia, si parla dell'Italia, di calcio e di soldi, che da questo parti ne vedono pochi, anzi non li vedono proprio, il capo sbotta all'improvviso: avete paura dei morti?
No, con tante cose viste e vissute, non ci sono problemi, poi ridendo mi dice di seguirlo; arrivo davanti una piccola casa in cemento, all'interno ci sono le tombe di alcuni profeti, le date vanno dai primi '900 al 1927 ... fa freddo, un freddo cane, ma dobbiamo sistemarci qui, la casa è piccola e non c'è posto per noi, Luciano mi guarda divertito e dice: ultima volta che parto con te, tu le cose strane le vai a cercare ... sei una calamita ...
è vero, vado a cercare le cose e le storie particolari, altrimenti rimango a casa, davanti a un bel libro, se devo spostarmi, lo devo fare per avere delle emozioni forti, non per fare vacanza, devo vivere situazioni, off-limts.
Prendo il sacco a pelo, compagno di tante notti, lo sistemo in mezzo a 2 catafalchi di marmo, è la prima volta che divido una stanza con i morti, penso, sorrido e guardo Luciano che continua a bestemmiare e a sbattere la testa nei suoi pensieri.
Non trovo lo posizione, un po' per il freddo, un po' per la spalla ... un po' per la situazione anomala ... apro il cellulare, in questo posti non c'è elettricità, quindi devo fare attenzione alle batterie ... il messaggio non arriva, forse le montagne o la posizione strana, bloccano il tutto, speriamo di dormire per scacciare i pensieri del cuore.
Alle prime luci dell'alba, non vedevo l'ora, mi alzo; Luciano dorme come un califfo ... prendo il caffè portato dall'Italia, quello in confezione usa e getta, accendo una sigaretta ed esco a sentire l'alba ... freddino, forse 3 o 4 gradi, rientro a prendere la felpa, mi avvicino alla casa, che la sera prima ci aveva ospitato per la cena, dormono tutti in cucina, l'emozione e forte, corro a prendere la macchina fotografica, mi avvicino a passi felpati alla finestra e quando sto per fare l'ennesimo click, mi blocco, non scatto, rubo un momento non mio, lo conserverò nella memoria; il padre tiene la mano alla moglie e i bambini sono tutti vicini , forse per scaldarsi, quanta serenità in questo momento, vorrei il momento non passasse mai, sono in quei miei pensieri che non vorrei finissero mai, vorrei bloccare l'attimo, per respirarlo di più, mi guardo attorno, tutto tace, anche il cane dorme ... mentre una gallina corre chissà dove.
Faccio un giro per vedere le altre case, se così si possono chiamare, tutto buio, tutto tace, mi prende una dolce malinconia, penso al tempo che passa, a quella ruga che aumenta, ai km fatti e da fare e a un viso che non so dimenticare.
Vado a svegliare il califfo, che con estrema calma mi dice: " dormito da dio, certo mi dispiace non venire più con te, sei unico per certe cose, ma non ho più il fisico per certi strapazzi, preferisco l'isola dei famosi" ... ahahaha e sbotta a ridere in mezzo ai catafalchi ... ma poi so che una mia chiamata lo ringiovanisce, troppi ricordi, troppe avventura, non può arrendersi all'età.
Faccio il reportage chiesto, domande, aneddoti, particolari, cose tecniche che poi dovrò cucire e con un po' di fantasia la storia esce, sono diplomatico e discreto, assorbo gli occhi delle donne, per leggere qualche emozione, mentre preparano il caffè alla turca, sul tavolo c'è la Rakia, la famigerata grappa albanese, 50°, ma ho la scusa pronta: sono diabetico; altrimenti in un paio di viaggi nei Balcani diventi alcolizzato, per loro è consuetudine, come per noi la tazzina del caffè, se non bevi sei ospite sgradito, dicendo che non puoi per motivi di salute, capiscono o quasi; perché qualcuno insiste sempre; alla sera ok, dopo aver cenato, ma alle 7 del mattino mi sembra esagerato.
La mattina passa velocemente, ci sono ancora villaggi sperduti, raggiungibili a piedi, qualche km in salita, nulla più, si parte, altre case, altra miseria, altre storie, ecco finalmente la donna uomo, sembra d'avvero un uomo, le hanno sterminato la famiglia, tutti i maschi uccisi, fuma come una belva, un paio di pantaloni, una giacca troppo larga per il suo fisico, lo sguardo severo di donna che ha dovuto combattere parecchio e soffrire per poi prendere in mano la situazione.
La sua vita si snoda in un paio di km, la mucca al pascolo, accudire la casa, sorvegliare il maiale, unica grande ricchezza.
Chiedo timidamente qualcosa, mi invita a casa, stesso odore di vecchio, di muffa, di storie ormai passate, di abbandono totale, mi spiega la sua vita, il Kanun, il dolore, la forza di continuare per le 3 figlie, una studia con ottimi risultati a Tirana, il suo orgoglio di non mollare mai, ma di prendere la vita per la gola, con forza e tenacia.
Rimango stupito da tanta decisione.
Mi spiega la differenza di vita tra l'Albania comunista e l'Albania capitalistica, si stava meglio, sempre, quando si stava peggio.
L'atteggiamento è spavaldo, chiedo se è armata, sorride e da una cassapanca esce un mitraglietta cinese, funzionante e tenuta perfettamente, lo maneggia con destrezza, mi sposto un po', non vorrei mai partisse un colpo, è già successo, chiedo se lo sa usare.
Ridendo mi risponde che quando lo ha usato, lo ha sempre usato bene, poche parole per far capire che se deve difendersi lo fa senza tante chiacchiere, mi dice che era di suo marito, quando era nell'esercito e l'Albania era amica della Cina, poi il dittatore ha rotto i rapporti diplomatici anche con il popolo giallo e si sono isolati dal mondo; lo rimette nel baule e si accende una sigaretta, le regalo il mio pacchetto di Marlboro, non sa come ringraziarmi, le fumerà solo nelle grandi occasioni ... pensa un po', un pacchetto di sigarette le ha dato una gioa immensa, una novità assoluta, un evento particolare, quante cose non sappiamo penso, la ringrazio di tanta disponibilità e dico che tornerò stasera a trovarla per completare il discorso, felicissima mi dice di si, poveretta, non parla con nessuno, io sono la sorpresa, la novità, l'emozione della scoperta.
Mi allontano e mi urla dietro, di fare attenzione, perché? La gente è cattiva mi dice ... le solite leggende dei posti assurdi e strani; hanno la mania delle leggende pericolose e vedono nemici da tutte le parti; invece il posto è tranquillo, sereno, bucolico.
Prima di arrivare al villaggio, mi fermo vicino ad un piccolo ruscello, apro il cellulare ... silenzioso ... come la natura che mi circonda.




MANDALAY-La città quadrata


Capitale culturale e religiosa della zona settentrionale del Paese, posta lungo le sponde del fiume Irrawaddy, Mandalay un tempo era conosciuta come la “città d’oro” del re Mindon. Uno dei luoghi più interessanti è la Collina di Mandalay, considerata da secoli come una zona sacra, meta di antichi pellegrinaggi, in quanto, secondo una leggenda, essa fu visitata dal Buddha, il quale avrebbe profetizzato che qui sarebbe sorta una grande città (il re Mindon, in occasione del 2400esimo giubileo del Buddha nel 1858, volle seguire tale profezia e avviò dunque la costruzione della città). Da sapere che Mandalay è la città birmana dove ci sono più monasteri (circa 150) e più monaci (70-80.000).
Mandalay è una città strana, senza piazze né curve, una città quadrata con tante strade verticali e orizzontali che si intersecano tra loro a angolo retto. La città è davvero brutta, ma racchiude una quantità di meraviglie e di tesori stupefacenti. Il primo di questi che visitiamo è la:
PAGODA KUTHODAW


È ai piedi della collina che domina Mandalay una meraviglia della tradizione buddhista. Lo stupa centrale è circondato da ben 729 stupa più piccoli, ognuno dei quali custodisce una tavola di marmo scolpita.




Il re Mindon fece incidere su lastre di alabastro tutti i 729 kyauksa gu, le regole del canone buddhista tripitaka. Un’opera gigantesca che richiese l’impegno di 200 monaci per mesi e mesi. La descrizione del sito è descritta su un’ altra lastra, che fa aumentare il numero totale a 730.




Merita sicuramente l’appellativo di “libro più grande del mondo” con cui viene comunemente presentato. Tra le file di stupa crescono grandi alberi secolari di magnolia (starflower tree), alla cui ombra famiglie di birmani vengono spesso a fare il picnic, mentre i bambini giocano a nascondino tra le file degli stupa, sembra che l’albero più vecchio dovrebbe avere 250 anni.




Vicino si trova la Pagoda Sandamuni commissionata dal sovrano Mindon Min nel 1874 per commemorare il Principe Kanaung, erede al trono assassinato nel 1866 da altri due figli del sovrano. La splendida chedi dorata rappresenta la struttura più antica della Pagoda.



La struttura è caratterizzata da un imponente basamento quadrato a tre livelli concentrici, ornato con una statua del Cinthe (creatura della mitologia Induista-Buddhista con il corpo di un leone e la testa di un drago). La terrazza superiore della chedi è accessibile attraverso quattro ripide scale – una per lato – orientate verso i punti cardinali principali. In mezzeria di ogni scala c’è una sorta di porta ornamentale decorata superiormente con una miniatura della chedi.




La parte in elevazione della struttura presenta la classica “forma a campana” (sezione circolare), decorata con una serie di spire concentriche e dal tradizionale pinnacolo ornamentale (Hti). Sembra incredibile ma le iscrizioni della Pagoda Kuthodaw sono surclassate dalla presenza attorno alla chedi principale di 1774 santuari – Dhamma Ceti – ciascuno dei quali contiene una stele di marmo (dim. 168cm in altezza, 107 cm in larghezza) con incisi i testi sacri della dottrina Buddhista (Tripitaka)
Una visita interessante:
SHWENANDAW KYAUNG O “IL MONASTERO DEL PALAZZO D'ORO”




Proprio davanti all’entrata dell’università si trova questo edificio in legno di teak decorato in modo molto complesso che è stato spostato al di fuori del parco del Palazzo Reale ed è l'unico edificio principale originale rimasto.
E’ l’unico monastero in cui non c’è neanche una statua di Buddha ed è adornato con mosaici di vetro e strutture in legno finemente intagliato.




Prima faceva parte degli appartamenti personali dei sovrani, fino a quando il re Thibaw decise di traslocarlo in un’altra zona. Questa fu la fortuna dell’edificio: è l’unica costruzione in legno che si è salvata dall’incendio di Mandalay alla fine della seconda guerra mondiale, e meno male perché è davvero una meraviglia. 
Ora una visita particolare:
PAGODA MAHAMUNI


La struttura religiosa più frequentata di Mandalay, luogo sacro che contiene una sfolgorante statua di Buddha tutta d’oro. I devoti adoranti (solo uomini, le donne non hanno accesso alla cella statuaria perché considerate impure) la ricoprono in continuazione di foglie d’oro, al punto che ormai è diventata una specie di palla luccicante in cui si fa fatica a distinguere il volto dell’ “Illuminato”.




Nei dintorni c’è un piccolo mercato dove acquistiamo tre caratteristiche marionette manovrate per mezzo di fili. 




Le marionette di Mandalay appartengono a un’ arte popolare che stava rapidamente scomparendo ma per fortuna un team privato di artisti professionisti ha cercato di ripristinarla. Il teatro delle marionette del Myanmar (Yoke Thay) - un tempo un prezioso passatempo reale - è uno spettacolo non solo di bambole di legno manovrate da fili, ma di sostituti umani simili alla vita. Le aggiungeremo a quelle trovate in Uzbekistan.
Seguendo il corso del fiume, giungiamo ad Amarapura, una piacevole cittadina sulle rive di un lago, che si distingue per il ponte pedonale U Bein, lungo 1,2 km, il più lungo del mondo ed interamente realizzato in legno di teak.




AMARAPURA, la città immortale


Oggi è nota per il fiorente artigianato tessile che produce manufatti in seta e cotone, e per i raffinati longyi cerimoniali. In altri laboratori artigiani si fanno sculture di legno e di avorio.



Visita al:
MONASTERO MAHAGANDAYON




Il monastero, dove vivono più di 700 monaci, quasi tutti giovani. Situato nelle vicinanze del Lago Taungthamam, è una rinomata scuola buddhista e centro di meditazione. Aperto al pubblico, ogni mattina numerosi turisti si radunano per vedere i monaci che, rigorosamente in fila, accedono alla mensa del monastero.




Arriviamo alle 10, appena in tempo per assistere alla sfilata dei monaci che vanno a consumare il secondo e ultimo pasto della giornata. L’accesso al refettorio però non è consentito. Alcune informazioni sulla vita monastica:
Le regole a cui devono sottostare i monaci sono ferree:
- abbandonare il nome anagrafico e assumerne uno nuovo
- vivere delle offerte dei fedeli, raccolte tutte le mattine attraverso un giro di  questua. Per i laici è un onore essere misericordiosi verso i monaci. La raccolta di elemosine mattutina viene chiamata “dhana” ed è una tradizione buddista tramandata da secoli. Se si vuole si può contribuire acquistando beni da offrire ai monaci. Si dice che è un’occasione unica. Con il dhana si acquisiscono dei meriti lungo il percorso verso il nirvana……
- sveglia alle 4
- colazione alle 5 e pasto alle 10.30
- mangiare in silenzio assoluto e mai dopo le 11
- non possedere nulla di personale: solo le tuniche, la ciotola per le elemosine (thabeit), il filtro per il cibo in modo da non ingerire nessun essere vivente, un rasoio, un ventaglio o ombrellino, un paio di ciabatte
- non rubare, non uccidere, non esercitare la magia, praticare l’astinenza sessuale
- dedicare le ore del pomeriggio e della sera alla lettura dei testi sacri e alla preghiera 
- mai lavarsi controcorrente nei fiumi (regola in apparenza strana che serve per il
mantenimento dell’atarassia sessuale)
- dormire per terra
Le regole valgono sia per gli uomini che per le donne.
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------
Eccoci ora alla più grande attrattiva di Amarapura:
IL PONTE PEDONALE U-BEIN
Lungo 1,2 km e costruito interamente in legno di teak, su 1050 pali alti 4 metri,  collega il paese alla tozza pagoda Kyauktawgyi sull’altra sponda del lago Taunghtaman. Il ponte è un luogo d’incontro per abitanti e visitatori: qui si passeggia, si incontrano gli amici, ci si ferma per uno spuntino o si incontrano personaggi particolari come quello che ci appare: un anziano suonatore di chitarra dalla flebile voce.




Sotto il ponte donne immerse fino alle spalle nell’acqua pescano manovrando con abilità due corte canne di bambù e ogni tanto si fermano per fumare una sigaretta o prepararsi una pasticca di betel*.




Tutto l’occorrente lo tengono nello stesso cesto dove gettano i pesciolini pescati. Il ponte è particolarmente suggestivo all’alba, quando c’è un grande viavai di gente in bicicletta che attraversa il lago, e al tramonto quando con il fresco della sera il ponte si popola, mentre il sole cala. Da lontano si vede  la bianca pagoda di Pahtodawgyi, in stile Shwedagon con al centro un bello stupa alto 76 metri.




*betel: diffusissimo tra uomini e donne di tutte le età un miscuglio da masticare ricavato dalle noci di areca e inserito insieme a tabacco ed altri ingredienti in una foglia di betel, pianta comunemente chiamata pepe di betel (Piper betle) insieme a calce spenta….. Quest’ultima induce il rilascio di alcaloidi, i quali hanno un effetto stimolante. La noce così preparata, quando viene masticata, stimola la produzione di saliva e la tinge di rosso. I masticatori di noce di betel sputano frequentemente (si trovano spesso macchie rosse lungo le strade) e presentano denti macchiati di nero. La dipendenza dal betel può all’ insorgenza di tumori alla bocca e malattie epatiche.
PINDAYA
La strada che conduce a Pindaya  è un sottile nastro d’asfalto delimitato ai due lati da terra battuta.
La guida ci dice che è in fase di ristrutturazione.




Il viaggio è lentissimo, perché la carreggiata è così stretta da non consentire il passaggio di due veicoli 
contemporaneamente, così quando c’è un incrocio qualcuno deve spostarsi di lato e cedere il passo. 
In compenso, anche su questa strada si paga il pedaggio, come su tutte le strade birmane. 
Una sosta per il pranzo e nei pressi vediamo ragazzi giocare a chinlone, una via di mezzo tra uno sport 
e una danza. 




Viene giocato da sei persone poste in cerchio e si passano una palla fatta di rattan colpendola con i piedi 
cercandola di non farla cadere per più tempo possibile. Ci sono più di 200 tipi di tiri con i piedi e le ginocchia. 
Quella che vediamo è la variante  simile al sepak tawkraw malese che inserisce una rete tra i 
giocatori divisi in due squadre e le regole sono simili alla pallavolo, ma la palla viene calciata e non 
lanciata con le mani. Riprendiamo il viaggio con “sosta fisiologica” in un terrificante wc da dimenticare…
non ha neanche la doccetta per il bidet, usata in molti punti di toilette anche modesti! 
Per fortuna nei dintorni ci sono alcune pagode. Finalmente, dopo una cinquantina di chilometri 
percorsi in due ore, si arriva a Pindaya, un piccolo centro che si specchia nelle acque del laghetto. 
Pone Ta Loke, contornato da giardini dove crescono ficus giganteschi. Il paesaggio è certamente 
bucolico fatto di terra rossa e morbide colline, ma arida per la maggior parte dell’ anno per 
poi esplodere con un aspetto lussureggiante nelle più importanti zone agricole dello Stato, dopo la 
stagione delle  piogge. Lungo la strada che da Pindaya conduce a Mandalay abbiamo incontrato 
questo monastero arroccato su una alta collina sul cui fianco si appoggiano 9 statue di Buddha in piedi. 




Il monastero è raggiungibile salendo una lunga scalinata oppure utilizzando una strettissima strada. 

L’attrazione di Pindaya è la grotta carsica Shwe Oo Minn,  all’interno della quale, tra stalattiti e 
stalagmiti, sono conservate circa 9000 statue di Buddha.




GROTTA DI SHWE OO MIN
E’ un importante luogo di pellegrinaggio per i buddisti birmani e uno spettacolo attraente e insolito 
per i turisti. La grotta si trova su una collina calcarea nella Birmania centrale, non lontano dal Lago Inle. 
Si racconta che all’ingresso della grotta, fin dal III secolo a.C., ci fosse una pagoda e che gli abitanti 
del posto raccontassero ai pellegrini la leggenda del Ragno Gigante che abitava nella grotta. 
Un giorno il ragno catturò una principessa locale tenendola prigioniera ma, secondo la leggenda, 
un Principe armato di arco e frecce uccise il ragno, salvando così la Principessa. Lungo la salita di accesso 
all’ ingresso, percorso che ci permette di ammirare la vallata sottostante in una serata di plenilunio,  
c'è una scultura di un ragno gigante e un Principe che punta il suo arco verso di esso. 
La collina contiene tre grotte, solo una delle quali è aperta al pubblico. Questa caverna, lunga circa 
150 metri, contiene migliaia di immagini di Buddha in vari stili e di epoche diverse dalla prima dinastia 
di Konbaung ai giorni nostri. 




Evitiamo i 500 gradini che portano in cima e con un modernissimo ascensore con pareti di cristallo 
arriviamo all’ ingresso. Ogni piccolo angolo, a volte angusto, della grotta ospita immagini di Buddha 
fino al soffitto tra stalattiti e stalagmiti. 




Nel corso di diversi secoli, migliaia di immagini di Buddha sono state collocate all'interno della grotta 
e il loro numero, ormai circa 9.000, è in costante aumento.




Non si sa con certezza quando le prime immagini furono collocate all'interno della grotta, ma le più 
antiche con iscrizioni risalgono alla dinastia Konbaung della seconda metà del XVIII secolo. 




Le immagini del Buddha sono in stili diversi e rappresentano le varie epoche in cui sono state realizzate. 




Molte sono placcate in oro, altre in legno di teak, marmo, bronzo o altri materiali, alcune molto piccole, 
altre a grandezza naturale o enormi.




Domani escursione sul Lago Inle, una delle principali attrazioni del Myanmar.




Carlo Amato



Tutti coloro che vogliono intervenire con un loro pensiero, argomento, articolo di viaggio e non, 
sono invitati calorosamente a farlo. Sarà pubblicato sul prossimo numero del Graffio del Viaggiatore.

Grazie mille


ilgraffiodelviaggiatore@gmail.com





                              PROGETTI PER LA VITA


Nuovo business: fare il pozzo sul terreno nelle Filippine, depurare l'acqua e venderla.


                                                                     
                                                                   Ivan Ske
                       
                        MUSICA PER CHI VUOLE VEDERE


https://www.youtube.com/watch?v=Wm0hI0aJanc&app=desktop

Clandestino, Playng for change, Song around the world.




                         RIFLESSIONE SULLA VITA


Senza accusare nessun tipo di alimentazione, in realtà il problema di questa malattia zoonotica è dovuta "solo" alla deforestazione degli habitat animali naturali in contatto con l'Uomo, quindi mi domando: " cosa salterà fuori da tutti questi incendi in Amazzonia? 

                                                                   Ivan Ske



ANGOLO DELLA BATTUTA

Per dimenticarci di essere seri


Anche l'ombra in questi momenti di quarantena dice alla persona: stammi lontano un metro

Ivan Ske


                 
                                   VERSI LIBERI


                                                              Quarantena

                          Conte parla in tv,
                           io più lo guardo
                         non ce la faccio più,
                devo stare rinchiuso tra queste mura
                sono messo male e vengo da Altamura.
                        Conte parla in tv
                      io lo guardo in faccia
                      e non ce la faccio più.
                  Vedo la gente che muore in corsia
                 minchia qua in giro c'è la polizia.
                                 Ah! 
                            Qua mi fermano
                         se vado avanti così 
                       magari poi mi arrestano
                    devo dire tutto ciò che penso
             a volte sbaglio e dico frasi senza senso.
                                 Oh! 
                           Siamo messi bene
                       parliamo troppo chiaro 
                     parliamo solo se conviene
              diciamo tutto quello che ci passa per la testa
           ma vedo gente in giro con la maschera a fare festa
                                  Ah!
                     La festa io non la faccio
                      perché non vado in giro
                           e non spaccio.
                      Dico tutto ciò che penso
               a volte sbaglio e dico frasi senza senso.
                         Conte parla in tv
                       è una scena già vista
                            è un dejavù
                         Conte parla in tv
                       è una scena già vista:
                               dejavù!
                              Quarantena
                          ti stringo la mano 
                   ti abbraccio, ti porto a cena.
                              Quarantena
                          ti stringo la mano
                             ti abbraccio, 
                               ti faccio 
                         e poi ti porto a cena.

                                                               Pino Bramante




                                    I AM STILL FREE

                                I sogni e i progetti di chi non vuole smettere di correre...
                                       Scriviamo e lasciamoci andare sempre e ovunque…


                                                         OCEANO PACIFICO

                                                                      CILE

Sono contento di essere qua...
Penso a loro, penso ai miei amici e si pensa alla Vita quando si Viaggia. Non è che questa cosa svanisce, anzi continua a fiorire 
sempre di più. E' una pianta che emette fiori, fiori sempre più potenti, sempre più colorati.

                                                        Lorenzo Jova bike tour






                                         IL MURO

IL DOLORE PIÙ GRANDE PER UN VIANDANTE È TROVARSI DI FRONTE AD UN MURO AL DI LA DEL QUALE NON PUÒ ANDARE.


Le persone muoiono per inquinamento, per avvelenamento da mercurio. Le acque sono avvelenate. E il mondo, si dice, sta affrontando un disastro. Sta accelerando il disastro.  Pur riducendo la protezione contro le malattie nel mezzo di una pandemia infuria, aumenta i finanziamenti per la produzione di combustibili fossili, che ci distruggerà tutti. Certo, molti più soldi per il Pentagono e per il suo famoso muro. 

Noam Chomsky su Trump 


                           VIAGGIO IMMAGINARIO

IL VIAGGIO IMMAGINARIO È QUELLO CHE HAI SEMPRE SOGNATO E CHE NON HAI MAI REALIZZATO ...
QUELLO CHE PRENDE FORMA DI NOTTE E AL RISVEGLIO SI DISSOLVE NELLA MENTE ...
MA IL VIAGGIO IMMAGINARIO È ANCHE QUELLO DENTRO NOI STESSI
SENZA DUBBIO IL VIAGGIO PIU PERICOLOSO ED AFFASCINANTE SI POSSA FARE ...
QUELLO CHE SCAVA SCAVA TROVI SEMPRE QUALCOSA CHE NON VA IN TE ...

SCAVA SCAVA TROVI SEMPRE STRADE NUOVE ... STRADE CHE PERCORRI CON CORAGGIO E TI CAMBIANO LA VITA ...

UN VIAGGIO CHE TI DA UNA FORZA MAI AVUTA PRIMA ... CHE APRE PORTE IMPOSSIBILI ...
SCONFIGGE ANTICHE PAURE ... E CI AIUTA A CAMBIARE ... A MIGLIORARE
LASCIAMOCI ANDARE AL NOSTRO VIAGGIO IMMAGINARIO ...

MA NON è BISOGNA VOLERLO!


https://www.youtube.com/watch?v=GdxUIZOzd5E&feature=share10



                                                           ANTARTIDE

        Non un Viaggio, ma IL VIAGGIO, ai confini del mondo, nel 6° continente.


Non è semplice arrivare in Antartide. Arrivo fino a Ushuaia nella Terra del Fuoco e con una nave rompighiaccio navighiamo verso est, in mare aperto e anche molto incazzato con onde che sovrastano il ponte della nave, come se ci stesse avvisando di non oltrepassare il confine con la Natura incontaminata. Sulla nave si balla, non per la musica, ma per le onde incessanti. Ci dirigiamo a sud verso il mitico Passaggio di Drake. Ci accompagnano balene e albatri verso il sud più profondo della Terra.
La meraviglia e l'imponenza della natura che si staglia di fronte quando si supera il Passaggio di Drake non ha prezzo.
Il mio primo approccio con l'Antartide sono le isole Melchior, nella baia di Dallaman popolata dalle balene.
Avvisto anche le temibili orche assassine e sulla calotta una colonia di pinguini, bellissimi e molto buffi a vederli da vicino. Attorno alle navi da pesca si formano gli uccelli della macchie bianche: i Procellari del Capo. 
Navighiamo il canale Shollaert, tra le isole Brabant ed Anvers. Che emozione vedere le foche mangia granchi!
Poi proseguiamo fino al canale Neumayer, dove il comandante posiziona la nave. Le acque protette dell'isola di Wiencke e l'ambiente montano che le circonda offrono le condizioni ideali per escursioni a piedi e con le racchette da neve; scalate; escursioni a bordo di Zodiac e kayak. Visitiamo inoltre la Base Britannica di ricerca scientifica di Port Lockroy, ormai un museo, sull'isola Goudier e Jougla Point popolata da pinguini Papua. Nei giorni successivi navighiamo lo spettacolare canale Lemaire per arrivare infine alle isole Booth, Pleneau e Petermann, dove si trova una colonia di pinguini di Adelia. Questa è un'area ottimale per l'avvistamento di balene e megattere. Proseguiamo verso Neko Harbour dove sbarchiamo per fare diverse attività come hiking, kayak, climbing, immersi in un paesaggio davvero spettacolare nelle vicinanze di Paradise Bay con scenari mozzafiato con i suoi iceberg. La vetta più alta dell'Antartide è il Monte Vinson con i suoi 4892 metri s.l.m. 
Quando sbarchiamo è inevitabile vedere i violenti e aggressivi elefanti marini, infatti non mancano due grossi maschi litigare con una violenza inaudita.      
Sono ospite alla Base Amundsen-Scott South Pole Station gestita dagli americani, sembra un miraggio vedere questo complesso con le sue bandiere delle nazioni che lo contengono.
Oggi per fortuna è soleggiato e ci sono -51 gradi, ma con le raffiche di vento fortissime che soffiano tra i 100 e i 200km/h si arriva a percepirne molto meno, fino a quasi -100 gradi.
Il Blizzard è così terribile e un ostacolo per l'uomo ancora più grande dello stesso freddo.
Anche qui sbaglio stagione come al solito, si sta meglio in estate con il sole a tutte le ore ad illuminare gli iceberg, riuscendo a scorgere tutte le tonalità del colore del ghiaccio e si arrivano a toccare "solo" -28 gradi a dicembre. Anche se il giorno più caldo, record assoluto, è stato calcolato il 6 febbraio a mezzogiorno bensì 18 gradi! E non è affatto una bella notizia! 
Insieme ai fattori elettromagnetici, l'inversione termica è responsabile di curiosi fenomeni ottici, come pareli e aloni attorno al sole d'estate e alla luna d'inverno. E' uno spettacolo da un'altra galassia, si formano tre soli o tre lune nell'atmosfera. Quando ho visto le tre lune mi sembrava di vivere in un film di fantascienza. 
Meno male che la tecnologia nel vestiario sia sufficiente per combattere queste bassissime temperature, se solo togliessi i guanti mi si congelerebbe la mano fino a farmela amputare! Purtroppo il sole ha tramontato all'equinozio di marzo e ci ritroviamo al buio fino a settembre.
A causa delle basse temperature e dei venti continui, in Antartide l'aria ha una trasparenza, una luminosità e una sonorità eccezionali: è possibile avvistare montagne anche a una distanza di 550 km. Gli effetti luminosi di rifrazione e riflessione rendono molto frequenti i miraggi, favoriti dalla presenza di minuscoli cristalli di ghiaccio che si formano continuamente nell'aria.
Gli strati di ghiaccio conservano la memoria della composizione chimica dell'atmosfera dell'ere passate, ma anche della previsione del clima del futuro.
Oltre ai ghiacciai dell'Artico che si sciolgono e il ghiacciaio Jakobshavn in Groelandia, c'è un problema molto serio in Antartide, il ghiacciaio Thwaites: il destino di questo enorme ghiacciaio si potrà ritirare nella grande fossa subglaciale di Bentley, è una profonda depressione dell'Antartide occidentale che si trova a 2555 metri sotto il livello del mare. Nonostante sia sotto il livello del mare, non è coperta dall'Oceano Australe in quanto la calotta glaciale antartica copre la fossa di Bentley con circa 3000 metri di ghiaccio. vedo con i miei occhi Il ghiacciaio Thwaites scorrere più rapidamente contro la fossa subglaciale, al suo scontro creerebbe pareti di ghiaccio molto alte, che si frantumerebbero nell'Oceano. Se il ghiaccio Thwaites cominciasse ad andare in pezzi, potrebbe alzare il livello del mare addirittura di più di tre metri.
Addio Maldive, isole della Polinesia, tante altre in Indonesia e Filippine, addio anche alle città come Amsterdam, Venezia, New york per esempio. 
Non ho affatto sbagliato stagione, il vero motivo per cui sono qui d'inverno è per la meravigliosa aurora.
Si parla sempre comunemente di aurora boreale, ma qui al polo sud ci sono le aurore australe e alla sua vista, oltre al firmamento strapieno di stelle, pianeti e la Via Lattea sono rimasto con la penna in mano e a bocca aperta, attonito, rapito da tale bellezza indescrivibile. Perciò ho deciso di farvela vedere in questo bellissimo video:


Ivan Ske




COSE STRANE DAL MONDO


LE FOTO DI SABY B.



                   La mia bellezza blu in Persia





ANGOLO DEI LIBRI

INVITO ALLA LETTURA

Renzo GARRONE

ISOLATO MA ACCOGLIENTE

In copertina: ragazze a Kashan
fotografia dell’autore

L’Iran oltre gli stereotipi dell’Occidente

L’Iran diviso tra l’immagine oscurantista che di
sé proietta il regime degli ayatollah, al potere dal
1979, e la sorprendente modernità di intere fasce
sociali, che col clero hanno poco o niente da
spartire. Accompagnata dalla candida propensione
amicale – specie nei confronti dell’ospite,
soprattutto se straniero – della popolazione.
L’Iran della gente, che non ci sta a farsi mettere
nell’angolo, che non vuole passare per fiancheggiatrice
del terrorismo, che non si sente rappresentata
– guarda un po’ – dai suoi governanti. Gli
iraniani: la popolazione emotivamente più simile
a noi che sia dato di incontrare in tutto il Medio
Oriente. 80 milioni di persone in un paese soffocato
dalle sanzioni economiche, molto diverso da
come ce lo aspettiamo.



Un saluto da Renzo Garrone.
Vi immagino a casa, spero sufficientemente sereni/e.
Finalmente va in stampa il mio nuovo libro, dedicato all’Iran, che raccoglie i reportage di alcuni anni di viaggi in quel bellissimo paese, dal 2014 al 2020. Oltre alla pagina scritta ospita anche le mie foto in bianco e nero.
Il libro esce (solo in cartaceo) con Pentagora, un piccolo editore di Savona che crede in quello che fa. Con loro (fino ad ora, almeno), ho trovato quanto stavo cercando da un bel po’: ossia una sponda che non mi obbligasse ogni volta a tirar fuori dalle tasche di RAM (o da quelle personali) qualche migliaio di euro. Ed un rapporto dialettico, quello che io penso dovrebbe sempre esistere tra un autore e un editore, in cui il tuo testo viene discusso nei dettagli, si evolve nel processo della redazione, esce alla fine migliorato.
In allegato trovi una Scheda di presentazione, e la Copertina.
Il libro può essere acquistato direttamente dal sito di Associazione RAM (che ne ha comprato un certo numero di copie e lo rivende d’accordo con l’editore). Vai al link:
Il prezzo di copertina è 12 euro, le spese di spedizione sono gratuite.
Oppure può essere cercato in alcune librerie e in alcune edicole dei centri principali (i distributori sono nel nord ovest e in centro Italia) o ancora sul sito di Pentagora. 





una grande energia sorridere

                             mangiare il mondo correre all’orizzonte
                                                                                   ruggire emozionarsi


Non perdiamoci di vista... l’appuntamento è per il Graffio di febbraio

e ricordatevi sempre di chiudere gli occhi e di non smettere mai di sognare ...


                                     perché il viaggio più bello, si trova nei vostri sogni ...