IL
GRAFFIO DEL VIAGGIATORE
Per
scrittori anarchici …completamente liberi
Anno
3 – Numero 38 – Marzo 2018
Questo
numero del Graffio è dedicato ai companeros nicaraguensi, i quali si
stanno ribellando contro il governo che ancora usa il nome FSLN (
Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale) invano, ebbene sì
inappropriatamente, perché non è altro che un tornaconto del
presidente Ortega e di sua moglie.
I
GRAFFI di Marzo
IRANIANI
di Roberto B.
Un viaggio in Iran è fatto di
persone, tutti me lo avevano detto, ma fino a che non lo provi sulla tua
propria pelle, non puoi descriverla. Ecco perché grazie a queste righe, spero
che chi leggerà prenda, prima o poi, la giusta decisione, e parta per
incontrare il popolo iraniano prima e le bellezze di questo Paese poi.
Inizierei questo lungo viaggio
dal treno notturno per Kerman, partito da Teheran alle ore 19 del giorno 11
ESFAND 1396. Sì, proprio così, in Iran il calendario è diverso dal nostro e sul
ticket del treno questa era la nostra data di partenza. Dopo essersi accomodati
sulla nostra cuccetta, conosciamo dopo le prime titubanze Reza e Afsaneh
diretti a Rafsanjani, 2 ore prima della nostra destinazione. Scambiamo poche
parole, visto che non sono assolutamente fluenti in inglese, ma passiamo dei
bellissimi momenti con loro fino a ritrovarsi sul vagone ristorante con la cena
già pagata da loro precedentemente. Ci invitano a scendere con loro a
Rafsanjani dove vorrebbero ospitarci per i prossimi giorni; rifiutiamo a
malincuore, ma gli promettiamo di ripassare dalle loro parti una prossima
volta. Così ci accoglie la gente iraniana, dopo meno di 24 ore dal nostro
arrivo. Certo che se ce lo avessero richiesto un'altra volta e noi insistevamo
semplicemente a ringraziarli lo stesso come se avessimo accettato, ad una terza
proposta, non si può rifiutare perché in questo caso sarebbe stata una grande
offesa. Per fortuna sono persone intelligenti, ma non pensate che il loro
invito sia una semplice formalità, perché per loro l'ospitare un viaggiatore è
un dono di Dio.
Una volta giunti a Kerman,
decidiamo di prendere una macchina per un giorno e visitare i dintorni, con
vista del tramonto sul deserto del Kalut, uno spettacolo indimenticabile,
grazie anche alla bellissima compagnia della gita organizzata di un gruppo di
signore di Jiroft, che ci invitano a bere dell'ottimo tè nel bel mezzo del
deserto.
Dopo la bellissima visita alle
cittadelle di Bam e di Rayen, decidiamo di fermarci per un caffè nella
periferia di Rayen. Un perfetto sconosciuto di cui non conosco neppure il nome,
si siede al mio fianco e incomincia a chiedermi informazioni sul mio Paese.
Entriamo addirittura in argomenti molto delicati, tipo U.S.A. Nucleare etc etc.
Dopo pochi minuti ci saluta lasciandoci il suo indirizzo di casa, invitandoci a
visitarlo nei prossimi giorni. La sorpresa finale è che il conto del bar è già
stato pagato da lui e noi lo rincorriamo per dirli almeno Mercee Rafiq.
Un'altra stupenda conferma del popolo persiano.
Dopo la giornata a BAm e Rayen e
dopo la sorpresa del conto pagato al bar, veniamo accompagnati dal nostro
driver al supermercato di Kerman. Veniamo presentati al direttore, che ci
invita a lasciare gli zaini nel suo ufficio. Saremo suoi ospiti per la cena,
nei tavoli del supermercato e alle 10, ci accompagneranno in auto alla stazione
degli autobus per salire in tempo sul
bus notturno diretto a Shiraz. Non ci posso credere, ci lasciano davanti alla
porta del pullman per assicurarsi della nostra incolumità. L'unico modo per
ringraziare tutti i dipendenti del supermercato e fargli pubblicità durante i
nostri giorni successivi.
All'inizio erano un po' timidi,
ma poi si sono avvicinati e ci hanno incominciato a chiedere informazioni varie
su di noi e sul nostro Paese. Mohammed e Koorosh, sono stati molto gentili con
noi. Conosciuti a Shiraz, siamo rimasti in contatto con loro fino al nostro
arrivo ad Esfahan, dove ci siamo incontrati di nuovo e dove ci hanno fatto
scoprire prelibatezze culinarie della regione e piccoli angoli nascosti della
loro città. A loro va un ringraziamento particolare, soprattutto per averci
fatto scoprire il delizioso Fareni.
All'inizio sembrava un semplice
tassista in cerca di un paio di turisti da portare in giro a Shiraz e dintorni,
poi è diventato un amico fidato con cui abbiamo condiviso una giornata e una
notte in compagnia della sua famiglia. Si è presentato all'hotel in perfetto
orario, regalandoci una colazione locale a base di Ash, una zuppa di lenticchie
e spezie varie. Ci ha offerto in più di un'occasione durante il giorno tè e
biscotti, facendoci sentire sempre in debito con lui. La sua famiglia è stata
gentilissima con noi, facendoci scoprire una faccia della città in veste
notturna. Grazie Mahdi per la tua gentilezza e la tua accoglienza. Dove lo
trovi un tassista che ti ospita a casa, un'altra incredibile realtà persiana.
Siamo giunti alle torri del
silenzio, nella periferia di Yazd, giusto in tempo per il tramonto. Una vista
spettacolare, resa ancor più speciale grazie
a Amir e Mohammed, due simpatici afgani di Bamyan, famosa in tutta il
mondo per i suoi buddha giganti scavati nella roccia. Ci hanno invitato a
visitare il loro Paese martoriato dalla guerra e dai Talebani, ma non credo sia
molto sicuro viaggiare in Afganistan in questo periodo. Li abbiamo ringraziati
dopo averci fatto scoprire una parte del loro Paese con i loro racconti appassionati
ed emozionanti.
Un ringraziamento particolare a
Mahsa e ai suoi genitori un po' troppo rigidi. Ci hanno accompagnato dalle
torri del silenzio fino a Yazd con la loro macchina. Prima però, ci hanno fatto
partecipare alla funzione religiosa presso la moschea del loro quartiere e dopo
ci hanno invitato per una cena al ristorante. Il padre si è scusato più volte
per non averci potuto portare a casa loro, ma erano in partenza per Teheran,
dove la loro figlia maggiore sta studiando scienze dell'alimentazione. Grazie
mille per lo squisito succo di carote, uno dei migliori assaggiati durante il
nostro viaggio.
Un grazie particolare va a Moseh,
con cui abbiamo passato due splendidi giorni a Yazd. proprietario di una casa
tradizionale a conduzione familiare, ci ha fatto passare una splendida serata
sotto un cielo stellato al ritmo di musica persiana. I figli, con cui abbiamo
passato due ore a giocare a carte, ci hanno chiesto di tornare presto a casa
loro, dove avremmo potuto insegnargli nuovi giochi. Grazie mille per le
splendide colazioni tradizionali preparate con cura.
Sapevamo che non sarebbe stato
difficile raggiungere Varzaneh, nonostante la mancanza di mezzi pubblici
frequenti. E così è stato. Un ringraziamento particolare a Marjan, che ci ha
offerto, nonostante il suo inglese inesistente, di aspettare con lei ai margini
della strada. Suo padre è giunto dopo pochi minuti e ha fatto in modo che
potessimo raggiungere una delle guest house tradizionali del villaggio. Ci
hanno offerto inoltre un sacchetto di semi da sgranocchiare insieme al tè
offerto gentilmente dalla guest house appena arrivati. Grazie ancora.
Raggiungere Gorthan da Varzaneh,
non è molto difficile, basta mettersi sul ciglio della strada e aspettare la
prima auto che passa. Il problema però è trovare uno che non voglia a tutti i
costi invitarti a casa. Ecco che allora, invece di ritrovarti tra le rovine
della cittadella di Gorthan, ti ritrovi in 5 minuti dentro una casa iraniana a
bere un tè, assaporare un gelato allo zafferano e a scambiare due chiacchiere
con una simpatica coppia appena sposati. Domani ritenteremo a raggiungere
Gorthan. Ce la faremo.
L'avevo detto che ce l'avremo
fatta. Abbiamo dovuto aspettare solo la mattina seguente, mettersi nuovamente
sul ciglio della strada ed incontrare Amir, un simpatico zoroastriano diretto
ad Esfahan. Fortunatamente lui non era diretto verso la sua abitazione e quindi
non ha potuto invitarci a casa, e così abbiamo potuto visitare le rovine di
Gorthan. Grazie mille per il passaggio, la bella musica e soprattutto per le
squisite gomme americane alla banana.
Dopo la visita alle rovine di
Gorthan, ci sistemiamo sul ciglio della strada per tornare a Varzaneh. Ma se
hai la sfortuna nuovamente di incontrare un qualsiasi iraniano diretto a casa,
ecco che in pochi minuti ti ritrovi a mangiare a casa sua. L'inglese non era
proprio la loro lingua preferita, ma il kebab e lo yogurt erano deliziosi.
Grazie mille per il pranzo e per il passaggio verso Varzaneh, ci dispiace non
aver potuto partecipare alle vostre lezioni di Inglese della sera successiva.
Sarà per la prossima volta.
Ecco a voi Kalil, uno dei 6
fratelli che gestiscono la guest House di Varzaneh dove eravamo ospiti. Lui
però, è diverso dagli altri 5 fratelli, è zoroastriano, e non segue la legge islamica,
almeno quando lo può fare. Dopo l'escursione al deserto e al lago salato, ci ha
invitato a casa di un suo amico, nel deserto, dove ci ha offerto una cena
deliziosa a base di pollo allo spiedo e dell'ottimo succo di melograno. Un
iraniano fuori dagli schemi, appena rientrato da un vacanza in Thailandia e che
ci ha promesso di venirci a trovare in Italia. Kalil, sei il benvenuto a casa
nostra, siamo in debito con te e con i tuoi fratelli. Grazie mille
La differenza tra i villaggi e le
città, si nota subito, soprattutto se capiti a casa di Katere, una simpatica
iraniana di Esfahan. A lei non importava assolutamente quanti giorni saremo
rimasti nella sua guest house, l'importante è che fossimo arrivati in tempo per
partecipare alle celebrazioni del Chaharshanbeh Souri o festa del fuoco. Grazie
a lei abbiamo conosciuto l'altro volto dell'Iran, con feste in casa e balli.
Grazie mille per la vostra ospitalità e per averci dato l'opportunità di
passare con voi, nella vostra casa privata una serata indimenticabile.
Un ringraziamento particolare va
alla signora manager della pasticceria "amooghanad"di Esfahan. Dopo
aver camminato un paio d'ore in direzione di Jolfa, il quartiere armeno della
città, decidiamo di fermarci per una sosta colazione. Stentiamo un po' a
decidere i giusti dolci da comprare per placare la nostra fame mattutina, ma
poi lei accorre per aiutarci a scegliere il meglio della loro pasticceria. E
non provateci ad offenderla, qua gli stranieri sono loro ospiti, quindi
rimettete il portafoglio in tasca e ringraziate della solita gentilezza e
ospitalità iraniana. Magari se ripassate da quelle parti portate in dono un
sacchetto di pistacchi, giusto per non sentirvi tutto il giorno in debito con
loro. Grazie mille, la vostra generosità ha superato tutte le nostre
aspettative.
Questo nostro viaggio fantastico
attraverso le persone finisce con un simpatico gruppo di Curdi, universitari a
Teheran. Abbiamo scambiato solo poche parole con loro, giusto un'oretta, tra le
strade di Kashan, ma è bastato poco perché ci invitassero a visitare il deserto
con loro il giorno successivo. Peccato dover ripartire per l'Italia e non poter
condividere con loro un'ennesima esperienza iraniana. Ma non preoccupatevi
ragazzi, ce lo ricordiamo benissimo del vostro invito a Paveh, a pochi
chilometri dal confine iracheno. Non c'è bisogno di insistere tanto, presto vi
faremo visita come da voi richiesto.
Voglio concludere con un anonimo
iraniano, simbolo di tutti gli iraniani incontrati sul nostro cammino. Non
finiremo mai di ringraziare tutti quanti, per le splendide ore passate in
vostra compagnia. Siamo in debito con tutti voi, gente cordiale, gentile e
accogliente. Non vi scorderemo mai, e presto torneremo a trovarvi.
Roby
RIO DELLE AMAZZONI
Entrare definitivamente nelle acque del Rio delle Amazzoni dopo aver navigato 1500km del Rio Putumayo mi rallegra tantissimo, si sta avverando il mio sogno, non ci sto più nella pelle. E' decisamente molto più largo del Rio Putumayo e anch'esso ha dell'enormi isole al suo interno. Al contrario del Rio Putumayo qui possiamo benissimo navigare costeggiando sulla sponda, mentre prima dovevamo stare attenti al basso fondale navigando sempre più possibilmente al centro. Talvolta non so se siamo vicini alla sponda del Rio delle Amazzoni o siamo semplicemente costeggiando la riva di un'isola del grande fiume.
Si iniziano a vedere altre imbarcazioni e non solo mercantili. Bellissime le barche passeggere classiche brasiliane a due piani con i parapetti in legno.
L'entusiasmo di navigare sul fiume più lungo al mondo si affievolisce guardando i primi villaggi con il tetto in lamiera, invece che di paglia come in Perù o in Colombia. Vito mi racconta che il governo brasiliano aiuta gli indios con delle sovvenzioni in denaro e non fanno altro che finire i soldi in alcool. Anche nei piccoli villaggi, da lontano dalla nostra nave, si nota la gigantesca chiesa che sovrasta il piazzale verde, è pazzesco fin dove il clero riesce ad arrivare.
Appena vedo i pescatori sulle loro piccole canoe pescare con le reti, rimpiango la foresta amazzonica colombiana dove pescavano solamente con una lenza in mano. La Maricarmen procede al suo ritmo di navigazione senza problemi, anche se siamo controcorrente. Stiamo risalendo il Rio delle Amazzoni fino a Tabatinga, ultimo paese brasiliano per poi ritornare di nuovo in Colombia a Leticia.
Ad un tratto noto un "peque peque" con un indios fermo immobile con una lancia puntata sul fiume. E' impassibile non si muove di un grado, sembra una statua di bronzo. E' un vecchio indigeno che per fortuna non dimentica le tradizioni e pesca il mega pesce "pirarucù" o come lo chiamano i peruviani dell'equipaggio "paiche" detto anche il mostro dell'Amazzonia. Chissà da quanto tempo è in quella posizione, pronto, e appena vede passare l'immenso pesce ad infilzarlo al primo colpo. Finalmente la vera Amazzonia, quella di cui sognavo, dopo tanta delusione tra lamiere e reti da pesca. Mi sembra di essere in un documentario, dove non esiste la nostra crudele civiltà e vedere quest'anziano con una tenacia, pazienza e volontà di portare a casa da mangiare, mi ricorda che sono in mezzo alla foresta amazzonica, il polmone del mondo. Anche se devo ammettere è molto più selvaggia l'Amazzonia peruviana e colombiana, si vede che il Brasile è una potenza mondiale, si può notare un po' di progresso in più in questi villaggi sperduti nel verde, anche soltanto colorare le assi di legno delle case è un senso di stile moderno. Alla vista più carine, ma il tetto in lamiera le odio.
La vastità del Rio delle Amazzoni e la posizione rivolta verso ovest ci regala un tramonto sulle sue acque indimenticabile. Ammiro a bocca aperta il sole calare a picco immergendosi nell'acqua. Scendo a prua per non perdermi un solo secondo di questo meraviglioso spettacolo della natura. Tutto il verde della foresta si colora di rosso fuoco, l'acqua marrone lurida per pochi minuti si illumina, la palla enorme di fuoco è diventata color fucsia; io il sole così colorato non l'avevo mai visto in vita mia. Quando torno indietro grido con l'emozione di un bambino:" fucsia, fucsia, il sole fucsia fosforescente, bellissimo!" E per aver conferma lo chiedo a tutti se anche per loro è di color fucsia. Sono tutti molto contenti di vedermi così entusiasta. Sono davvero delle bravissime persone, ormai dopo diversi giorni insieme, siamo come una famiglia unita. Per loro è una cosa normale, per me è il paradiso in Terra. I miei nuovi amici ammazzano il tempo con il bingo o la vecchia tombola, mentre io sono sempre sul ponte a prendere il sole.
Incrociamo un'altro mercantile della stessa nostra compagnia battente bandiera peruviana e ci fermiamo a caricare delle verghe d'alluminio direttamente sul fiume da portare a Iquitos. Dopo gli ennesimi carichi dalla terra ferma, questo è il primo e unico carico sul fiume. Nella mia mente immagino il rifornimento di carburante in volo. All'alba purtroppo vediamo un mercantile brasiliano insabbiatosi durante la notte e dopo i loro segnali ci avviciniamo a spingerli fuori con i motori a tutta forza, ma non basta. Fa un freddo incredibile e loro sono tutti a petto nudo, si vede che stavano già lottando con le loro cime a uscire da questa terribile situazione. Non c'è verso di liberarli, il patron al comando, alla fine ci rinuncia. Rischiamo di bruciare i motori, è troppo rischioso e a malincuore li abbandoniamo al loro triste destino. Non dimenticherò mai questa scena: il mercantile brasiliano insabbiato, accostato alla foresta con il sole appena sveglio colorando l'inizio della giornata.
Anche questa è la vita: a volte bellissima e a volte terrificante.
Il Patron come ogni giorno scrive il diario di bordo, mentre io scrivo il mio diario di viaggio.
Dall'argine del fiume basso ci sono le piccole canoe legate. E' impressionante di quanto sia basso il livello del fiume e mi regala l'ultima viva emozione: piccoli bambini in costume o in mutande tuffarsi nel fiume attirando la mia attenzione, salutandoci con la manina e dopo ogni tuffo, piccole risate e grida di gioia che mi riempono il cuore di felicità. Mi accorgo di una bambina che chiama i suoi amichetti perché non riesce, oppure ha paura di scendere. Rimane a due metri d'altezza dall'acqua, mentre gli altri si divertono come pazzi, lei è il quadro triste della scena e mi fa tanta tenerezza e compassione.
Dopo undici giorni finalmente o purtroppo arriviamo a Tabatinga al confine tra Brasile, Colombia e Perù. La mia avventura con la mia nuova famiglia finisce qua, perché io scenderò per andare a Leticia, anzi prima sull'isola di Santa Rosa in Perù a farmi timbrare l'uscita del Paese sul passaporto per poi andare a Leticia per un nuovo timbro d'entrata della Colombia. Sono tutti commossi del mio addio, anche l'amministratore della Maricarmen, il quale abbiamo avuto un piccolo screzio una sera, perché ogni volta che la nave attraccava nei piccoli villaggi, io ero sempre il primo a scendere, a toccare terra dove mai nessun turista ha mai messo piede e una sera mi ha sgridato perché loro dovevano lavorare e mi negò di andare a visitare il villaggio. Ora mi chiede gentilmente di fargli pubblicità. Loro è la prima volta che "trasportano" uno straniero e gli farebbe molto piacere se in futuro ne invitassi qualcuno a salpare con loro. Abbraccio tutti con molto affetto, faccio fatica a scendere, continuo a voltarmi indietro a salutarli, a immagazzinare ogni centimetro dei loro volti. Sicuramente rimarranno per sempre nel mio cuore. Undici giorni vissuti in piena armonia, di battute scherzose, di storie assurde come quella del padre immortale ai colpi della cerbottana degli indios, diventando il loro dio. Nel giorno della sua morte gli hanno fatto una statua in suo onore e un giorno del suo anniversario la croce si illuminò di una forte luce così intensa da abbagliare tutti gli abitanti di Limonero.
Non mi sembra vero di essere arrivato. quasi non vorrei scendere e vorrei con tutto il cuore continuare con loro fino a Iquitos, ma il tempo stringe.
Per molti turisti da Bogotà arrivare in aereo a Leticia è arrivare a capofitto nell'Amazzonia, per me arrivare a Leticia è tornare alla civiltà, specialmente quando scopro che fanno addirittura la disinfestazione per le zanzare. Dai ma quale giungla, io che ho avuto sul piede quasi 150 morsi di mosquè, per non contare il resto del corpo, Leticia è una metropoli.
Da essere stato l'unico uomo bianco mi ritrovo circondato da milioni di turisti in riva al Rio delle Amazzoni... che tristezza, quando sono tutti felici di fare il loro tour a vedere i finti indios con i costumi tradizionali. L'unica cosa che mi rammarico è di non aver visitato la palude con le ninfe giganti, ma come potevo dopo tre settimane di viaggiatore solitario ritrovarmi in un gruppo organizzato per la gita giornaliera?
La mia mente è rimasta ai piccoli villaggi nella fitta foresta sperduti da tutte le mappe geografiche. Ebbene sì mi ritrovo spaesato a Leticia e il giorno dopo torno dove era ancorata la Maricarmen e la ritrovo ancora lì, a causa della dogana brasiliana. Senza dubbio gli stanno facendo pagare ancora le tartarughe e le uova illegali. Il Patron mi racconta che forse domani potranno andare a Santa Rosa in terra peruviana e io il giorno seguente li rincontro a Santa Rosa, arrivando con John e sua madre che erano andati a cambiare i soldi a Tabatinga e gli ho offerto il passaggio in barca. Appena mi rivedono si illuminano dei loro migliori sorrisi e non gli sembra vero il mio amore per loro. Mi sono troppo affezionato, non riesco ad andare in giro per i vari tour dell'agenzie. La Maricarmen, dopo due giorni fermi alle tres fronteras, sono pronti per salpare fino a Iquitos.
Addio Maricarmen o un futuro arrivederci?
Ivan Ske
ANGOLO DELLA BATTUTA
Per dimenticarci di essere seri
Sai qual è il colmo di un cantante?
Avere l'ernia al disco
Pino Bramante
Tutti coloro che vogliono intervenire con un loro pensiero, argomento, articolo di viaggio e non, sono invitati calorosamente a farlo. Sarà pubblicato sul prossimo numero del Graffio del Viaggiatore.
Grazie mille
ilgraffiodelviaggiatore@gmail.com
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IL VIAGGIO
LE EMOZIONI DEL NOSTRO ULTIMO VIAGGIO
Spazio dedicato alla sintesi delle nostre emozioni quelle dell’ultimo viaggio ... il più bello ... il più vivo ... il più immenso
BENIN
La fortuna di incontrare un'amica viaggiatrice a Milano e scoprire che partirò con una sua amica, la quale ha una onlus a Ouidah
La Onlus italiana di Ouidah: "Ensemble pour grandir" e i suoi magnifici bambini
Le parrucche delle mamme, non pensavo che tutte, nessuna esclusa, indossa una parrucca.
La preparazione dell' Igname pilè
La vestizione coi nuovi vestiti donati dall'Italia, dove i bambini non vedono l'ora di indossarli.
I soliti bambini legati sulle spalle, non solo dalle mamme, ma anche dalle sorelline.
Gran Popo al Lions bar, insieme ai rasta... che erba!
La forza delle onde dell'oceano
Il ricordo alla tratta degli schiavi
Il Voodoo, religione di Stato
Mami wata, la serena dea del voodoo, dove i bambini mi dicevano che a mezzogiorno esce dall'oceano
L'albero dell'oblio a Ouidah
La cucina africana, stoviglie su due sassi alimentate a carbonella di legno
Zakele e la sua amichetta inseparabile, nonostante lui ha una malformazione alla gamba, nessuno lo esclude
Il cinema grazie al proiettore all'Ensemble pour grandir
I vestiti uguali di una famiglia intera
Il tempo sacro del pitone e la foresta sacra per il voodoo a Ouidah
La stranezza di esprimere solo cose positive sugli alberi sacri, significa che hanno molta paura dei malefici e ogni volta mi ricordavano di esprimere solo desideri positivi
La mescolanza di religioni musulmana, cristiana e voodoo perfettamente in pace
La mia solita sosta dal barbiere con la foto del taglio di Obama, dove mi ha fatto la barba con la crema depilatoria per un'incomprensione
Il fisico bestiale di un bambino, scolpito come un pugile
I distributori di benzina, dove la tengono in piccole damigiane
L'immensa spiaggia di Gran Popo
Il villaggio di paglia dei pescatori con alle spalle un'immensa villa, un contrasto pazzesco
Le grosse navi di legno dei pescatori e quanto pesano tirarle su in spiaggia, quando mai li ho aiutati!
Il pescatore che gentilmente mi ha chiamato a fare due chiacchiere mentre riparava la sua rete sulla spiaggia
I panni stesi, ehm scusa, sulla spiaggia ad asciugare
La gioia di andare al mare con i bambini della onlus, su quel furgone eravamo in 31!
Le cuffie da doccia alle bambine in spiaggia e l'accappatoio giallo di Zakele, non so perché, ma l'ha indossato tutto il tempo che siamo rimasti in spiaggia.
L'ananas...squisita
La strana Africa: lavano i bambini coi bidoni dell'acqua, io pensavo che era il momento di tornare all'onlus, invece dopo due minuti erano ancora tutti in acqua.
La mamma Avatar, oh uguale identica alla ragazza del film, solo che invece dio essere blu, è nera.
La felicità dei venditori di cocco in spiaggia alla vista di tutti quei bambini pronti a mangiarne uno a testa
I negozi di souvenir che oltre alle classiche maschere africane vendevano le bambole per i riti voodoo.
Il mio vestito africano fatto da Barbara, la ragazza sarta dell'associazione
Ganviè, il suo villaggio galleggiante sul lago
Brice, la mia guida e l'autista della onlus
La festa di capodanno con balli tradizionali, canti e scene teatrali da parte dei ragazzi dell'Ensemble pour grandir. Ho fatto anche il giudice alla competizione canora e di danza
La bottiglia di plastica da 1/2 l. come microfono
Le tartarughine
Il viaggio verso nord col bus
L'invito a casa di Bruce dai suoi genitori a Natitingou
Il bagno di casa con un semplice buco e i pezzi di giornale e fogli di carta come cartaigienica
Il villaggio dei Tata Somba al confine col Togo
Il baobab gigante con la sua porta naturale nel tronco
I segni in faccia di riconoscimento dei Tammari, rappresentati anche sulla case tradizionali di fango.
Gli scheletri degli animali appesi sopra le porte e i fantocci voodoo che rappresentano gli dei
i Tre granai sulle terrazze delle case: uno per il padre, uno per la madre e uno per i figli.
Il villaggio dei Taneka vicino a Djougou con i due anziani che fumavano la pipa e il loro re seduto sotto un albero
Il peso dell'Africa sotto le teste delle donne
Il venditore di spiedini di topi arrostiti
e naturalmente l'indovino voodoo.
RIFLESSIONI SULLA VITA
I ricchi americani hanno paura di una vera e propria apocalisse e stanno "scappando" in Nuova Zelanda comprandosi resort super attrezzati con bunker. Povera Nuova Zelanda dal paradiso di un Paese pacifico ai prossimi dittatori? La Storia si ripete, ammazzeranno i Maori e poi si dichiareranno i veri Neozelandesi?
Ivan Ske
I AM STILL FREE
I sogni e i progetti di chi non vuole smettere di correre...
Scriviamo e lasciamoci andare sempre e ovunque...
La tratta degli schiavi a Ouidah.
Sul mare c'è la porta che rappresenta il punto di partenza degli schiavi per il nuovo mondo.
Potrei scrivervi che si percepisce la paura come per esempio al campo di concentramento di Auschwitz, Oswiecim in polacco, dove si rimane depressi per giorni per via dell'energia negativa che emana quel luogo, lo stesso che ho sentito a Nyamata, dove hanno assassinato migliaia di persone dentro la chiesa in Rwanda, invece questa volta nel mio cuore puro non vedo altro che il meraviglioso oceano di fronte a me, sarà la forza della natura che comanda il mio stato d'animo, ma mi sento più libero che mai!
Ivan Ske
LA MUSICA PER CHI VUOLE VEDERE
https://www.youtube.com/watch?v=ZiGopJ2hFMs
Il mio amico Max: "Nemmeno ai mondiali"
IL MURO
IL DOLORE PIÙ GRANDE PER UN VIANDANTE È TROVARSI DI FRONTE AD UN MURO AL DI LA DEL QUALE NON PUÒ ANDARE.
A me basta un letto o un'amaca e un tetto sopra la testa giusto per ripararmi dalla pioggia, però non ho per niente bisogno delle pareti, ma alberi e libero dai muri.
https://www.youtube.com/watch?v=jT091rQpnZs
Ivan Ske
PAROLE IN LIBERTA'
Italiani, ah poveri illusi pensavano davvero che con il loro voto finisse il momento grigio dell'Italia con i governi tecnici...alla fine ce l'hanno fatta, ma comanda Salvini.
Ivan Ske
IL VIAGGIO IMMAGINARIO
IL VIAGGIO IMMAGINARIO È QUELLO CHE HAI SEMPRE SOGNATO E CHE NON HAI MAI REALIZZATO ...
QUELLO CHE PRENDE FORMA DI NOTTE E AL RISVEGLIO SI DISSOLVE NELLA MENTE ...
MA IL VIAGGIO IMMAGINARIO È ANCHE QUELLO DENTRO NOI STESSI
SENZA DUBBIO IL VIAGGIO PIU PERICOLOSO ED AFFASCINANTE SI POSSA FARE ...
QUELLO CHE SCAVA SCAVA TROVI SEMPRE QUALCOSA CHE NON VA IN TE ...
SCAVA SCAVA TROVI SEMPRE STRADE NUOVE ... STRADE CHE PERCORRI CON CORAGGIO E TI CAMBIANO LA VITA ...
UN VIAGGIO CHE TI DA UNA FORZA MAI AVUTA PRIMA ... CHE APRE PORTE IMPOSSIBILI ...
SCONFIGGE ANTICHE PAURE ... E CI AIUTA A CAMBIARE ... A MIGLIORARE
LASCIAMOCI ANDARE AL NOSTRO VIAGGIO IMMAGINARIO ...
MA NON è BISOGNA VOLERLO!
https://www.youtube.com/watch?v=GdxUIZOzd5E&feature=share10
Il Viaggio Immaginario di Ivan Ske
Questo viaggio immaginario sarà molto insolito perché non sarà un viaggio geografico, di avventure fantasiose, ma un viaggio nel cuore della mia città favorita: Napoli.
Viaggio verso Napoli per festeggiare la vittoria dello scudetto. Sì avete capito bene, il Napoli è campione d'Italia. Parto da Milano carico ed entusiasta con il treno notturno da Porta Garibaldi per arrivare a festeggiare in città già alle prime luci del giorno. Sul treno ci sono altri napoletani e si canta dalla partenza fino all'arrivo, senza chiudere occhio un minuto. Appena arrivo Napoli è monocolore, tutto, ma proprio tutto non si salva niente è completamente azzurro: macchine, scooter, moto, persino le auto della polizia sono tutte azzurre, muri appena verniciati, tetti con tegole e lamiere azzurre, marciapiedi, strade, semafori, pali della luce, monumenti, castelli, piazze dipinte di azzurro. Azzurro come 'o cielo e 'o mare e sta città cantava Pino Daniele. Tutti i quartieri: Vomero, quartieri Spagnoli, Secondigliano, Margellina, ecc.ecc. espongono bandiere azzurre, addirittura i soliti panni stesi ai balconi in strada sono tutti azzurri, mi sembra di essere atterrato su pandora con gli avatar azzurri... fusse a Maron che pure ess erano napoletani?
Il primo posto che visito è la gigantografia di Maradona sulla parete del palazzo, un'emozione incredibile, D10S davanti a me con la maglia azzurra e lo scudetto sul petto, poi volo a vedere l'altro suo murales con il viso in primo piano fino a quello del nostro capitano attuale.
Anche i neri si sono dipinti la faccia di azzurro, è una festa globale, ne sono tutti contenti, anche i pusher vendono la cocaina dipinta di azzurro, perfino le pistole sono azzurre. I bar e le pizzerie fanno caffè azzurri e pizze in onore della grande vittoria del Napoli con il tricolore: rosso pomodoro, basilico e mozzarella.
VERSI LIBERI
Mentre mi perdo nei miei pensieri più oscuri
aspetto con ansia che il tuo amore mi curi
sospeso in bilico nel fuoco dell'inferno
smarrisco attimi che raffreddano l'interno
Pino Bramante
COSE STRANE DAL MONDO
LE FOTO DI IVAN SKE
Tisana afrodisiaca in Benin
ANGOLO DEI LIBRI
INVITO ALLA LETTURA
di Ivan Ske
Marco Aime
Il soffio degli antenati
Immagini e proverbi africani
una grande energia sorridere
mangiare il mondo correre all’orizzonte
ruggire emozionarsi
Non perdiamoci di vista... l’appuntamento è per il Graffio di Aprile
e ricordatevi sempre di chiudere gli occhi e di non smettere mai di sognare ...
perché il viaggio più bello, si trova nei vostri sogni ...
RIO DELLE AMAZZONI
Entrare definitivamente nelle acque del Rio delle Amazzoni dopo aver navigato 1500km del Rio Putumayo mi rallegra tantissimo, si sta avverando il mio sogno, non ci sto più nella pelle. E' decisamente molto più largo del Rio Putumayo e anch'esso ha dell'enormi isole al suo interno. Al contrario del Rio Putumayo qui possiamo benissimo navigare costeggiando sulla sponda, mentre prima dovevamo stare attenti al basso fondale navigando sempre più possibilmente al centro. Talvolta non so se siamo vicini alla sponda del Rio delle Amazzoni o siamo semplicemente costeggiando la riva di un'isola del grande fiume.
Si iniziano a vedere altre imbarcazioni e non solo mercantili. Bellissime le barche passeggere classiche brasiliane a due piani con i parapetti in legno.
L'entusiasmo di navigare sul fiume più lungo al mondo si affievolisce guardando i primi villaggi con il tetto in lamiera, invece che di paglia come in Perù o in Colombia. Vito mi racconta che il governo brasiliano aiuta gli indios con delle sovvenzioni in denaro e non fanno altro che finire i soldi in alcool. Anche nei piccoli villaggi, da lontano dalla nostra nave, si nota la gigantesca chiesa che sovrasta il piazzale verde, è pazzesco fin dove il clero riesce ad arrivare.
Appena vedo i pescatori sulle loro piccole canoe pescare con le reti, rimpiango la foresta amazzonica colombiana dove pescavano solamente con una lenza in mano. La Maricarmen procede al suo ritmo di navigazione senza problemi, anche se siamo controcorrente. Stiamo risalendo il Rio delle Amazzoni fino a Tabatinga, ultimo paese brasiliano per poi ritornare di nuovo in Colombia a Leticia.
Ad un tratto noto un "peque peque" con un indios fermo immobile con una lancia puntata sul fiume. E' impassibile non si muove di un grado, sembra una statua di bronzo. E' un vecchio indigeno che per fortuna non dimentica le tradizioni e pesca il mega pesce "pirarucù" o come lo chiamano i peruviani dell'equipaggio "paiche" detto anche il mostro dell'Amazzonia. Chissà da quanto tempo è in quella posizione, pronto, e appena vede passare l'immenso pesce ad infilzarlo al primo colpo. Finalmente la vera Amazzonia, quella di cui sognavo, dopo tanta delusione tra lamiere e reti da pesca. Mi sembra di essere in un documentario, dove non esiste la nostra crudele civiltà e vedere quest'anziano con una tenacia, pazienza e volontà di portare a casa da mangiare, mi ricorda che sono in mezzo alla foresta amazzonica, il polmone del mondo. Anche se devo ammettere è molto più selvaggia l'Amazzonia peruviana e colombiana, si vede che il Brasile è una potenza mondiale, si può notare un po' di progresso in più in questi villaggi sperduti nel verde, anche soltanto colorare le assi di legno delle case è un senso di stile moderno. Alla vista più carine, ma il tetto in lamiera le odio.
La vastità del Rio delle Amazzoni e la posizione rivolta verso ovest ci regala un tramonto sulle sue acque indimenticabile. Ammiro a bocca aperta il sole calare a picco immergendosi nell'acqua. Scendo a prua per non perdermi un solo secondo di questo meraviglioso spettacolo della natura. Tutto il verde della foresta si colora di rosso fuoco, l'acqua marrone lurida per pochi minuti si illumina, la palla enorme di fuoco è diventata color fucsia; io il sole così colorato non l'avevo mai visto in vita mia. Quando torno indietro grido con l'emozione di un bambino:" fucsia, fucsia, il sole fucsia fosforescente, bellissimo!" E per aver conferma lo chiedo a tutti se anche per loro è di color fucsia. Sono tutti molto contenti di vedermi così entusiasta. Sono davvero delle bravissime persone, ormai dopo diversi giorni insieme, siamo come una famiglia unita. Per loro è una cosa normale, per me è il paradiso in Terra. I miei nuovi amici ammazzano il tempo con il bingo o la vecchia tombola, mentre io sono sempre sul ponte a prendere il sole.
Incrociamo un'altro mercantile della stessa nostra compagnia battente bandiera peruviana e ci fermiamo a caricare delle verghe d'alluminio direttamente sul fiume da portare a Iquitos. Dopo gli ennesimi carichi dalla terra ferma, questo è il primo e unico carico sul fiume. Nella mia mente immagino il rifornimento di carburante in volo. All'alba purtroppo vediamo un mercantile brasiliano insabbiatosi durante la notte e dopo i loro segnali ci avviciniamo a spingerli fuori con i motori a tutta forza, ma non basta. Fa un freddo incredibile e loro sono tutti a petto nudo, si vede che stavano già lottando con le loro cime a uscire da questa terribile situazione. Non c'è verso di liberarli, il patron al comando, alla fine ci rinuncia. Rischiamo di bruciare i motori, è troppo rischioso e a malincuore li abbandoniamo al loro triste destino. Non dimenticherò mai questa scena: il mercantile brasiliano insabbiato, accostato alla foresta con il sole appena sveglio colorando l'inizio della giornata.
Anche questa è la vita: a volte bellissima e a volte terrificante.
Il Patron come ogni giorno scrive il diario di bordo, mentre io scrivo il mio diario di viaggio.
Dall'argine del fiume basso ci sono le piccole canoe legate. E' impressionante di quanto sia basso il livello del fiume e mi regala l'ultima viva emozione: piccoli bambini in costume o in mutande tuffarsi nel fiume attirando la mia attenzione, salutandoci con la manina e dopo ogni tuffo, piccole risate e grida di gioia che mi riempono il cuore di felicità. Mi accorgo di una bambina che chiama i suoi amichetti perché non riesce, oppure ha paura di scendere. Rimane a due metri d'altezza dall'acqua, mentre gli altri si divertono come pazzi, lei è il quadro triste della scena e mi fa tanta tenerezza e compassione.
Dopo undici giorni finalmente o purtroppo arriviamo a Tabatinga al confine tra Brasile, Colombia e Perù. La mia avventura con la mia nuova famiglia finisce qua, perché io scenderò per andare a Leticia, anzi prima sull'isola di Santa Rosa in Perù a farmi timbrare l'uscita del Paese sul passaporto per poi andare a Leticia per un nuovo timbro d'entrata della Colombia. Sono tutti commossi del mio addio, anche l'amministratore della Maricarmen, il quale abbiamo avuto un piccolo screzio una sera, perché ogni volta che la nave attraccava nei piccoli villaggi, io ero sempre il primo a scendere, a toccare terra dove mai nessun turista ha mai messo piede e una sera mi ha sgridato perché loro dovevano lavorare e mi negò di andare a visitare il villaggio. Ora mi chiede gentilmente di fargli pubblicità. Loro è la prima volta che "trasportano" uno straniero e gli farebbe molto piacere se in futuro ne invitassi qualcuno a salpare con loro. Abbraccio tutti con molto affetto, faccio fatica a scendere, continuo a voltarmi indietro a salutarli, a immagazzinare ogni centimetro dei loro volti. Sicuramente rimarranno per sempre nel mio cuore. Undici giorni vissuti in piena armonia, di battute scherzose, di storie assurde come quella del padre immortale ai colpi della cerbottana degli indios, diventando il loro dio. Nel giorno della sua morte gli hanno fatto una statua in suo onore e un giorno del suo anniversario la croce si illuminò di una forte luce così intensa da abbagliare tutti gli abitanti di Limonero.
Non mi sembra vero di essere arrivato. quasi non vorrei scendere e vorrei con tutto il cuore continuare con loro fino a Iquitos, ma il tempo stringe.
Per molti turisti da Bogotà arrivare in aereo a Leticia è arrivare a capofitto nell'Amazzonia, per me arrivare a Leticia è tornare alla civiltà, specialmente quando scopro che fanno addirittura la disinfestazione per le zanzare. Dai ma quale giungla, io che ho avuto sul piede quasi 150 morsi di mosquè, per non contare il resto del corpo, Leticia è una metropoli.
Da essere stato l'unico uomo bianco mi ritrovo circondato da milioni di turisti in riva al Rio delle Amazzoni... che tristezza, quando sono tutti felici di fare il loro tour a vedere i finti indios con i costumi tradizionali. L'unica cosa che mi rammarico è di non aver visitato la palude con le ninfe giganti, ma come potevo dopo tre settimane di viaggiatore solitario ritrovarmi in un gruppo organizzato per la gita giornaliera?
La mia mente è rimasta ai piccoli villaggi nella fitta foresta sperduti da tutte le mappe geografiche. Ebbene sì mi ritrovo spaesato a Leticia e il giorno dopo torno dove era ancorata la Maricarmen e la ritrovo ancora lì, a causa della dogana brasiliana. Senza dubbio gli stanno facendo pagare ancora le tartarughe e le uova illegali. Il Patron mi racconta che forse domani potranno andare a Santa Rosa in terra peruviana e io il giorno seguente li rincontro a Santa Rosa, arrivando con John e sua madre che erano andati a cambiare i soldi a Tabatinga e gli ho offerto il passaggio in barca. Appena mi rivedono si illuminano dei loro migliori sorrisi e non gli sembra vero il mio amore per loro. Mi sono troppo affezionato, non riesco ad andare in giro per i vari tour dell'agenzie. La Maricarmen, dopo due giorni fermi alle tres fronteras, sono pronti per salpare fino a Iquitos.
Addio Maricarmen o un futuro arrivederci?
Ivan Ske
ANGOLO DELLA BATTUTA
Per dimenticarci di essere seri
Sai qual è il colmo di un cantante?
Avere l'ernia al disco
Pino Bramante
Tutti coloro che vogliono intervenire con un loro pensiero, argomento, articolo di viaggio e non, sono invitati calorosamente a farlo. Sarà pubblicato sul prossimo numero del Graffio del Viaggiatore.
Grazie mille
ilgraffiodelviaggiatore@gmail.com
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IL VIAGGIO
LE EMOZIONI DEL NOSTRO ULTIMO VIAGGIO
Spazio dedicato alla sintesi delle nostre emozioni quelle dell’ultimo viaggio ... il più bello ... il più vivo ... il più immenso
BENIN
La fortuna di incontrare un'amica viaggiatrice a Milano e scoprire che partirò con una sua amica, la quale ha una onlus a Ouidah
La Onlus italiana di Ouidah: "Ensemble pour grandir" e i suoi magnifici bambini
Le parrucche delle mamme, non pensavo che tutte, nessuna esclusa, indossa una parrucca.
La preparazione dell' Igname pilè
La vestizione coi nuovi vestiti donati dall'Italia, dove i bambini non vedono l'ora di indossarli.
I soliti bambini legati sulle spalle, non solo dalle mamme, ma anche dalle sorelline.
Gran Popo al Lions bar, insieme ai rasta... che erba!
La forza delle onde dell'oceano
Il ricordo alla tratta degli schiavi
Il Voodoo, religione di Stato
Mami wata, la serena dea del voodoo, dove i bambini mi dicevano che a mezzogiorno esce dall'oceano
L'albero dell'oblio a Ouidah
La cucina africana, stoviglie su due sassi alimentate a carbonella di legno
Zakele e la sua amichetta inseparabile, nonostante lui ha una malformazione alla gamba, nessuno lo esclude
Il cinema grazie al proiettore all'Ensemble pour grandir
I vestiti uguali di una famiglia intera
Il tempo sacro del pitone e la foresta sacra per il voodoo a Ouidah
La stranezza di esprimere solo cose positive sugli alberi sacri, significa che hanno molta paura dei malefici e ogni volta mi ricordavano di esprimere solo desideri positivi
La mescolanza di religioni musulmana, cristiana e voodoo perfettamente in pace
La mia solita sosta dal barbiere con la foto del taglio di Obama, dove mi ha fatto la barba con la crema depilatoria per un'incomprensione
Il fisico bestiale di un bambino, scolpito come un pugile
I distributori di benzina, dove la tengono in piccole damigiane
L'immensa spiaggia di Gran Popo
Il villaggio di paglia dei pescatori con alle spalle un'immensa villa, un contrasto pazzesco
Le grosse navi di legno dei pescatori e quanto pesano tirarle su in spiaggia, quando mai li ho aiutati!
Il pescatore che gentilmente mi ha chiamato a fare due chiacchiere mentre riparava la sua rete sulla spiaggia
I panni stesi, ehm scusa, sulla spiaggia ad asciugare
La gioia di andare al mare con i bambini della onlus, su quel furgone eravamo in 31!
Le cuffie da doccia alle bambine in spiaggia e l'accappatoio giallo di Zakele, non so perché, ma l'ha indossato tutto il tempo che siamo rimasti in spiaggia.
L'ananas...squisita
La strana Africa: lavano i bambini coi bidoni dell'acqua, io pensavo che era il momento di tornare all'onlus, invece dopo due minuti erano ancora tutti in acqua.
La mamma Avatar, oh uguale identica alla ragazza del film, solo che invece dio essere blu, è nera.
La felicità dei venditori di cocco in spiaggia alla vista di tutti quei bambini pronti a mangiarne uno a testa
I negozi di souvenir che oltre alle classiche maschere africane vendevano le bambole per i riti voodoo.
Il mio vestito africano fatto da Barbara, la ragazza sarta dell'associazione
Ganviè, il suo villaggio galleggiante sul lago
Brice, la mia guida e l'autista della onlus
La festa di capodanno con balli tradizionali, canti e scene teatrali da parte dei ragazzi dell'Ensemble pour grandir. Ho fatto anche il giudice alla competizione canora e di danza
La bottiglia di plastica da 1/2 l. come microfono
Le tartarughine
Il viaggio verso nord col bus
L'invito a casa di Bruce dai suoi genitori a Natitingou
Il bagno di casa con un semplice buco e i pezzi di giornale e fogli di carta come cartaigienica
Il villaggio dei Tata Somba al confine col Togo
Il baobab gigante con la sua porta naturale nel tronco
I segni in faccia di riconoscimento dei Tammari, rappresentati anche sulla case tradizionali di fango.
Gli scheletri degli animali appesi sopra le porte e i fantocci voodoo che rappresentano gli dei
i Tre granai sulle terrazze delle case: uno per il padre, uno per la madre e uno per i figli.
Il villaggio dei Taneka vicino a Djougou con i due anziani che fumavano la pipa e il loro re seduto sotto un albero
Il peso dell'Africa sotto le teste delle donne
Il venditore di spiedini di topi arrostiti
e naturalmente l'indovino voodoo.
RIFLESSIONI SULLA VITA
I ricchi americani hanno paura di una vera e propria apocalisse e stanno "scappando" in Nuova Zelanda comprandosi resort super attrezzati con bunker. Povera Nuova Zelanda dal paradiso di un Paese pacifico ai prossimi dittatori? La Storia si ripete, ammazzeranno i Maori e poi si dichiareranno i veri Neozelandesi?
Ivan Ske
I AM STILL FREE
I sogni e i progetti di chi non vuole smettere di correre...
Scriviamo e lasciamoci andare sempre e ovunque...
La tratta degli schiavi a Ouidah.
Sul mare c'è la porta che rappresenta il punto di partenza degli schiavi per il nuovo mondo.
Potrei scrivervi che si percepisce la paura come per esempio al campo di concentramento di Auschwitz, Oswiecim in polacco, dove si rimane depressi per giorni per via dell'energia negativa che emana quel luogo, lo stesso che ho sentito a Nyamata, dove hanno assassinato migliaia di persone dentro la chiesa in Rwanda, invece questa volta nel mio cuore puro non vedo altro che il meraviglioso oceano di fronte a me, sarà la forza della natura che comanda il mio stato d'animo, ma mi sento più libero che mai!
Ivan Ske
LA MUSICA PER CHI VUOLE VEDERE
https://www.youtube.com/watch?v=ZiGopJ2hFMs
Il mio amico Max: "Nemmeno ai mondiali"
IL MURO
IL DOLORE PIÙ GRANDE PER UN VIANDANTE È TROVARSI DI FRONTE AD UN MURO AL DI LA DEL QUALE NON PUÒ ANDARE.
A me basta un letto o un'amaca e un tetto sopra la testa giusto per ripararmi dalla pioggia, però non ho per niente bisogno delle pareti, ma alberi e libero dai muri.
https://www.youtube.com/watch?v=jT091rQpnZs
Ivan Ske
PAROLE IN LIBERTA'
Italiani, ah poveri illusi pensavano davvero che con il loro voto finisse il momento grigio dell'Italia con i governi tecnici...alla fine ce l'hanno fatta, ma comanda Salvini.
Ivan Ske
IL VIAGGIO IMMAGINARIO
IL VIAGGIO IMMAGINARIO È QUELLO CHE HAI SEMPRE SOGNATO E CHE NON HAI MAI REALIZZATO ...
QUELLO CHE PRENDE FORMA DI NOTTE E AL RISVEGLIO SI DISSOLVE NELLA MENTE ...
MA IL VIAGGIO IMMAGINARIO È ANCHE QUELLO DENTRO NOI STESSI
SENZA DUBBIO IL VIAGGIO PIU PERICOLOSO ED AFFASCINANTE SI POSSA FARE ...
QUELLO CHE SCAVA SCAVA TROVI SEMPRE QUALCOSA CHE NON VA IN TE ...
SCAVA SCAVA TROVI SEMPRE STRADE NUOVE ... STRADE CHE PERCORRI CON CORAGGIO E TI CAMBIANO LA VITA ...
UN VIAGGIO CHE TI DA UNA FORZA MAI AVUTA PRIMA ... CHE APRE PORTE IMPOSSIBILI ...
SCONFIGGE ANTICHE PAURE ... E CI AIUTA A CAMBIARE ... A MIGLIORARE
LASCIAMOCI ANDARE AL NOSTRO VIAGGIO IMMAGINARIO ...
MA NON è BISOGNA VOLERLO!
https://www.youtube.com/watch?v=GdxUIZOzd5E&feature=share10
Il Viaggio Immaginario di Ivan Ske
Questo viaggio immaginario sarà molto insolito perché non sarà un viaggio geografico, di avventure fantasiose, ma un viaggio nel cuore della mia città favorita: Napoli.
Viaggio verso Napoli per festeggiare la vittoria dello scudetto. Sì avete capito bene, il Napoli è campione d'Italia. Parto da Milano carico ed entusiasta con il treno notturno da Porta Garibaldi per arrivare a festeggiare in città già alle prime luci del giorno. Sul treno ci sono altri napoletani e si canta dalla partenza fino all'arrivo, senza chiudere occhio un minuto. Appena arrivo Napoli è monocolore, tutto, ma proprio tutto non si salva niente è completamente azzurro: macchine, scooter, moto, persino le auto della polizia sono tutte azzurre, muri appena verniciati, tetti con tegole e lamiere azzurre, marciapiedi, strade, semafori, pali della luce, monumenti, castelli, piazze dipinte di azzurro. Azzurro come 'o cielo e 'o mare e sta città cantava Pino Daniele. Tutti i quartieri: Vomero, quartieri Spagnoli, Secondigliano, Margellina, ecc.ecc. espongono bandiere azzurre, addirittura i soliti panni stesi ai balconi in strada sono tutti azzurri, mi sembra di essere atterrato su pandora con gli avatar azzurri... fusse a Maron che pure ess erano napoletani?
Il primo posto che visito è la gigantografia di Maradona sulla parete del palazzo, un'emozione incredibile, D10S davanti a me con la maglia azzurra e lo scudetto sul petto, poi volo a vedere l'altro suo murales con il viso in primo piano fino a quello del nostro capitano attuale.
Anche i neri si sono dipinti la faccia di azzurro, è una festa globale, ne sono tutti contenti, anche i pusher vendono la cocaina dipinta di azzurro, perfino le pistole sono azzurre. I bar e le pizzerie fanno caffè azzurri e pizze in onore della grande vittoria del Napoli con il tricolore: rosso pomodoro, basilico e mozzarella.
VERSI LIBERI
Mentre mi perdo nei miei pensieri più oscuri
aspetto con ansia che il tuo amore mi curi
sospeso in bilico nel fuoco dell'inferno
smarrisco attimi che raffreddano l'interno
Pino Bramante
COSE STRANE DAL MONDO
LE FOTO DI IVAN SKE
Tisana afrodisiaca in Benin
ANGOLO DEI LIBRI
INVITO ALLA LETTURA
di Ivan Ske
Marco Aime
Il soffio degli antenati
Immagini e proverbi africani
una grande energia sorridere
mangiare il mondo correre all’orizzonte
ruggire emozionarsi
Non perdiamoci di vista... l’appuntamento è per il Graffio di Aprile
e ricordatevi sempre di chiudere gli occhi e di non smettere mai di sognare ...
perché il viaggio più bello, si trova nei vostri sogni ...
Ottimo Graffio.
RispondiEliminaHo letto e riletto più volte il secondo proverbio inserito nella seconda foto di Aime che stimo e conosco bene. Sai che da un punto di vista sono d'accordo ma da un altro punto di vista sono totalmente in disaccordo. Penso che sia giusto mantenere stretti contatti con le persone che più consideriamo amici, proprio per non perdere quell'amicizia così cara. Ma dall'altro punto di vista ho carissimi amici che vedo sì e no una volta all'anno o addirittura una volta ogni 5 anni; ma ogni volta che ci rincontriamo sembra di esserci frequentati ogni songolo giorno della nostra vita.
Lunga considerazione dopo aver riletto varie volte il proverbio che ha attirato molto la mia attenzione.
p.s.
Naturalmente il Pezzo sull'iraniani ha una marcia in più; l'autore dev'essere un grande VIAGGIATORE
Certo se è amicizia vera la strada non scopare mai, è soltanto un po' più lunga.
EliminaSì è veramente un grande, ma lo rileggerai presto perché mi ha promesso un pezzo shock...ti piacerà sicuramente.
curioso: è bastato un piccolo errore veloce e invece di scompare ho scritto scopare ahahahahahaha per una m di m...a
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