sabato 9 maggio 2020

FEBBRAIO 2019


               IL GRAFFIO DEL VIAGGIATORE

           Per scrittori anarchici …completamente liberi


Anno 4 – Numero 49 – Febbraio 2019


Buon compleanno Graffio!

Questo è il quarto anno e finalmente uno squisito regalo e saluto da parte del 

Presidente Alessandro regalandoci un po' di musica da ascoltare e vedere 

mentre, come la tradizione vuole, riproporrò gli highlights dell'anno passato 

insieme.

Grazie di cuore a tutti.

Voleremo sempre più in alto, graffiando il cielo di parole viaggianti.

  
https://www.youtube.com/watch?time_continue=32&v=WAjRmHODjyQ

Chan Chan - Playing For Change - Song Around The World

Sarebbe così bello essere tutti uniti sulla stessa nota...i diritti uguali per tutti.

https://www.youtube.com/watch?v=klma_WjS-rg

The Jacobites - Where The Rivers End



E ora un piccolo assaggio dell'anno che verrà:

https://drive.google.com/file/d/1MknxJnxKHhXQJD34yVFvrb9ZM7T0No8U/view

Un cortometraggio sul Marocco di Carlo Amato



HIGHLIGHTS 


IRANIANI

di Roberto B.


Un viaggio in Iran è fatto di persone, tutti me lo avevano detto, ma fino a che non lo provi sulla tua propria pelle, non puoi descriverla.
Conosciamo Reza e Afsaneh diretti a Rafsanjani. Scambiamo poche parole, ma passiamo dei bellissimi momenti con loro fino a ritrovarsi sul vagone ristorante con la cena già pagata da loro precedentemente. Ci invitano a scendere con loro a Rafsanjani dove vorrebbero ospitarci per i prossimi giorni; rifiutiamo a malincuore, ma gli promettiamo di ripassare dalle loro parti una prossima volta. Così ci accoglie la gente iraniana, dopo meno di 24 ore dal nostro arrivo.



FILIPPINI

di Susy

Mi ha sorpreso l'accoglienza del popolo filippino, sopratutto nei luoghi meno battuti dal turismo di massa. Poi la bellezza del mare, secondo i miei criteri ,ovviamente, ad oggi, forse il più bello di quelli visti fino ad ora.

Poi ci sono tutte le piccole sensazioni provate durante il viaggio che per me sono importantissime ma nello stesso tempo difficilissime da spiegare con le parole perché legate all'incontro con le persone ed al sentirsi perfettamente in sintonia tanto da non farmi sentire straniera a casa loro.



SIERRA LEONE

Un inferno chiamato Serra Leone, ma anche le fiamme hanno una luce.

Di Iapo

...Il "mio" inferno si chiama Sierra Leone.
E non ha bisogno nè di fiamme, nè di fumo e nè di tenebre, perché di dolore, sofferenza, angoscia e morte, ne dispensa in gran quantità già così com'è, allo stato naturale...
Dominano le industrie estrattive, principalmente ferro, bauxite e soprattutto diamanti, la cui estrazione e distribuzione è stata in larga parte data in concessione ai cinesi dal governo della Sierra Leone...
In rappresentanza dell'associazione "Big Fish", ed invitati da Cecilia Strada nel Settembre del 2016, io e Bruce ci siamo recati in Sierra Leone con l'intento di raccogliere materiale video al fine di dare vita ad una sorta di cortometraggio-documentario-testimonianza sulla struttura ospedaliera di Emergency verso la quale, IN TUO NOME, abbiamo devoluto la quasi totalità degli incassi dell'evento che dal 2009 organizziamo nel ricordo della meravigliosa persona che sempre sarai, il "Big Fish Day".
In Sierra Leone, presso la città di Goderich, Emergency è presente dal 2001 con un ospedale che ha curato circa 720.000 persone in meno di 20 anni...

Dall'alto della nostra quota di volo, assistiamo ad un altro spettacolo mozzafiato: il rosso della sabbia del Sahara ci lascia così come ci aveva dato il benvenuto: con una rasoiata di precisione chirurgica che taglia l'Africa settentrionale con una linea retta che si allunga a perdita d'occhio; fa il suo ingresso il verde fitto ed intenso delle foreste dell'Africa subsahariana.
La Sierra Leone dall'alto è così bella che toglie il respiro: un'esplosione di verde fittissimo squarciato da un numero incalcolabile di fiumi dalla portata d'acqua impressionante…
Scopriamo che l'aeroporto internazionale non è situato nella capitale, Freetown, bensì a Lungi.
Questo perché Freetown ed il resto del paese sono praticamente irraggiungibili via terra, a causa dell'intricatissimo e super ramificato sviluppo degli imponenti sistemi fluviali.
Sotto una pioggia torrenziale, inizia quindi un vero e proprio viaggio della speranza che ci porta dall'aeroporto ad un bus, dal bus ad un porticciolo, da lì saliamo sopra un battello, dal battello raggiungiamo un attracco presso Freetown, la capitale della Sierra Leone…
Otto giorni caratterizzati da un bombardamento di immagini che la mia mente non potrà mai dimenticare.
Abbiamo visto il dolore, l'afflizione, lo strazio, in quantità impossibili da sopportare.
Abbiamo visto la sofferenza, l'angoscia, il tormento, ai livelli più alti che si possa immaginare.
Abbiamo visto delle persone salvate.
Abbiamo visto delle persone morire.
Abbiamo visto un popolo senza alcuna prospettiva, un popolo senza possibilità, senza un briciolo di aspettative.
Un popolo senza opportunità, senza futuro, senza salvezza.
Abbiamo visto persone non avere nulla, niente di niente, se non una cosa, che hanno in grande abbondanza: le malattie.
Tante.
Quasi tutte…
Ripenso alle centinaia di cittadini della Sierra Leone che ho incontrato in una settimana lungo i corridoi di quella struttura.
Ripenso ai loro occhi, ai loro volti, alle espressioni, agli sguardi che ho incrociato.
Ripenso ai bambini, ai loro sorrisi, alle loro grida, alle lacrime delle loro mamme davanti ad una realtà che pare più orribile del peggiore incubo.
Ripenso al lavoro quotidiano di un gruppo di eroi, miei coetanei e più giovani di me, che hanno stabilito come priorità assoluta quella di salvare delle vite umane.
Le vite di persone dimenticate dal proprio governo, e da qualunque altro governo del mondo.
Dimenticate da tutti...
Nelle pause, a volte lunghe, tra una ripresa e l'altra, ero solito sedermi lungo un muretto non distante dal reparto di pediatria; quei bambini erano belli come la vita stessa.
Pensavo a quanto è diverso il mondo in cui viviamo, anche solamente a poche ore di aereo da un punto all'altro.
Me ne stavo lì ricurvo col telefono in mano a fissare quei bambini stupendi, e pensavo a quanto sono profondamente differenti le nostre vite nel benestante occidente da quelle di altri esseri umani uguali a noi, nati purtroppo per loro ad altre latitudini del pianeta Terra.
Latitudini meno "fortunate"…
Mentre mi guardavo intorno, però, vedevo persone che non avevano nulla, se non un impressionante numero di malattie.
Assolutamente nulla.
Che strana società, amico Pesce, quella che permette durante i secoli la nascita e lo sviluppo di squilibri di dimensioni così gigantesche.
Che strana società, amico Pesce, quella che concede a qualcuno di avere tutto, anzi troppo, moltiplicato un milione di volte, e condanna altri a non avere niente, ma davvero niente, nemmeno qualcosa da mettere in bocca per non morire di fame.
Una società nella quale se parli di compassione, pietà, sostegno a chi ha di meno, vieni etichettato come "buonista".
Una società nella quale se parli di solidarietà, fratellanza, integrazione, vieni chiamato "moralista".
Una società nella quale se parli di diritti civili, disuguaglianza sociale, pari opportunità, vieni definito "comunista".
Ci siamo arresi.
Forse l'abbiamo fatto senza l'intenzione di farlo, involontariamente.
Ma l'abbiamo fatto.
Abbiamo deciso, inconsciamente o volutamente, di abbassare lo sguardo.
L'abbiamo abbassato al punto tale che il campo visivo ci permette di osservare solamente la ridicola superficie del nostro insulso orticello.
Non riusciamo a scorgere nulla di ciò che accade oltre quella fragile staccionata.
O forse non vogliamo farlo.
Forse non ci interessa.
L'unica cosa che ci preme è che il NOSTRO pezzettino di terra sia perfettamente ordinato, filo d'erba per filo d'erba, senza che si senta il bisogno di prestare interesse ed attenzione a ciò che accade anche solamente a pochi metri di distanza dal nostro piccolo angolo fatto di certezze e punti fermi.
Abbiamo scelto di vivere sperando che QUEL destino non tocchi mai noi e le nostre famiglie, illudendoci che le opportunità alle quali abbiamo avuto la possibilità di accedere solamente per il fatto di essere nati dove siamo nati, e non altrove, restino per sempre un NOSTRO diritto immutabile, saldamente stretto nelle nostre mani.
In Africa ho visto l'inferno, Pesce.
Un inferno chiamato Sierra Leone.
E' un gigantesco pozzo oscuro, sul fondo del quale brilla una piccola luce.
E' una luce che in principio mi era parsa debole, tenue, quasi stanca, ma che col passare del tempo si è fatta più intensa, diventando giorno dopo giorno sempre più intensa, vigorosa, forte.
Una luce generata da Paolo, Gennaro, Simona, Fabio, Silvia, Carmine, Valeria e da tutti gli altri formidabili collaboratori di Emergency.
Un team di personaggi incredibili che hanno deciso di dedicare la propria vita al salvataggio e al miglioramento di quella di poveri disgraziati dimenticati da TUTTO e da TUTTI…

"I diritti degli uomini devono essere di tutti.
Proprio di tutti.
Altrimenti chiamateli privilegi"
- Gino Strada -




LIBANO

AL CONFINE CON LA SIRIA, GLI HEZBOLLAH SONO UN BENE O UN MALE?

Di Cristina F.

...Beirut, la capitale, sfarzosa e sfacciatamente benestante, con negozi di grandi marche, i suoi locali eleganti, i suoi mega centri commerciali, le donne tutte in tiro che fanno l’aperitivo con le amiche nei locali trendy, mentre nel tavolo accanto c’è la badante nera che si occupa di suo figlio ( perché lei “giustamente” si gode le amiche e il bimbo non deve essere seduto allo stesso tavolo). Oppure l’uomo che esce dal negozio con la “schiava nera” che minuta trasporta una scala seguendo il padrone, scene abbastanza esplicite che non ho gradito...

Le montagne che vediamo dopo la vallata è la Siria, non nascondo l’emozione che ho provato : un misto di agitazione e curiosità, l’adrenalina del rischio, ma anche il timore per tutte le storie che ho letto in questi anni. Ennesimo blocco stradale, i militari ci chiedono i passaporti e poi ci lasciano proseguire. A pochi km notiamo dei campi grandissimi, non sappiamo dire di cosa, proviamo ad indovinare, ma è impossibile perché il nostro amico ci informa che sono campi di hashish !!!! Distese immense di piantagioni a cielo aperto lungo la strada principale, a pochi passi dai militari che naturalmente sanno tutto, ma quelle zone sono “abbandonate a se stesse” e la gente si mantiene con la droga. Poi iniziano i campi profughi siriani e lì la stretta al cuore, un conto è vederli in tv, l’altra è dal vivo, povera gente che ha perso tutto e sopravvive in condizioni disumane, baracche di lamiera, tende sotto il sole rovente e poi ci si chiede perché questa gente non se ne torna a casa sua …
I siriani (per lo più venditori ambulanti) che abbiamo incontrato lungo il viaggio mi hanno colpito molto per la dignità e per la profondità del loro sguardo…
HEZBOLLAH. Ne avevo sentito parlare di sfuggita … il “partito di Dio”, organizzazione criminale a detta di molti, salvatori del Libano secondo altri… Arrivati a Tyr, cominciamo a vedere delle strane bandiere gialle accanto a quelle del Libano, vi è rappresentato un kalashnikov e scopriamo che sono quelle di HEZBOLLAH. Parlando con un signore di Byblos a favore di Hezbollah, ci dice che loro hanno fermato DAESH che altrimenti sarebbe entrato in Libano, che l’organizzazione ha protetto e aiutato la gente. Ci racconta come anni fa, le persone abbiano cominciato ad armarsi temendo che l’ISIS oltrepassasse il confine siriano, anche lui si era comprato una pistola. Un giorno passiamo di fronte un cimitero musulmano, entriamo a dare un’occhiata e in mezzo a tanto bianco spicca una sezione a parte dove sventolano bandiere gialle, tombe con strati di plexiglass con le gigantografie dei martiri di Hezbollah, tombe molto kitsch di ragazzi giovanissimi, sembra un santuario, mi ha molto colpito molto la devozione che si respirava in quel posto : tanti fiori, musica da altoparlanti, addirittura i cofanetti con oggetti cari dei defunti.
Il Libano terra di “fuoco”, mix di cristiani maroniti, sunniti, sciiti e drusi, non facile per il traffico estenuante e la spazzatura incontrollata, terra di sfarzi e campi profughi, ma anche qui ho intravisto quell’ “umanità” che ci caratterizza tutti e sono tornata a casa con una nuova lezione di vita.




CHAI COFFEE CHAI! CHAI COFFEE CHAI!

di Irene M.

...Una bambina secca come un chiodo e il visino sporco di nero fa le contorsioni in mezzo al traffico e mi guarda con immensi occhi tristi: è bellissima…
Old Delhi invece è un dedalo infernale di viuzze piene zeppe di gente che va in tutte le direzioni senza alcun ordine apparente, uomini, bambini, donne, vecchi, mucche, capre, il tutto è assordante, ti disorienta, ti fa venir voglia di urlare basta e ti tappi le orecchie, lo smog è asfissiante, la gente varia e colorata, tutti sono in movimento perenne ma non ti perdono d’occhio, ti fissano senza discrezione. I sensi sono anestetizzati: la vista dal viavai incessante, l’olfatto dal fortissimo olezzo di merda, spezie e frittura, l’udito dal folle clacsonare e dal vociare di centinaia di esseri, la bocca impastata dall’umidità e dalla polvere…
Al ritorno a Delhi, ho provato una sensazione davvero inaspettata: stavolta, nonostante l’afa, Delhi mi sembra familiare ed accogliente, già “casa”…dopo cena vado da sola in albergo e quella strada affollata e rumorosa non mi fa più paura, anzi sorrido alla gente che mi guarda e mi saluta mentre io rispondo namastè col ghigno soddisfatto di chi si sorprende di se stesso!
...Questo è un viaggio di persone più che di luoghi. Sono le persone qui che mi attirano: sono troppe…
Vorrei tanto che tutto fosse più rallentato, più riflessivo…
Mi allontano pensierosa…non saprò mai cosa davvero pensa e prova una donna indiana in quelle condizioni. Ma non riesco a non invidiarla, per essere madre…
Taj Mahal... Sarà perché è un monumento all’amore, perché è imponente ma fa effetto. Per la prima volta sono emozionata…
Alla bus station si vedono scene di disperazione di alcune donne per la partenza di un’amica, per poco non si strappano i capelli, urlano, si battono il petto ma appena la tipa sale sul bus tutto si placa, di punto in bianco…
preparo la mia cuccetta (si fa per dire) e scrivo il diario mentre Zumbina sclera e dice che avrà bisogno di un anno di terapia per dimenticare tutta questa merda! Ci pieghiamo in due dalle risate, io ho le lacrime agli occhi e quando torna dal bagno e urla: “Ma come cazzo ci è salita la mucca qui sopra???
...mi metto seduta davanti al Gange. Non è la sacralità di questo fiume che mi colpisce…è la sua leggenda, la sua storia, il suo fluire così carico di vita e di morte. L’acqua ha sempre un forte potere su di me. Un fiume, il mare, il cambiamento continuo nel suo restare uguale a sé, sempre. Perciò stasera sto bene. C’è finalmente il fiume. L’acqua trova da sola la via al mare. L’aria cosparsa di fumi soffoca spiriti, fiacca anime e dona la vita…
villaggi di capanne con le donne dal viso tatuato della tribù dei Konda, bimbi sorridenti che ci inseguono e giocano con noi, agnellini, caprette e donne che trasportano acqua sulla testa con una postura così eretta che sembrano non facciano alcuno sforzo, vestite di verde come a mimetizzarsi con questa natura così benevola e avvolgente, silenziosa, paziente. Bellissimo. Respiro e mi riempio gli occhi e l’anima di tutta questa pace…
visitiamo una scuola, i bimbi sono seduti in terra e le loro sacche di tela servono da piano per poggiare i quaderni, hanno i grembiulini azzurri e i piedi scalzi. Vorrei farli vedere ai miei alunni che si lamentano quando nell’aula manca l’attaccapanni!
Là dove cielo e terra s’incontrano, nuvole danzano avvinghiate agli spiriti della foresta. Rocce di un nero mortale emergono dal mantello verde della dea terra mentre frammenti di montagne vengono cancellati da un creatore beffardo. Ed io gioco in questo scenario. Volteggio tra le cime, mi bagno della rugiada degli alberi. Sorrido al sole scherzoso ed accarezzo l’inconsistenza di fantasmi alati.
Una campagna lussureggiante, come ancella di proibiti misteri, finalmente toglie i veli che nascondono il suo tesoro. Respiro acqua e trasudo melodie ma improbabili guardiani controllano il fluire della vita. Legno umido, foglie traslucide, fiumi come di cioccolato e disegni di vite vissute in altri tempi compaiono da più punti lasciando intravedere scorci proibiti. Come poter non gioire di questa danza ultraterrena? Se degli insetti modellano la terra per innalzare colonne al cielo, se vene d’acqua corrono precipitosamente, se alberi differenti sopravvivono in simbiosi in un amplesso intricato di rami e linfe, se spicchi di cielo adornano il suolo umido, io non posso e non devo rimanere spettatore. Devo entrare come attore in tale rappresentazione: spero di essere degno dell’opera perché in essa risiede parte della mia gioia d’essere…
Ci sono delle donne che iniziano a spalare e caricare pietre in una specie di betoniera…che lavoro tosto, ed io che mi lamento per il caldo!
...Siamo andate alla casa di Madre Teresa ed è stato molto emozionante. Abbiamo lasciato una donazione, chiesto se potevamo essere di aiuto ma erano al completo e poi abbiamo seguito un bimbo che ci ha portati in un posto dove gli abbiamo comprato del latte in polvere, su sua esplicita ed insistente richiesta…
La cena era sulla terrazza di un grattacielo, si è mangiato bene ma quando sono andata al bagno era occupato da un topolone di città che non faceva complimenti. Pure al 30esimo piano??? Mah! Quest’India non finirà mai di stupirmi.




CAMBOGIA 2002

FIGLIA DI MAMMA'

di Marco L.T.

...una capanna enorme con almeno una cinquantina di persone intente a vedere una telenovela italiana, tradotta in cambogiano da un’unica voce che interpreta tutti i personaggi, sia maschili che femminili, in un minuscolo televisore, tutti insieme appassionatamente a non perdersi nemmeno un’immagine.
Dopo ci fermiamo a rinfrescarci in un chiosco e dalla giungla spuntano delle bambine, spinte dalle proprie madri dal vuoto assoluto…
Lui contentissimo si dirige in mezzo alla giungla infinita e torna con una montagna di erba. La taglia col machete senza problema e inizia a caricare cilum e pipe artigianali, probabilmente fatte con le proprie mani. Noi sorpresi abbiamo iniziato a fumare e a conoscerci. Per lui, l’erba è tutto: la fumava, la beveva nel tè e se la mangiava persino. Sì avete capito bene, la cucinava. Un vero e proprio erbivoro!



MONT S. MICHEL: LA "MERVEILLE"

NORMANDIA  FRANCIA

di Carlo Amato

La definizione di "piramide del mare", coniata da Victor Hugo, ben si addice all'inconfondibile profilo di Mont Saint Michel, isola circondata dai flutti nei periodi di alta marea mentre la bassa marea lascia scoperti vasti tratti sabbiosi intorno all'isolotto roccioso…

Arrivare a Mont Saint Michel di notte è davvero emozionante, l'abbazia si scorge da lontano illuminata sullo sfondo di un cielo nero che rende ancora più suggestiva l'immagine.



VOLOGDA, RUSSIA

di Adalberto Buzzin

ascolto con educazione ... poi mi stringe la mano, ringrazio e torno a sedermi, respiro un'aria che non è la mia, la sento dentro .... La mente vola lontano ... rivedo volti che ho amato e che sono volati via ... la caducità della vita, respiro questi momenti con dolce malinconia, la porta della chiesa si apre e una voce sottile mi dice che devo uscire…




RIFLESSIONE DI UN VIAGGIATORE LIBERO DURANTE 

UN CLIMA DITTATORIALE

di Rudy


Chissà se tutto questo ritornerà come PRIMA o se finalmente cambierà questo sistema che senza distinzione di aree di appartenenza ha CONTAGIATO le menti e i comportamenti della maggioranza delle persone che vivono, o spesso sopravvivono, su questo sofferente pianeta!




VIAGGIO IMMAGINARIO

IL VERBO

di Susy

Non vedo l’ora di tornare in Iran per poter finalmente comunicare con la mia famiglia “adottiva” iraniana. Sono tutti contenti che conosco il Farsi, ma mi accorgo che l’Iran è l’unico posto al mondo dove non c’è bisogno di saper la lingua, perché il suo popolo, i Persiani, parlano col cuore.



Tutti coloro che vogliono intervenire con un loro pensiero, argomento, articolo di viaggio e non, sono invitati calorosamente a farlo. Sarà pubblicato sul prossimo numero del Graffio del Viaggiatore.

Grazie mille


ilgraffiodelviaggiatore@gmail.com



una grande energia sorridere


                        mangiare il mondo correre all’orizzonte

                                                                           ruggire emozionarsi


Non perdiamoci di vista... l’appuntamento è per il Graffio di marzo


e ricordatevi sempre di chiudere gli occhi e di non smettere mai di sognare ...


                                          perché il viaggio più bello, si trova nei vostri sogni ...

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