THE BEST OF THE YEAR
2016
Da
Il Graffio del
viaggiatore
Tra l’altro siamo come i cinesi
il nostro anno inizia a Febbraio.
Il graffio d’oro, il Graffio più
emozionante va a giovanni
Per me viaggiare è soprattutto vivere una
vita diversa da quella che conduco qui.
…cerco di continuare ad inseguire i miei sogni;
però ho la sensazione che vivere in questo mondo, così tanto lontani dai nostri
bisogni primari ed essenziali, alla lunga ci faccia anche male. Ci siamo
liberati dal bisogno, ma abbiamo pagato il prezzo di perdere il contatto con
alcune delle cose più importati. E
allora riempio il mio zaino, parto, e per un
mese vivo in modo diverso, senza sapere la mattina dove dormirò la sera, in
mezzo a suoni e
odori diversi, in mezzo -a volte- ad un
brutto che noi abbiamo espulso dalla nostra società e dalla nostra vita.
Diciamo che provo ad illudere un po’me
stesso, ma è un'illusione terapeutica; provo a fare finta di essere un altro, e
per un mese conduco un’esistenza diversa da quella ordinaria. Tutto sommato i
disagi che incontro per viaggiare il più possibile a contatto con il posto in
cui mi trovo sono un prezzo che
vale ben la pena pagare...
il viaggiare è uno dei mezzi (non l’unico)
che ci permettono di
procedere nella lettura del nostro libro, di
noi stessi. E’ un po’ come vivere ai duecento all’ora, accumulare un numero di
esperienze che altrimenti sarebbero impossibili in così poco tempo, toccare con
le proprie mani – vivere – la diversità. Tutto questo mi fa sentire vivo, mi dà
l’illusione di perdermi nel mondo, di annullarmi nel fiume dell’umanità.
Viaggiando da solo sui pullman africani, colmi delle persone e delle mercanzie
più bizzarre, nessuno badava troppo a me, e io mi sentivo bene, mi sentivo
leggero. Perdersi nel mondo, non essere più uno, ma parte di quell'incessante
fluire che è l'umanità. Lasciarsi alle spalle ogni individualismo e sentirci
per ciò che siamo.
Sostituibili, una goccia in un fiume che
scorre. E’ senz’altro una fuga. Ma una fuga così dolce... Sentirsi davvero
liberi. E da cosa fuggo?
Mi piace sentire sulla mia pelle che la vita
può essere davvero tanto diversa dalla quello che faccio qui: la vita può
essere nascere figlio di un contadino nella foresta del Ciapas e morire figlio
di un contadino nella foresta del Ciapas, senza mai aver visto il mare; la vita
può essere lasciare tutto quello che si ha qua per fare il volontario in
Tanzania e nutrirsi dell’amore di tutti quegli sguardi; la vita
può essere praticare come un buon mussulmano
in Iran, accogliere in casa propria gli stranieri e provare a mostrargli il
bello che c’è nelle cose semplici, nel gusto dei datteri maturi e nel mangiare
tutti insieme seduti su un tappeto. E la cosa meravigliosa è che in ognuno di
questi casi la vita può essere meravigliosa. Allora, quando ritorno a casa,
tutte le mie ambizioni e preoccupazioni vengono
ridimensionate e riprendono una dimensione
che gli è più consona: marginale. E se la trovi povera, non per questo Itaca ti
avrà deluso
/ fatto ormai savio, con tutta la tua
esperienza addosso / già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare. E’ un
pò fuggire da me stesso e dalle mie scelte. Poi tornare diverso, con una
maggiore consapevolezza di ciò che voglio che sia la mia vita; di ciò che
voglio che sia, per me, la vita. Anche se questo vuol dire, tornato qua,
sentirmi sempre un pò fuori posto. Ma anche questo è un prezzo che secondo me
vale la pena pagare...
Giovanni Castellani
La vita si
dice abbia alti e bassi … ci sono momenti di grande gioia … di esaltazione, in
altri invece sprofondiamo in buchi neri dai quali pensiamo di non risalire più
… ma poi scopriamo che la vita è proprio cosi … un evoluzione continua … una
splendida sinfonia … note di un pentagramma che seguono giri melodici in
perenne mutazione … si la vita … inizia piano … poi ci scuote d’amore e dolore
… e alla fine ci sorprende sempre … nel bene o nel male come nelle più belle
ballate Rock … se chiudo gli occhi mentre ascolto la musica, mi scorre la vita
… scavo nei ricordi … e ne escono sempre di nuovi … chissà dove si erano nascosti
… avverto odori e sensazioni dimenticati … chiudo gli occhi, accendo l’auto dei
sogni e percorro strade bellissime … infinite … cavalco le onde della musica e
la mente partorisce progetti … non importa se non si realizzeranno mai … a
occhi chiusi siamo invincibili … la musica ha il potere di far vibrare le corde
più profonde dell’anima con la musica non si è mai soli … anche nel più
solitario dei viaggi… la vita
Alessandro
Ranucci
Del viaggiare amo la possibilità
di confondermi. Stare per ore seduto su di un marciapiede osservando la gente
che passa. Quando viaggio sono importanti gli altri, mi incuriosiscono le
dinamiche sociali … ho voglia di capire … cerco sempre di dare una risposta
alle mie domande solo essendo lì in quel momento in silenzio … in punta di
piedi … con tanta voglia di imparare e diventare piccolo. Viaggiare è per gente
curiosa della vita, per gente umile. L’umiltà ci mette in condizioni di
imparare tante cose … veramente tante. Ci permette di conoscere di più l’uomo …
le sue virtù … i difetti … le aberrazioni ed ecco che viaggiando si impara a
capire piuttosto che giudicare. Un piccolo miracolo si è compiuto.
Alessandro Ranucci
LA VIDA ES
UNA TOMBOLA
di Cristina F.
Eh sì la
vita è una tombola, si può vincere o perdere, ma comunque è sempre importante
giocare.
molto
presto mi ritroverò nella lunga lista dei disoccupati d’Italia e
contemporaneamente riuscirò finalmente a realizzare il mio sogno : perdermi nel
mondo per un periodo “indefinito”, con i miei tempi, senza obblighi che mi
aspettano. Non è paradossale?
Per poi
perdermi nel Sud dell’India, per raccogliere le idee , inebriarmi del loro
misticismo e ricordarmi “come si respira”. Anche questa volta viaggerò in parte
sola e in parte in compagnia, per mia scelta, mi piace sfidarmi e vedere cosa
posso combinare contando solo su me stessa, in passato mi ha dato tanta forza e
fiducia in me stessa e nel prossimo, godermi e relazionarmi con la gente con le
mie sole capacità vi assicuro è una terapia! Bisogna avere il coraggio di
rischiare nella vita, anche andando controcorrente, dobbiamo fare quello che ci
rende felici, non perdere occasioni che ci bussano alla porta e “buttarsi”
anima e corpo in ciò in cui crediamo. Meglio non avere rimpianti. Voglio
concludere questo “pezzo di diario” con un brano tratto da un libro che
recentemente ho letto e che condivido a pieno :
“…Quando si viaggia la percezione del
tempo cambia rispetto a quando si sta fermi. Esci dalla routine e percepisci
sulla tua pelle la grandezza del mondo. In un giorno conosci tante persone
quante ne conosceresti in un mese stando a casa, scopri sapori e odori che non
avevi mai sentito, ascolti lingue tanto diverse dalla tua, cammini attraverso
paesaggi che fino a ieri avevi solo immaginato. Un mese diventa un anno. E’
come se viaggiare ti allungasse la vita.. Siamo mondonauti e ci spostiamo sulla
terra come fossimo in oceano aperto, là dove i confini di razza, sesso e
religione non esistono..”
Da
Mondonauti di Darinka Montico
La vida es
una tómbola, de noche y de día la vida es una tómbola y arriba y arriba si yo
fuera Maradona viviría como él porque el mundo es una bola que se vive a flor
de piel
LETTERA D'AMORE
Manila
la città più brutta del mondo, più caotica, più disordinata, più trafficata, ma
io la amo... Figurati se avrò una figlia la chiamerò col suo nome originale:
Maynila. Amo i suoi piccoli spazi verdi, le mura spagnole, la gente che va
avanti e indietro... Sono sempre stato attratto dai pazzi e qui ti assicuro ce
ne sono molti con i loro sguardi attoniti a quelli vispi degli studenti con le
loro uniformi. Amo i loro sporchi mercati con i suoi nuovissimi scintillanti
shopping mall, odio i tassisti che ancora dopo tutti questi anni fanno finta di
aver sbagliato strada, non sopporto i mendicanti dopo avergli dato 5 pesos
insistono per averne di più. Amo la genialità dei bambini di strada racimolare
più soldi possibili, hanno una creatività esplosiva, mi fanno ridere le donne
social (snob) con il loro porsi, odio quando chiedi un'informazione e piuttosto
di dirti che non la sanno, ti danno indicazioni a caso, amo il loro humor, non
per questo è pieno di gay Liberi che si sfottono in TV... Ah la TV non ne
parliamo. Odio le commesse: " hi sir i received 100 pesos" ogni volta
ripetono i soldi che ricevono, odio la loro statura, a causa di questo ho la
testa rotta, ma se sono ancora qui è perché ne sono innamorato. I filippini a
Casa sono tutt'altra cosa che le colf nelle case altrui... Si Manila ti amo!
Ivan Ske
L’eccessiva libertà
invece, spesso ci fa perdere, perché non rende capaci di canalizzare le energie
in una direzione anzi le disperde ... e ci proietta in ogni direzione.
Alessandro Ranucci
UN PENSIERO AL VENEZUELA
Da Ale
il Venezuela festeggia l’indipendenza, ed in una delle nostre
soste incontriamo alcuni bus con a bordo pittoreschi fans del leader maximo,
pronti a muovere verso Caracas con tanto di cappellino e magliettine gialli blu
e verdi. Mi danno l’impressione di gente contenta e motivata, malgrado si possa
pensare sia manipolata abilmente da Chavez.
Padri rivoluzionari dal Chè a Fidel da Allende al presidente
boliviano, che manifestano attaccamento verso la propria terra ed il proprio
popolo, certi che si può essere liberi ed indipendenti nel proprio paese, con
le proprie risorse, senza essere schiavi politiche altrui ed economie
globalizzate.
Fulmini tanti fulmini.
Decidiamo di scendere ed incamminarci verso la spiaggia a
cercarla da soli.
Sull’incantevole baia illuminata dalla luna.
la cameriera ha il viso di gomma, senza rughe espressive,
sintomo di una scarsa abitudine al sorriso. A volte guardando le persone in
volto si intuiscono tante cose del loro mondo nascosto che avresti voglia di
verificarle, cercando di capire meglio i motivi della loro tristezza, di
scoprire ciò che non si riesce a vedere e capire il perché di certi
comportamenti. Ma la vita è piena di questi incontri e non si conosce mai
nessuno come vorremmo.
Santa Fè è un posto semplice nell’organizzazione sociale e nei
rapporti umani, dove non ha importanza chi sei e come ti vesti.
Navighiamo su specchi di mare piatto, contornati da isole più o
meno grandi, che insieme formano l’enorme area del Parque Nacional di Mochima.
Queste limpide e profonde acque, sono l’habitat naturale di una numerosa
colonia di delfini che ci segue durante tutto il viaggio. Dislocati qua e là
sulle isole, tra la vegetazione brulla ed i cactus, intravediamo sparuti
villaggi di pescatori, i cui abitanti ci salutano da lontano con la mano. Sulla
spiaggia a goderci il tramonto. Si il tramonto, tra i piu belli della mia vita.
Il sole che affoga nel mare mi procura sempre grande emozione e questo in
particolare è speciale per diversi motivi. È speciale perché il primo di questo
lungo viaggio che stiamo affrontando, è speciale perché condiviso assieme ad
una persona speciale come mia moglie, è speciale perché tutto intorno c’è
silenzio, è speciale perché qui tutto è speciale, fin da ieri sera.
Si, Santa Fè è veramente un luogo speciale.
Un
pensiero anche alla siria
Di MARCO
PENNA
Petra,
prendiamo il bus che ci riporta ad Amman, dove nemmeno un’ora dopo partiamo per
la SIRIA , e precisamente nella leggendaria capitale di ….. DAMASCO
SIRIA
Qui a Damasco, partendo dal suq hamidiyah, La moschea degli
Omayadi poi ci lascia proprio senza fiato, di una bellezza notevole, ed è
sorprendente trovarvi tanti riferimenti al cristianesimo, con tanto di tomba di
San Giovanni battista all’interno della moschea! Come sempre tutti pregano
incuranti dei turisti, che qui sono veramente tanti…Nel girare tra un suq e
l’altro, cioè tra i bazar quasi tutti scoperti in questa città, deviamo
leggermente dal movimento perenne per fiondarci alla leggendaria cappella di
San Paolo, ben noto per la sua conversione sulla cosiddetta via, per l’appunto,
di Damasco!
Tra un suq e l’altro da
rimarcare anche l’elegantissimo palazzo arabo-ottomano di Azem, dove
addirittura con la solita disarmante gentilezza di tutti i custodi che abbiamo
trovato in medioriente, al momento di fare una foto a mia moglie davanti ad un
bel giardino centrale, lo stesso custode si affanna a fermarci per prendersi un
minuto di tempo per aprire e chiudere il getto d’acqua della fontana in
funzione della nostra foto!! Di episodi così ne abbiamo vissuti diversi, una delle
cose che più mi ha colpito è che se chiedi un’indicazione, anche quando parlano
bene inglese, escono letteralmente dal negozio (o fermano qualunque loro
attività anche se maleducatamente nella fretta non ci siamo accorti che stavano
magari facendo altro) per accompagnarti almeno fino al primo incrocio:
divertente quando ad esempio ci è capitato di chiederlo ad un barbiere che
bello fresco ha lasciato il cliente sulla sedia ed è uscito per strada con la
lama insaponatissima mentre nessuno dei passanti si stupiva minimamente della
scena. Da italiani furbi da morire avrete già pensato che quello voleva farci
la pelle, ed invece dovreste guardarli negli occhi mentre ti fanno qualunque
cortesia o, giusto per rimanere a Damasco, nel vedere il proprietario dell’albergo
che sostituisce tranquillamente il facchino davanti a lui nel darci una mano a
scaricare i bagagli. Quest’ultima operazione assume contorni imbarazzanti con
qualunque tassista, che pur essendo già pagato ovviamente al raggiungimento
dell’indirizzo, insiste per dargli tempo x parcheggiare magari alla buona lì
vicino, perché possa portarti l’equivalente di due miseri e lordi zaini nei 11
nostri giacigli: se si comportano così con noi cosa faranno mai ai clienti
quantomeno più anziani di noi e che magari girano con valigie e non contrattano
ogni prezzo come facciamo noi?!?!
…decidiamo di riuscire dal suq iniziale di hamidiyah per andare
verso la vecchia stazione di hijaz. Qui prendiamo uno degli immancabili e
buonissimi succhi di frutta che ti fanno sul posto, anche se verso il ritorno
all’ingresso del suq (che è accanto ad una tipica cittadella, ma chiusa quindi
non visitabile) ci siamo già riempiti con l’imperdibile gelato al pistacchio
della pasticceria bakdash! Vediamo che il pistacchio viene tritato sul posto ed
aggiunto ad un gelato abbastanza cremoso ed al tempo stesso sorprendentemente
consistente, a base di latte. Da un punto di vista dei dolci dal medioriente in generale,
nel sud Italia in particolare, abbiamo importato quello che ritroviamo qui pari
pari: pistacchio, mandorle, datteri, fichi, ed anche l’alimento base del mezzeh
principale, che sarebbe l’hummus, ovvero una crema di ceci molto buona (nel sud
Italia alimento base delle leggendarie panelle). Esiste una variante di crema
di melanzane mentre a seguire abbiamo provato quasi sempre gli eccellenti
secondi piatti quasi sempre a base di agnello x non urtare i principi islamici
che aboliscono la carne in senso stretto. Inutile ricordare che l’alimento base
è il felafel di importazione turca, mangiato dentro la cosiddetta pita
(stavolta di origine greca) che sarebbe il pane dove talvolta ma non sempre
viene mangiato il felafel (polpette di carne finemente tritata con tanti
condimenti, ormai diffusissima anche in occidente), mentre invece l’originale
shawarma non è altro che la medesima pita piena di quei frammenti di carne che
vengono tagliati da una specie di spiedo verticale, nel formare la composizione
viene sempre aggiunto del formaggio fuso. Qui a Damasco, come in tutta la Siria
si avverte maggiormente la passata colonizzazione francese, dappertutto abbiamo
una traduzione trilingue (arabo-inglesefrancese) di ogni monumento o altro e,
giusto per rimanere alla trasposizione gastronomica, l’ultima sera andiamo in
un locale siriano Doc nella composizione del personale, ma totalmente francese
nel menù e nelle forme che ricordano un bistrot parigino. I piatti locali ci
vengono serviti con quel tocco di eleganza cromatica e ricchezza di salse e
salsine che ben conosciamo della cucina francese, tra cui spicca una french
salad con abbondanza di palmito, un buonissimo cibo per me molto difficile da
trovare, e mia moglie non si fa scappare l’occasione di chiudere con un creme
caramel la cena. L’indomani di buonora ci facciamo le “solite” 3 ore medie per
spostarci da un punto all’altro del paese, la nostra destinazione è quasi un
miraggio, come viene correttamente detto da molti quando dopo tanto deserto si
vede l’oasi di…. PALMIRA.
PALMIRA Il piccolo
paesino vive in funzione delle superbe rovine del passato…
Città che vide un continuo ed intensissimo traffico delle merci
e delle spezie, oggi Palmira lascia indovinare la gloria passata appunto dalle
rovine storiche ed umane lasciate da racconti di personaggi ai limiti del
mitologico che l’hanno attraversata.
Ne approfitto per spendere quindi un paio di parole “a distanza”
nientemeno che col mitico Tiziano Terzani che nel suo ultimissimo libro “la
fine è il mio inizio” contesta ferocemente l’uso delle guide Lonely planet come
sintesi troppo breve per capire la storia di un paese e come servizio troppo
preconfezionato per sapere dove mangiare e dormire! Caro Tiziano, viaggiatore
di altri tempi nel senso letterale della parola, cioè quando la tua Asia in
particolare era veramente un mondo nuovo da scoprire, ti rivolteresti nella
tomba (anche se mi pare che hanno bruciato le tue ceneri) se vedessi come si
sta uniformando il pianeta lasciando poco spazio alle diversità che sono il
complemento ideale del creato. Da questa sempre maggiore omologazione ne
scaturiscono esigenze sempre più simili tra quelli che alla fine sono sempre
esseri umani, e poi nello specifico di tali guide in fondo il ventaglio di
possibilità economiche e culturali delle stesse è talmente ampio che alla fine
sta sempre al singolo viaggiatore ritagliarsi il suo viaggio. Inoltre lasciati
dire che pochi possiedono la tua straordinaria intelligenza, curiosità e
cultura di base per la quale è necessario vivere la vita come un viaggio, o
forse ogni singolo viaggio come la vita stessa che ci viene incontro con
lingue, razze e suoni differenti ma non diverse.
ESSAOUIRA
di
Giuditta Bertari
I gabbiani disposti in fila alla stessa
distanza l'uno dall'altro sembrano scolpiti sui tetti in prossimità del porto.
Li seguo nel volo libero nell'immensità del cielo.
Nell'aria l'odore del pesce crudo mi riporta ai pescatori che probabilmente ce
l'hanno fino alle ossa questo odore, con le loro mani callose mentre riparano
le barche o tirano le reti. Cumuli aggrovigliati di reti sparse come ad
indicare la vita. Cammino in una miriade di contrapposizioni ora il profumo del
pesce cotto mi porta il buono di questi uomini forti che vivono del mare
l'abbondanza e la libertà che al tempo stesso li ha resi duri come le mura
della fortezza del porto. Qui la vita scorre nella sua completezza e arrivando
dalla zona degli shop e dei rinomati ristoranti, dove abbiamo gustato pesce
guardando l'oceano sento che solo in questo posto l'emozione diventa così forte
da dilatare i confini dell'anima rendendola parte del tutto.
VERSI LIBERI
Travelling make memories all over the
world,
it's the best way to learn and the best
way to forget our broken hearts, because it brings back the power and love to
our life...
Alodia Nebres
PAROLE IN LIBERTÀ
Molte persone sognano di andare in una
caverna da qualche parte, lontano da “il mondo”, dove immaginano di trovare la
pace della mente e vivere in un certo stato di beatitudine. Ma la verità è che
la causa della nostra infelicità risiede nei nostri cuori, quindi non importa
dove andiamo, lo portiamo con noi. Questa è la cattiva notizia, ma è anche la
buona notizia.
Ivan Ske
ALTRE PAROLE …
Penso che la dote più importante per un
padre sia la generosità. Un padre generoso diventa eterno nel ricordo di un figlio.
Un buon padre dimentica in fretta ed è sempre disposto ad accoglierti. Un buon
padre è quello che ti aiuta, che non si tira indietro e che ti tende sempre la
mano. Un buon padre non ti lascia mai solo. Peccato che nella vita reale non è
sempre così... non per tutti…
di Alessandro Ranucci
I am stell free
Di Michele
sogni e i progetti di chi non vuole smettere di
correre… Scriviamo e lasciamoci andare sempre e ovunque… Quando sei via lontano
quando sei solo e lontano quando sei lontano solo e lo senti forte... arrivi e
senti che è libertà. Fa paura la libertà, muove dentro, viene il magone...
Quando vuoi capire quanto sei forte trovi la libertà non ti spegni nemmeno un
secondo non dimentichi nemmeno un istante. Quando sei l'ultimo in fondo piccolo
e sbiadito quando non hai niente a cui aggrapparti la libertà ti bacerà.
IL MURO
IL
DOLORE PIÙ GRANDE PER UN VIANDANTE È TROVARSI DI FRONTE AD UN MURO AL DI LA DEL
QUALE NON PUÒ ANDARE.
ADDIO GIULIO
Tutti sappiamo la verità di Giulio
Regeni, appena ho sentito la notizia della sua morte, ho subito pensato a
quanto sono stato fortunato al mio inutile arresto a Remada, al confine con la
zona militare invalicabile nel sud della Tunisia. Dopo che la camionetta
militare mi si parò davanti, due soldati mi chiesero il mio il passaporto e mi
invitarono a salire accompagnandomi in caserma, sequestrandomi telefono e
macchina fotografica. Ero tranquillo fino a che non vidi dal gabbiotto un
furgone parcheggiatosi di fronte e scesero due poliziotti in borghese che mi
fissavano dall'altro lato della strada. Capii subito che erano lì per me,
infatti dopo un pò, non so quanto tempo fosse passato, perché iniziavo a
perdere la concezione del tempo dalla preoccupazione, tornarono i soldati
lasciandomi nelle loro mani, i quali mi fecero salire a bordo del furgone
portandomi nella caserma di polizia. Arrivati davanti alla stazione di polizia
mi fecero scendere in fretta, mi spinsero in un lungo corridoio e mi fecero
sedere in un piccolo ufficio con di fronte a me l'ufficiale con un computer.
Per fortuna dopo l'interrogatorio mi lasciarono andare senza prima farmi
firmare un foglio in arabo. All'inizio ero titubante a firmare, ma l'unico
poliziotto che parlava a mala pena inglese mi disse che era per il mio rilascio
e che non potevo entrare nella zona militare e soprattutto fotografarla. Io
sbadatamente feci una fotografia alla piazza perché mi attirava un negozio
incastrato in un Ksour, senza accorgermene che alle sue spalle c'era la
caserma. Mi reputo fortunato perché se fosse capitato oggi, dopo il mio viaggio
in Iran non so se mi avessero rilasciato così facilmente. L'Egitto è un paese
aperto ai turisti, ai suoi incantevoli siti, alle sue favolose spiagge e al suo
meraviglioso mare, ma non c’eravamo mai accorti, almeno io, di questo immenso
muro, Giulio voleva solo fare la sua ricerca da libero cittadino. Basta muri,
non vogliamo neanche scavalcarli e nemmeno morire per essere dei fantasmi per
oltrepassarli.
Grazie Giulio...
Ivan Ske
Spazio dedicato a chi ama correre… oltre che
viaggiare.
Come una
maratona
di Roberto D’Uffizi
Il vero ritmo maratona è
quello prodotto dalla contrapposizione tra uno stato di rilassatezza mentale e
azione propulsoria in avanti... ogni
metro della maratona va conquistato, ma ogni metro va anche vissuto... e
possiamo iniziare ad entrare nel nostro mondo esplorando la nostra solitudine.
cominciamo a
notare sul Lungotevere la folla che ci acclama: in questo momento tu sei
l’acqua che s’infrange contro di loro, essi stessi un argine capace di
ributtarti in mezzo e sospingerti avanti.
…un’esistenza essenzialmente piena d’indifferenza e di
sentimenti circoscritti a un ristretto ambito. Un mondo piccolo piccolo quando
in realtà nell’anima potrebbe essere vasto come l’universo che si espande
perpetuamente.
Ogni forma d’amore, che è sempre incondizionata, non ha
risposte.
Intendiamoci, i miglioramenti in assoluto certificano e
gratificano la nostra dedizione, ma se c’è una vita espressa in numeri, deve
esserci anche una vita che i numeri li interpreta, così nella vita in generale
come nel running in particolare, altrimenti la corsa (e la vita) non
regalerebbe(ro) altro che fasi di sproporzionata euforia che si alternano a
quelle di altrettanto spropositato abbattimento.
I primi 21 km
servono proprio per capirsi: indossi una maschera che cela la coerenza e la sua
opposizione e decidi tu chi tra le due vince, stabilisci se l’umiltà è un
limite e sinonimo di arrendevolezza e scarsa competitività, oppure di forza
necessaria per la seconda parte.
Per un giorno il mondo s’è fermato, per un giorno è il
mondo che stai sognando…a quel punto penserai costruttivamente al traguardo: se
i tuoi occhi ormai secchi e disidratati riusciranno ad inumidirsi e un velo di
commozione prenderà possesso di te, quello sarà il traino che ti consentirà di
superare quella (maledetta) ascesa, sentirai che quel groppo in gola
rivitalizzerà le tue gambe
Avrai imparato a conoscerti ancor di più, a toccare il
tuo limite, avrai imparato a dare il meglio di te stesso, Ma soprattutto avrai
vissuto una giornata unica e se desidererai vivere qualsiasi giorno della tua
vita quotidiana come questo che hai appena trascorso, allora realizzerai che la
maratona (anche condotta con l’obiettivo di raggiungere il miglior risultato
possibile), è terra di una mente e un cuore che si aprono, dove si è in armonia
col mondo intero, dove si gioisce del successo altrui e non si svilisce il
proprio impegno palesando perenne insoddisfazione, dove ci si aiuta
vicendevolmente e ci si incoraggia, dove anche uno sconosciuto è meritevole di
uno sguardo, di un sorriso e di un gesto. Perché la vita è come una maratona:
sembra così lunga ma è maledettamente breve, sia che si vivano cent’anni, sia
che se ne vivano cinquanta e la maniera più piena e umanamente appagante di
condurre un’esistenza, è proprio quella di viverla come fosse una maratona.
Ogni volta
Ogni volta che torno a
casa lascio dietro un pezzo di me é sempre un enorme tonfo al cuore … uno
strazio … la gente gli odori … gli amori ... Ogni volta che torno non sono piu
lo stesso … sono cambiato … cambio ogni volta. Viaggiare è anche soffrire ci
sono state volte in cui sarei rimasto li … si proprio li quel puntino sul
mappamondo si, sarei proprio rimasto li ma alla fine ho fatto sempre la scelta
più ovvia … più razionale … è proprio a quel bivio che non mi sono mai sentito
libero ad ogni bivio ho fatto sempre la stessa scelta mi è sempre mancato il
coraggio e alla fine ho fatto sempre il contrario di ciò che volevo si … mi è proprio
mancato quel coraggio … forse questa dote appartiene solo ha chi non ha nulla
da perdere a chi è disperato e non ha scelte o semplicemente a chi ha piu pelo
sullo stomaco e allora ciò che mi rimane è sempre e solo quell’angoscioso nodo
in gola quando seduto in economy class, guardando dall’ovale del finestrino
vedo i miei sogni diventare sempre più piccoli per poi svanire … per sempre
ogni volta mi è mancato il coraggio di essere completamente libero.
di Alessandro Ranucci
In questo numero del Graffio diamo il bentornato a Gianluca
Crisantema … mi piace spendere qualche parola in più su di lui, semplicemente
perché credo che il suo ritorno racchiuda un significato particolare … Sono
sicuro che lui non se ne sia neanche reso conto, ma torna a scriverci ad 1 anno
esatto da quella email che ci inviò e che decidemmo di pubblicare nel numero di
giugno scorso, eleggendola a “Manifesto del Graffio”. Forse è solo una
coincidenza o una magnifica suggestione, ma a me piace pensare sia un
bellissimo segno del destino, che ad un anno esatto da allora, ci esorta a
continuare, a spostare l’asticella dei pensieri sempre avanti, che ci regala la
gioia di constatare che molti si stanno affezionando a questo spazio e gli fa
piacere tornare … come ha fatto Gianluca e come fanno alcuni di voi … un pò
come facciamo tutti noi nei nostri viaggi, quando scegliamo un luogo in cui ci
piace sempre tornare … in cui ci sentiamo a casa … ci sentiamo sereni … ci
sentiamo bene … Beh che sia allora questo il luogo dove amate tornare quando ne
avete piacere … dove sentirvi liberi di esprimervi e lasciarvi andare nella
maniera che piace a noi del Graffio e che così bene descrisse Gianluca in una
frase della sua mail… “”… pensieri sciolti, liberati sulla pagina alla rinfusa,
come si fossero rovesciati da un bicchiere, o fossero macchie di colore
lanciate sulla tela dalla mano di un artista …”
Ecco allora che questo mese partiamo col racconto di
Gianluca del suo ultimo viaggio, fatto a febbraio in Thailandia dal titolo
“Girovagando per le isole della Thailandia”
Buon Graffio a tutti
Alessandro Ranucci
IL
VIAGGIO LE EMOZIONI DEL NOSTRO ULTIMO VIAGGIO
Spazio dedicato alla sintesi delle nostre emozioni
quelle dell’ultimo viaggio … il più bello … il più vivo … il più immenso
Girovagando per le isole della Thailandia
di Gianluca Crisantema
La pioggia ci inseguiva ovunque.. I
primi giorni, pensavo volesse uccidermi nel sonno! Per colpa mia, era partita
con un’idea, e stava restando delusa.. Ma poi gli incontri con la gente, i
colori, il cibo, fecero la loro parte: si innamorò del girovagare che piace a
me, senza meta.. Di non portare più l’orologio al polso (perché non serve
sapere l’ora).. Di fermarsi tra le bancarelle di un mercato per assaggiare le
specialità del posto, senza immaginare cosa stai gustando.. Ringrazierò sempre
la Thailandia per averle fatto scoprire il significato del viaggiare, del perdersi
nello sguardo curioso di un bambino, o in quello segnato dai giorni passati, di
un anziano.. Ora anche lei sa che se il tempo è bello.. Bene! Se no.. pazienza!
Ogni paese è splendido ed interessante, sia sotto il sole, sia sotto il
diluvio.. cambiano solo i colori e gli scenari che ti circondano.. Ma chi
incontri, sarà sempre la stessa gente felice di dividere e mostrarti quanto di
più bello e caro hanno..
HAT YAI, ai confini con la Malesia.
Avevo letto di un’anonima città di confine, non molto bella, e non mi aspettavo
molto; d’altronde saremmo rimasti li solo per la notte. Invece usciti
dall’albergo abbiamo trovato una grandissima festa in strada per la
celebrazione del capodanno Cinese, con tanta gente sorridente e come sempre
intenta a divorare qualsiasi cosa.
Ko Lipe. l’isola è veramente bella e
vale la pena del viaggio; il mare è di un turchese così carico che lascia senza
fiato.. L’alba è mistica.. Passeggiare sulla spiaggia liberata dalla bassa
marea, mentre il sole inizia a “pennellare” di viola e arancio tutto, ti apre
il cuore e la mente.. Capisci il perché certi posti sono magici..
Vi suggerisco un giro nelle isole del
Tarutao national park, di cui Ko Lipe fa parte..
Ko Libong. camminando lungo la spiaggia Vi
potrà anche capitare di percorrere tutta la baia incontrando solo alcuni
bambini del villaggio di pescatori, che incuriositi si avvicineranno per un
approccio sincero, fatto di sorrisi e gesti.. Passeggiando tutti sorridono e
salutano, non ti senti mai invadente, mai fuori posto. I bambini che avevamo
conosciuto alla mattina, più tardi nel pomeriggio sono venuti a cercarci
portando i compagni, ed approfittando della bassa marea, tutti insieme siamo
partiti alla ricerca di alcune delle bellissime conchiglie che la marea lascia
sulla spiaggia dorata.. Abbiamo vissuto un pomeriggio semplicemente magico. E
su quest’isola abbiamo ammirato alcuni tramonti davvero spettacolari: restavamo
incantati, come bambini davanti ad uno spettacolo di magia.. Si poteva solo
restare ammirati, con lo sguardo rivolto verso il mare, mentre tutto intorno,
ogni cosa si tingeva di calde sfumature dorate..
Ko Mok, non eravamo molto preparati,
avendola scelta quasi all’improvviso.. quest’ isoletta ci ispirava
maledettamente, ma senza un motivo particolare.. Avete presente quando si ha la
sensazione che un posto sia quello giusto? Ecco, proprio così.. Scelta
azzeccata! L’isola ci è piaciuta molto.. Belle spiagge, un piccolo centro, ed
alcuni caratteristici e colorati villaggi di pescatori, che al tramonto si
animano con il ritorno delle barche dopo la pesca.. Ma soprattutto la fortuna
di aver conosciuto sempre persone molto cordiali e disponibili.
Poi devo dire (a nostro merito) che cercare di
essere sempre educati e rispettosi, aiuta molto nel farsi accettare e voler
bene: l’unica regola che ho per i miei viaggi è il rispetto della cultura e
delle usanze di chi incontro, sempre.
NICARAGUA … paese straordinario!
di Cristina F.
Il vulcano Conception nell’isola di Ometepe in particolare mi ha
stregata, il solo osservarlo mi dava una strana energia, come se avesse un
potere, non avevo mai provato nulla di simile nei miei tanti viaggi…
Solitamente amo osservare la natura, mi emoziona, ma nessun elemento mi ha mai
trasmesso questa sorta di “connessione diretta ” come ad Ometepe.
Tuttavia voglio parlarvi della gente, persone meravigliose che
abbiamo incrociato durante il nostro percorso, perché se ci penso lo spirito
della gente del posto è fondamentale per la buona riuscita di un viaggio.
Non so descrivere
l’orgoglio e il fervore con il quale ci ha parlato della sua Terra, la pazienza
e la sua grande voglia di farci partecipi della storia del suo Paese (con tanto
di disegni vari lì dove avevamo qualche difficoltà). Sono state 2 ore davvero
istruttive per noi, non potevamo chiedere di meglio : una lezione da un
nicaraguense sul Nicaragua e era solo l’inizio del nostro viaggio!
Masatepe e lui non era molto propenso, a suo parere non c’era
nulla di interessante lì ed invece arrivati al pueblo, l’ho fatto ricredere (io
che “faccio conoscere” un paese della sua zona ad un locale, roba da pazzi)!
Abbiamo visitato la chiesa perché volevamo vedere il Cristo Negro, dal
campanile c’era una splendida vista sul vulcano Masaya, si è messa a chiamare a
gran voce il prete che in abiti civili stava lavorando nell’ orto … Questo
signorotto è arrivato tutto trafelato e ha accettato di aprire la porta che ci
avrebbe condotto al campanile, è stato davvero emozionante avere il privilegio
di salire lassù e la vista effettivamente meritava !
Tutti si conoscevano nel bus e io pensavo “vedi che carini hanno
fatto un’escursione di gruppo al mare…”, c’era un’energia positiva nell’aria.
Dopo un po’ arriva il signore con cui avevo parlato, sono convinta che è il
bigliettaio e mi richiede dove dobbiamo scendere, sono sorpresa poiché
teoricamente il bus da Las Penitas ferma solo a Subtiaba, la gente intorno dice
che loro sanno dov’è e che glielo diranno quando fermarsi… io chiedo quanto gli
dobbiamo per la corsa e lui mi risponde “Nulla, questa è la cortesia di noi
nicaraguensi!”. Finalmente realizzo che siamo su un autobus privato e ci hanno
dato un passaggio!!!
Aveva capito che eravamo
stranieri e ci voleva lasciare un portafortuna che ci avrebbe protetto … se ci
ha chiesto soldi? Naturalmente no, era un gesto del tutto disinteressato e di
cuore! E poi mi si chiede perché viaggio… sono i piccoli gesti come questi che
fanno la differenza in un Paese e constatare ancora che esiste la generosità,
la voglia di aiutare il prossimo, di conoscere e scoprire l’altro, la
naturalezza degli essere umani, sempre più nascosta nelle nostre ricche
nazioni. Una delle scene che serberò di Granada, non sono tanto i palazzi
colorati o le strade pittoresche , ma le vie secondarie che intorno al tramonto
si animavano di gente che con le loro sedie a dondolo sui marciapiedi
guardavano la tv posta all’interno della casa, o facevano quattro chiacchere
con i vicini, i bambini che occupavano letteralmente le strade per giocare a
baseball … la semplicità nella sua essenza! _______
ECUADOR
La via dei vulcani
di Ruggi Morenita
a Mitad del Mundo, monumento a uno dei
punti attraverso il quale passa la linea dell'equatore, dove ci regaliamo il
piacere di una foto con un piede nell'emisfero nord e con l'altro nell'emisfero
sud. iniziamo il percorso tra le due cordigliere andine, attraverso un paesaggio
ricco di laghi e montagne, che ci conduce fino al mercato di Otavalo in un
esplosione di colori, profumi ed odori dove si respira la solita atmosfera
magica e malinconica che solo le Ande sono capaci di trasmettere. Un’altra
meraviglia è la laguna de Cuicocha, lago vulcanico a 3220 mt, incastonato in
uno scenografico cratere spento l'interno del quale è occupato da un grande
lago con due isole al centro, che con il sole assume un colore blu cobalto.
la
laguna di Quilotoa considerata la più bella di tutto l’Ecuador. Si sale fino a
4.000 metri in un paesaggio deserto, selvaggio ed affascinante, fino al cratere
di tre chilometri di diametro, che, con alte pareti strapiombanti accoglie al
suo interno, un lago spettacolare dalle acque che variano dalla tonalità blu al
turchese. Arriviamo a Banos lungo la Via delle Cascate verso la giungla
amazzonica. Dirigendoci a Riobamba, la strada attraversa le pendici del vulcano
Tungurahua, uno dei più importanti e attivi della regione andina. Da qui
prendiamo il treno delle Ande un convoglio 10 sferragliante che sembra un treno
del far west. Il treno, in lunghe ore di lento e scenografico viaggio, con
pendenze sempre ardite e continui tornanti ci porta ad Alausì ed alla mitica
Nariz del Diablo, un luogo dimenticato dal Signore. Arriviamo a Cuenca, una
bella città piena di atmosfera. Il grande mercato dei fiori gestito
direttamente dagli indigeni è una vera festa di colori.
Mini viaggio tra frasi fatte e il senso delle parole
di Giovanni Minelli
Quest'estate tutti i viaggiatori devono
provare a chiedere " come va'?" o ad
augurare "buona vita" nelle più svariate
lingue e nei posti più assurdi del mondo e
poi vediamo cosa succede...
MURO
Mi
è arrivato un video da parte di Asgar, il giostraio di Minab. Mi ha colpito molto
la loro immensa fantasia e creatività. Mi fa sperare in un mondo migliore dove
ancora non sono riusciti a rubare i nostri sogni. Chiunque si domanderà cosa
diavolo si deve venire a fare in un paesino tra la polvere dove non c'è
assolutamente niente, invece io ho trovato tutta l'emozione della quotidianità
dei loro cordiali e ospitali abitanti. Anch'io appena sono arrivato col taxi
collettivo alla piazza principale di Minab ero molto spaesato, ma subito dopo
mi sono trovato nel paese delle meraviglie, con le loro donne Baluci
mascherate. Abbattete quel muro delle rotte turistiche e perdetevi in una
qualsiasi città sconosciuta, buttatevi a capofitto e le sorprese saranno lì ad
aspettarvi dietro l'angolo. Se non avete il coraggio di farlo rimarrete per sempre
appesi a quel muro con le gambe penzolanti nel vuoto.
Ivan Ske
VERSI LIBERI
DONNA
Senza te sarei vuoto a
perdere, il sogno più Bello da non chiedere, la scusa più ovvia per evadere! La
passione sfrenata Che cenere fa ardere, senza di te non ci sarebbero profumi,
il mondo sarebbe senza controllo perché tu vigili sull'uomo sei l'essenza ma
anche il suo crollo, le tue labbra chiamano baci da rubare al vento, mentre il
trasporto perdona ogni tradimento, donna di notte, donna di giorno, regina di
cuori, padrona del mondo!
Pino Bramante
DEDICA AL GRAFFIO
Scrivo solo per te.
Perché sei l’unico che mi capisce
Tu sei tutto per me
Costui il quale mi arricchisce
Non ti lascerò mai
Pur di non uscir la sera
Sei la mia droga oramai,
il mio sogno che si avvera.
Ivan Ske
In quel lucchetto c’è tutta la differenza tra una realtà che non
sento più mia e l’altra che tento di recuperare
di Alessandro Ranucci
Nell’era dei social network, in cui i pensieri scorrono come la
rotellina del mouse e in cui le parole perdono il loro valore, io mi tengo
stretto il mio Graffio .. Viviamo in un epoca di perenne “OVER”,
in cui tutti scrivono, tutti condividono emozioni ed esperienze nel web,
pensando che siano in tanti disposti ad impiegare del tempo per
interessarsi al loro mondo e alla loro vita, non accorgendosi
dell’enorme equivoco in cui sono caduti. In rete si vive
nell’aspettativa che ciò che mostriamo di noi sia condiviso ed apprezzato e si
prova gratificazione nel trovare una tribù disposta a capirci e
a seguirci nelle nostre idee. Purtroppo però pochi riescono ad
ammettere la “solitudine social”, quella che intasa i server di
parole ed immagini, chiudendo le vite in recinti di “bit”, rubandole al
reale, privandole dell’emozione di trovare conforto,
condivisione ed amore negli occhi della gente in carne ed ossa. Nel web il
flusso dei
pensieri e delle emozioni è cosi veloce che la nostra mente non
è più in grado di mettere a fuoco e concentrarsi su ciò che veramente
può interessare o piacere. Ecco che allora ogni pensiero è
uguale all’altro, le emozioni non hanno spessore, tutto si schiaccia sull’asse
delle X e nulla più ha la propria forma. Tutto si ripete, tutto
perde di significato. Da un po’ di tempo sto vivendo un progressivo
allontanamento dai social, perché non sento di aver bisogno del
supporto e della considerazione degli altri se non riesco a capire se
siano veri e reali. Non sento il bisogno di mettermi in vetrina
e fare il pieno di “mi piace”. Da questo punto di vista il Graffio lo sento
più vicino a me .. il bello del Graffio è che è fine a se
stesso, non vive del consenso o della critica degli altri, totalmente assenti.
Il
Graffio è una grande prova per se stessi, per non incappare
nuovamente nell’equivoco del consenso, ma semplicemente liberarsi ed
esprimersi, senza onde di ritorno. Non sappiamo quanti di quelli
che ricevono il Graffio lo leggono veramente, a quanti piace o quanti lo
criticano, non abbiamo nessun tipo di riscontro positivo o
negativo, eppure continuiamo ad esistere da due anni. Siamo come attori o
cantanti che si esibiscono ad occhi chiusi e con i tappi alle
orecchie ... Ogni volta non sappiamo se ci sia qualcuno a vederci ed
ascoltarci, eppure ci “esibiamo” lo stesso!. Questo salto nel
buio eccita e sprona la mia mente ad essere sempre attiva e prolifica e lo
scrivere qualcosa per me stesso mi da enorme gioia ... la mia
gioia .. la vera gioia! Fuori, nel vero web, tutto mi sembra finto, perché
non ce nulla di fine a se stesso, la gioia mi sembra finta, il
dolore a volte mi sembra finto, la solidarietà spesso anche finta. Si perché
se si è perennemente sotto l’occhio del grande fratello, molti
nostri pensieri sono frutto di calcolo, le nostre idee potrebbero essere
condizionate e le verità, con molta probabilità, sono mezze
verità. Non sarà mai come scrivere per se stessi, come nei diari che
scrivevamo diversi anni fa ... In quei diari c’era tutta la vera
essenza di noi e non so se vi ricordate, molti avevano il lucchetto.
Immaginate l’importanza ed il valore che potevano avere quei
diari se avevamo la necessità di proteggerli dagli altri addirittura con un
lucchetto. Proprio l’esatto contrario di ciò che accade oggi, in
cui non abbiamo più segreti, sempre alla ricerca della condivisone ed
approvazione, come se non riuscissimo più a cavarcela da soli e
avessimo continuo bisogno di essere considerati. In quel lucchetto
c’è tutta la differenza tra una realtà che non sento più mia e
l’altra che tento di recuperare, anche attraverso le pagine del Graffio. Ho
bisogno di un approccio più intimistico alla vita e con le
persone, e forse di un piccolo, nostalgico ritorno al passato ... che un po’ mi
manca.
DEDICA AL GRAFFIO
RispondiEliminaScrivo solo per te.
Perché sei l’unico che mi capisce
Tu sei tutto per me
Costui il quale mi arricchisce
Non ti lascerò mai
Pur di non uscir la sera
Sei la mia droga oramai,
il mio sogno che si avvera.
Ivan Ske
Sei diventato pure un POETA viaggiatore del terzo millennio.
Ottimo Ske, ci sentiamo presto
https://robertoburacchini.blogspot.it/
Grazie mille Roby. Il Viaggio è poesia.
RispondiEliminaHaribol