mercoledì 1 aprile 2020

OTTOBRE 2018


          IL GRAFFIO DEL VIAGGIATORE
             
                    Per scrittori anarchici …completamente liberi


Anno 3 – Numero 45 – Ottobre 2018



                                    IL GRAFFIO DI OTTOBRE




                                                   Mingalabar Myanmar!
 “Ciao Birmania!”



Il Myanmar, in passato noto come Birmania, è una nazione del Sudest asiatico con più di 100 gruppi etnici che confina con India, Bangladesh, Cina, Laos e Thailandia. Fino a poco tempo fa la nazione meno conosciuta del Sudest asiatico, per mezzo secolo rimasto fermo in una sorta di abbandono sotto un dispotico governo militare poco visitato ed incompreso. Oggi tutto sta cambiando a seguito di recenti riforme politiche e sociali e visitatori da tutto il mondo vi giungono per scoprire le sue bellezze e la sua storia. Il recente passaggio alla democrazia ha dato una svolta a questo cambiamento grazie anche alla creazione nel 2015 di un nuovo governo guidato dal Premio Nobel Aung San Suu Kyi.
Atterriamo a Yangon, capitale del Myanmar, alle 5.35 ora locale. Incontriamo la nostra guida Zaw Min Oo che ci fa subito una ottima impressione. Subito l’ impatto visivo con il longyi la gonna indossata da tutti, uomini e donne. E’ un quadrato di tessuto, indossato principalmente in Birmania della larghezza di circa 2 metri e altezza di 80 centimetri che viene indossato intorno alla vita, e scende fino ai piedi. Si mantiene tramite alcune pieghe su se stesso, e senza nodi. Dopo la pratica doganale per l’ ottenimento del visto che costa 50 $, ci rechiamo al nostro albergo, il Park Royal, veramente notevole (vi è allestito un immenso albero di Natale), per sistemare i bagagli e subito iniziamo la nostra avventura a Yangon.  
Yangon, alias Rangoon, non è più la capitale del paese, che dal 2007 è stata trasferita nell’anonima città di Naypyidaw in posizione geograficamente centrale, ma rimane il punto di partenza e di arrivo di ogni viaggio in Myanmar. Il traffico è caotico e disordinato, con ingorghi e rallentamenti frequenti, malgrado la totale assenza di moto e motorini in quanto  con una trovata geniale, i militari al potere hanno proibito la circolazione dei motoveicoli a Yangon, di fatto limitando moltissimo gli spostamenti delle persone e evitando di conseguenza assembramenti organizzati.
A Yangon è anche proibito suonare il clacson, provvedimento questo dalle finalità alquanto misteriose. Un particolare che subito salta agli occhi è il groviglio di cavi onnipresenti lungo le strade, appoggiati a pali in legno e a volte in ferro o in cemento….La città è comunque il centro culturale, artistico e religioso del paese, mentre per l’attività governativa tutto è stato trasferito a Naypyidaw.
PREMESSA

La pagoda (“paya”)
Il termine pagoda viene tradotto in birmano con la voce paya che a sua volta significa stupa.
In realtà il termine “paya” vorrebbe dire semplicemente “cosa sacra”. Infatti i birmani lo usano anche per le statue di Buddha, i templi e i luoghi di culto in generale e per una vasta iconografia religiosa che comprende animali e idoli oggetto di venerazione.
Le paya a loro volta possono essere:
zedi - edificio emisferico, a bulbo o campaniforme senza spazi interni che contiene reliquie.
patho - edificio a pianta quadrata o rettangolare, in pratica un tempio, anche se non sempre abitato dai monaci
Nella comune accezione del termine però possiamo dire che con il termine stupa si intende lo zedi mentre con tempio ci si riferisce al patho. Il termine paya invece indica tutti e due, ma anche addirittura tutto l'insieme di edifici religiosi che circondano lo stupa centrale.
Le cose si complicano quando si diversifica lo stupa ( nel suo significato di zedi) in sikhara e stupa vero e proprio.
Lo sikhara è una piramide curvilinea costruita sopra il sancta sanctorum, elemento architettonico del tempio indiano (induista o jainista) a forma di torre. In pratica rappresenta la montagna degli dei nel tempio indù. Questo lo troviamo dal V al XI secolo, passando da una torre a terrazze, a quella a sezione semiellittica a quella a gradoni.
Lo stupa vero e proprio invece è un monumento e luogo sacro del culto buddista, spesso attorniato da un tempio o da un monastero. In pratica un tumulo emisferico sormontato poi da uno o più ombrelli. Questo lo troviamo a partire dal III sec. A.C. ai tempi di re Ashoka.
Per i monasteri invece il termine è “kyaung”.
Inizia la nostra visita a Yangon

Vediamo la Sule Paya, una piccola pagoda situata nel centro di Yangon, conosciuta in birmano come Kyaik Athok Zedi, circondata da strade trafficate, un mercato e edifici di epoca coloniale come l'edificio della corte suprema e il municipio di Yangon. Misura 44 metri di altezza ed è molto venerata perché conserva una reliquia del Buddha. Yangon è l’unico luogo al mondo dove trova una grande pagoda al centro di una rotonda stradale, nel punto dove confluiscono Maha Bandoola road e Sule Pagoda road. Indubbiamente una soluzione urbanistica unica al mondo. La pagoda ha pianta ottagonale (particolare architettonico raro) e si trova nella zona sud della città, vicino alla confluenza dello Yangon River con il Bago River. Oltre al suo significato come punto di riferimento e luogo di incontro, forse la sua funzione più banale è come il punto da cui vengono misurati tutti gli indirizzi a nord. Ci dirigiamo verso il monumento che celebra l’indipendenza della Birmania, ottenuta nel 1948 e poi ci incamminiamo verso il centro  incrociando botteghe, venditori ambulanti e vari street foods. Dire che Yangon è un gigantesco mercato all’aperto è la descrizione precisa.

                                                          

PAGODA CHAUK HTAY GYI 

Oggi inizia il rito dei “piedi scalzi” ma proprio “scalzi”….ovvero anche senza i calzini per accedere alle pagode! Un cartello avverte che sono vietati scarpe, calzini, pantaloni corti, e “spaghetti blouses”….ovvero camicette con spalline sottili!

                                                              


La Pagoda Chauk Htat Gyi di Yangon è nota per l’  enorme statua di Buddha sdraiato lunga 65 metri. L'immagine altamente venerata è ospitata in un grande capannone, dal design molto discutibile, a nord del lago Kandawgyi. 

                                                               


L'impressionante immagine di Chauk Htat Gyi Buddha lunga 65 m, alta 16, con un viso di 7, 3 m per 2,7 m di naso e 50 cm di occhi. Il braccio destro del Buddha sostiene la parte posteriore della testa. Ha un viso delicato con tratti vagamente femminili e decorato con colori molto espressivi, faccia bianca, labbra rosse, ombretto blu, ciglia lunghe 33cm, tunica dorata e unghie rosse. Le piante dei piedi contengono 108 segmenti nei colori rosso e oro che mostrano immagini che rappresentano i 108 lakshanas, ovvero segni di buon auspicio del Buddha.

                                                                  


Vicino c'è un monumento con santuari, uno per ciascuno degli otto giorni della settimana in astrologia asiatica (il mercoledì è diviso in due parti: mattino e sera) dove i locali pregano l’ immagine appartenente al giorno della loro nascita.

Lunedì (Luna, tigre)

Martedì (Marte, leone).
Mercoledì mattina (Mercurio, elefante con le zanne)
Mercoledì pomeriggio (luna crescente, elefante senza zanne)
Giovedì (Giove, ratto)
Venerdì (Venere, porcellino d’India)
Sabato (Saturno, serpente o naga)
Domenica (Sole, garuda, il mitico uccello-monte del dio indiano Vishnu)
Alcune targhe incise in inglese e birmano contengono informazioni sul buddismo e sugli insegnamenti del Buddha. E’ presente anche un dipinto murale di Buddha e una fila dei suoi seguaci che sembrano uscire dal dipinto.  Chiromanti e indovini si affollano all’ingresso del capannone, cercando clienti a cui predire il futuro.

PAGODA SHWEDAGON: IL CAPOLAVORO DEL BUDDHISMO

Il gioiello più grande del mondo
Shwedagon è per quasi tutti la prima meraviglia che gli occhi del visitatore ammirano al loro arrivo a Yangon. Situata a ovest del Royal Lake, sulla collina Singuttara di 114 acri a Yangon, la Pagoda è il sito buddista più sacro e impressionante per il popolo  del Myanmar
La Pagoda è al centro delle attività religiose e della comunità: il trambusto di devoti e monaci che lavano le statue, offrono fiori, adorano e meditano. 

                                                          



Da un umile inizio di 8,2 metri oggi si erge per circa 110 metri, ricoperta d'oro con un peso stimato in  venti tonnellate del metallo prezioso.e la parte superiore dello stupa è tempestata di 4531 diamanti, il più grande dei quali è di 72 carati.

Tutta la struttura si caratterizza per l’opulenza e la ricchezza di dettagli, che testimoniano perfettamente lo stile architettonico e artistico della cultura birmana.
Ma la Pagoda Shwedagon è anche e soprattutto spiritualità e fede. Al suo interno sarebbero conservati otto capelli del Buddha, e ogni fedele dovrebbe compiere un pellegrinaggio qui almeno una volta nella vita
L’accesso al complesso è garantito da quattro ingressi principali posti in corrispondenza dei punti cardinali. Entriamo da quello posto a Nord servendoci di un ascensore panoramico. Ad ogni ingresso sono presenti due enormi statue raffiguranti il Cinthe, figura mitologica con il corpo di un leone e la testa di un drago, posti a guardia del complesso. Il percorso che conduce alla terrazza centrale è caratterizzato da un porticato di dimensioni monumentali (Zaungdan), servito da scale mobili ed ascensori (ad eccezione dell’ingresso orientale), decorato con dipinti raffiguranti scene dei Jataka.

Terrazza centrale

L’area centrale della Pagoda Shwedagon è caratterizzato da una enorme terrazza che comprende le strutture principali del complesso oltre a svariati padiglioni in tipico stile birmano (Tazaung). 64 stupa minori delimitano Il settore in cui sorge lo stupa principale che presenta un imponente basamento a sezione ottagonale, attorno al quale, in corrispondenza di ogni vertice, c’è un santuario con un immagine del Buddha.
Ogni giorno, centinaia di fedeli si recano alla Pagoda Shwedagon e pregano nel santuario corrispondente al proprio giorno di nascita.
La Pagoda Shwedagon rappresenta  un patrimonio unico del Myanmar raggruppando architettura, scultura e arte. il monumento più importante di Yangon e il luogo di pellegrinaggio più sacro per i buddhisti del Myanmar. È chiaramente una delle meraviglie del mondo religioso ed è visibile da tutta la città anche di notte.


Carlo Amato


Tutti coloro che vogliono intervenire con un loro pensiero, argomento, articolo di viaggio e non, sono invitati calorosamente a farlo. Sarà pubblicato sul prossimo numero del Graffio del Viaggiatore.

Grazie mille


ilgraffiodelviaggiatore@gmail.com




                                PROGETTI PER LA VITA


                              Aiutare i vicini e andar a far la spesa ai più anziani del cortile. 

                                                                  Ivan Ske




                 MUSICA PER CHI VUOLE VEDERE



Guardiani della foresta - rapper Wera Mc

I Guarani sono uno dei due popoli più numerosi del Brasile - e uno di quelli a cui sono state rubate più terre. I Guarani di Yary Ty, nel nord di San Paolo, lottano contro una gigantesca impresa che ha tagliato più di 4 mila alberi: per i Guarani, gli alberi sono sacri, e il popolo ha bisogno della natura e delle sue terre per sopravvivere.


Guardioes da Floresta - Wera Mc

Ivan Ske




                   RIFLESSIONE SULLA VITA


RIFLESSIONE DI UN VIAGGIATORE LIBERO DURANTE UN CLIMA DITTATORIALE .

Bene o male questa situazione ci accomuna in tante cose, magari l'avevamo scordato che esistevano o che avevamo pensato fossero relegate agli altri e non a noi viaggiatori, ma eccoci qui invece a sognare di poter uscire a farci una passeggiata nel parco della nostra città o solamente in giro a zonzo tra il cemento delle nostre strade cittadine fermandoci ad osservare vetrine colme di cose inutili o inviti a viaggiare in comode navi da crociera, oppure visitare paesi lontani solamente stando sdraiati su confortevoli lettini ad abbronzarsi!
Chissà se tutto questo ritornerà come PRIMA o se finalmente cambierà questo sistema che senza distinzione di aree di appartenenza ha CONTAGIATO le menti e i comportamenti della maggioranza delle persone che vivono, o spesso sopravvivono, su questo sofferente pianeta!
Io personalmente ho forti dubbi, ma anche qualche speranza perché si sa, la speranza è l’ultimo pensiero prima della morte!
Sperare che l’altruismo in percentuale diventi superiore all’egoismo sarebbe il massimo delle mie speranze, perché già questo a livello mondiale senza distinzione di ceto sociale, di cultura o di religione  aiuterebbe a generare a catena altri comportamenti positivi, dei quali il genere umano e animale avrebbe veramente bisogno per continuare a vivere più decentemente in armonia con se stessi e gli altri .
CHISSA' se qualcosa cambierà, ora tutti lo sperano, tutti con diverse motivazioni, ma tutti con enormi dubbi sul proprio futuro, perché è innegabile, anche se confortati da proclami di chi ci dovrebbe governare, che questo VIRUS ha distrutto le certezze che tutti nutrivano quotidianamente in ogni angolo di questa Terra!
Io non temo questo VIRUS, temo di più i comportamenti delle persone che hanno contribuito a generare questo virus e i comportamenti che le persone stanno adottando e che adotteranno durante e dopo tutto questo!
Penso concludendo che noi - voi viaggiatori comprenderete, chi più chi meno, come giusto che sia, quello che ho voluto trasmettere con questa mia sofferta, ma doverosa riflessione.
Non conosco la maggioranza di voi, ma chi mi conosce, sa che mi piace essere sincero e costruttivo, di conseguenza siate liberi di contestarmi o di suggerire ad Ivan, riflessioni migliorative perché credo che senza un confronto sindacabile non si può o non si potrà SPERARE in nessun cambiamento per le prossime generazioni future!

Rudy




ANGOLO DELLA BATTUTA

Per dimenticarci di essere seri


Voglio omaggiare Alex Zanardi, un grandissimo Uomo.

"Come ha preso la notizia del rinvio delle Olimpiadi?"
"Questa notizia... mi ha tagliato le gambe."

Alex Zanardi





                             VERSI LIBERI


                                                                  Vado e cado,
                                                   ma vado.


                                                                            Ivan Ske




                        I AM STILL FREE

                            I sogni e i progetti di chi non vuole smettere di correre...


                                  Scriviamo e lasciamoci andare sempre e ovunque…

Speriamo che queste decisioni drastiche dei governi, dei militari, di intercettazione, non ci limitano  la nostra futura libertà e che nessun governo al mondo se ne approfitti per farsi leggi ad personam... non ho fatto in tempo a scriverlo che poteri straordinari per Orban in Ungheria.

                                                                 Ivan Ske




                                        IL MURO

IL DOLORE PIÙ GRANDE PER UN VIANDANTE È TROVARSI DI FRONTE AD UN MURO AL DI LA DEL QUALE NON PUÒ ANDARE.


                   
                               IL MURO DEL CAPITALISMO


La rabbia di Josè Mujica verso il capitalismo: "Il coronavirus non lo fermerà. Il Dio mercato è la fanatica religione del nostro tempo.

"Non sarà il virus a decretare la fine del capitalismo. Questo deve venire dalla volontà organizzata degli uomini, che sono stati quelli che lo hanno creato", spiega e precisa che "è l'uomo che deve distruggerlo. Il dio mercato è la religione fanatica del nostro tempo, governa tutto", afferma Mujica.

“Non so se sia una situazione reversibile”, sottolinea ma precisa che “dobbiamo lottare affinché lo diventi. Questo virus ci spaventa e prendiamo un certo grado di misure quasi eroiche. Sul piano del mercato, della globalizzazione bisognerebbe rispettare determinati parametri”.

“Grazie a questo spavento generale potrebbe emergere un po’ più di generosità e meno egoismo. Ma mi domando perché i vecchietti continuino ad accumulare denaro. Parlo di miliardari, di gente che concentra la ricchezza”, dice ancora Mujica.
“Non siamo in guerra, questa è una sfida che la biologia ci pone per ricordarci che non siamo i proprietari assoluti del mondo come ci sembra”. E continua: “Questa crisi così grave può servire per ricordarci che i problemi globali sono anche i nostri problemi”.

 D’altra parte, l’ex presidente dell’Uruguay mostra la sua delusione nei confronti dei leader mondiali nei confronti dell’attenzione verso il riscaldamento globale:
Non è un problema ecologico ma politico. Mai l’uomo ha avuto così tante risorse, capacità o capitale per fermarlo. Stiamo andando a un “olocausto ecologico” e stanno preparando una padella gigantesca per friggerci”, dice.

 L’ex presidente poi invia un messaggio a tutte quelle persone che stanno vivendo la quarantena del coronavirus : “La peggiore solitudine è quella che abbiamo dentro, è tempo di meditare. Parla con te stesso e cerca di immaginare una finestra sul cielo”. E infine, a tutti coloro che si sentono sconfortati in questo periodo, Mujica dice: “Finché avrai una ragione per vivere e combattere, non avrai tempo per la tristezza”.





                         IL VIAGGIO IMMAGINARIO

IL VIAGGIO IMMAGINARIO È QUELLO CHE HAI SEMPRE SOGNATO E CHE NON HAI MAI REALIZZATO ...
QUELLO CHE PRENDE FORMA DI NOTTE E AL RISVEGLIO SI DISSOLVE NELLA MENTE ...
MA IL VIAGGIO IMMAGINARIO È ANCHE QUELLO DENTRO NOI STESSI
SENZA DUBBIO IL VIAGGIO PIU PERICOLOSO ED AFFASCINANTE SI POSSA FARE ...
QUELLO CHE SCAVA SCAVA TROVI SEMPRE QUALCOSA CHE NON VA IN TE ...

SCAVA SCAVA TROVI SEMPRE STRADE NUOVE ... STRADE CHE PERCORRI CON CORAGGIO E TI CAMBIANO LA VITA ...

UN VIAGGIO CHE TI DA UNA FORZA MAI AVUTA PRIMA ... CHE APRE PORTE IMPOSSIBILI ...
SCONFIGGE ANTICHE PAURE ... E CI AIUTA A CAMBIARE ... A MIGLIORARE
LASCIAMOCI ANDARE AL NOSTRO VIAGGIO IMMAGINARIO ...

MA NON è BISOGNA VOLERLO!


https://www.youtube.com/watch?v=GdxUIZOzd5E&feature=share10


Il Viaggio Immaginario di Ivan Ske


VIAGGIO NELLA FOSSA DELLE MARIANNE


Spesso torno a casa nelle Filippine e ogni volta decido di visitare luoghi straordinariamente belli e nuovi.
Questa volta invece di atterrare a Manila, ho un volo che mi porta all'aeroporto di Clark nella città di Angeles, vicino alla Subic Bay dove c'è una base americana.
In aeroporto incontro due marines americani e quando scoprono che sono italiano, sono entusiasti perché stanno andando alla loro base a Guam per una spedizione sotto il mare, nella fossa delle Marianne.
Mi vorrebbero con loro, come porta fortuna, grazie al batiscafo Trieste, il primo a scendere a queste profondità nel 1960. Mi avvisano di non preoccuparmi, ci penseranno a tutto loro. Accetto e voliamo per Guam. 
La fossa delle Marianne è la più profonda depressione oceanica conosciuta al mondo a 320 km a sud est dell'isola di Guam.
Il suo punto più profondo, l'abisso Challenger, si trova a circa 11000 metri sotto il livello del mare. La fossa, la cui forma dall'alto descrive un leggero arco lungo circa 2500 km, si trova in corrispondenza dell'incontro di due placche tettoniche in una zona di subduzione, più precisamente dove la placca del Pacifico si insinua sotto la placca delle Filippine. Nei pressi della fossa, così come di tutte le altre fosse sottomarine, sono presenti diversi vulcani sottomarini.
Arrivati alla base americana di Guam, mi sento un po' a disagio, ho sempre odiato il governo statunitense e ora mi stanno regalando un Viaggio misterioso e affascinante.
Il giorno dopo ci imbarchiamo sull'enorme nave militare fino al punto esatto. 
Era rimasta solo l'unica cosa da fare, entrare in acqua. Arriva quel momento in cui non puoi più rinviare, devi salire sul batiscafo, non sapendo quello che accadrà.
Mi sorprese vedere gli orologi Rolex, agganciati all'esterno che resistono a questa pressione come furono a bordo nel batiscafo Trieste. Oggi, oltre ad essere lo sponsor ufficiale, è un porta fortuna, dovuto appunto alla vittoria della prima spedizione.
Calare in acqua il batiscafo non è un'operazione facile. Il rilascio è andato piuttosto bene, in maniera tutt'altro che brusca.
Siamo in acqua pronti per l'immersione, dentro ad una sfera, è la nostra fortezza e ci proteggerà dall'immensa pressione. Se si deforma con la pressione, implode. Innocentemente io non sapevo niente di tutti questi dati tecnici, me li ha spiegati un tenente poco prima di immergerci... ero terrorizzato, ma non potevo tirarmi indietro proprio ora e, forse, non avrei neanche avuto la possibilità, perché tutti credevano in me come buona sorte.
E' una lotta contro il limite della scienza, l'acciaio sarebbe stato vicino al punto di cedimento, il titanio avrebbe rischiato uno schianto a quelle pressioni.
Eppure io sono eccitato come non mai.
Il batiscafo è un grande siluro verticale, si muove come un cavalluccio marino.
Iniziamo l'immersione, tutto procede bene.
La luce naturale, al di là del piccolo oblò, si spegne in alcuni minuti.
Sotto i 150 metri il buio è completo.
Siamo partiti a razzo, in una velocità mai vista, la superficie è letteralmente scomparsa.
Man mano che si scende, la temperatura nell'abitacolo diminuisce.
Improvvisamente, da sopra, si sente una piccola scossa. Un rapido, febbrile controllo. Tutto sembra funzionare e la discesa procede bene.
Si decide di continuare.
Mentre scendiamo gli strumenti iniziano a dare problemi, uno dopo l'altro. I display sono fuori uso, poi di nuovo funzionano. Poi le luci si spengono. L'ecoscandaglio non funziona e continuiamo a scendere velocemente. Non funziona nulla, va sempre peggio man mano che ci inabissiamo. Si spengono i collegamenti con la superficie. Riprovano a contattarli, ma niente, nessun segnale. 
Guardo gli strumenti, siamo a circa 300 metri in appena due minuti. Il batiscafo va veloce come un pipistrello impazzito. 
Ci inabissiamo senza controllo. I propulsori sono fuori uso, funzionano per trenta secondi e poi si fermano, così il capitano toglie le mani dai comandi.
Mentre l'equipaggio è in balia degli strumenti, io sono attaccato all'oblò, incredulo a vedere fuori, ma invano per il buio pesto. 
Dopo mezzo minuto riprendono a funzionare da soli e non si riescono a fermare, tutto sembra impazzire. La squadra di sopporto, in superficie, non può fare nulla.
A 1000 metri l'ultimo spiraglio di luce. A 2500 metri è la massima immersione delle balene.
Sono passati solo pochi minuti e siamo già ad una profondità maggiore di quella del Titanic a 3800 metri. Poi superiamo la profondità del Bismark a 4900 metri.
Mentre scendiamo continuo a pensare a queste profondità e ci inabissiamo sempre di più.
Il capitano rilascia alcune zavorre e blocca la discesa. Riprova a contattare la base e finalmente ci rispondono forte e chiaro. Dopo il primo problema tecnico, tutto torna a funzionare e sono comunque in grado di pilotarlo per avvicinarci al fondale e scendere in profondità. A 7700 metri a questa profondità vive lo Snailfish.
Quando raggiungiamo la profondità che equivale all'altezza del monte Everest, mancano ancora due km di discesa. E' come se tutto si fosse fermato, c'è una pace incredibile.
Iniziano a sistemare le zavorre, a posizionare le telecamere, in modo da poter vedere in basso, a puntare i riflettori e mentre l'altimetro continua a indicare la profondità, 100, 90, poi 80, all'improvviso si vede un bagliore: è il fondale.
Ora siamo in assetto neutrale, siamo sospesi e scendiamo lentamente giù.
Il capitano esegue un leggero contatto con il fondale. Sono seduto qui e penso: ce l'abbiamo fatta! Non dimenticherò mai il fondale quando ci siamo fermati.
C'è una specie di anello di fumo che viene fuori dal punto in cui tocchiamo il fondo. E' come atterrare una navicella spaziale, una cosa veramente molto emozionante.
Un'avventura davvero ai limiti.
Il pavimento del "Challenger Deep", l'abisso più affascinante del pianeta, è una superficie uniforme, piatta. Quasi banale.
Guardiamo fuori dall'oblò illuminato dalle luci, l'attenzione improvvisamente è attratta da un oggetto: un pesce, lì sul fondo del Pacifico. 
Osserviamo sul fondo dell'oceano e c'è la presenza di sogliole o platesse, che provano l'esistenza di forma di vita anche a questi valori di pressione.
Siamo sorpresi di trovare delle particolari specie di sogliole, lunghe circa 30 cm e anche dei gamberetti. Incredibile, rimango di stucco, la forza della vita non ha profondità.
Il fondo appare luminoso e chiaro.
Toccare il fondo non è mai stato così bello.





                             COSE STRANE DAL MONDO

                                                                           LE FOTO DI IVAN SKE

                                                                                   

                                Le mie calze ad asciugare nel Viaggio in nave da Genova a Tunisi




ANGOLO DEI LIBRI


INVITO ALLA LETTURA



Da oggi è in libreria un nostro lettore.

ADALBERTO BUZZIN

con il suo diario di viaggio.

LA MIA SIBERIA

E' con non poca commozione che presentiamo il suo libro, emozionante e originale.
Leggetelo,divoratelo, compratelo.
Il cartaceo in particolare, che è documentato con immagini e fotografie.



una grande energia sorridere


mangiare il mondo correre all’orizzonte


ruggire emozionarsi


Non perdiamoci di vista... l’appuntamento è per il Graffio di
novembre


e ricordatevi sempre di chiudere gli occhi e di non smettere mai di sognare ...


perché il viaggio più bello, si trova nei vostri sogni ...

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